Nelle ultime
settimane si è assistito alla progressiva riduzione dello spread, tra BTP e
Bond tedeschi, che a fine settimana ha chiuso a 276 punti.
In 4 mesi, dal
15 novembre 2011 al 15 marzo 2012 lo spread è passato da 575 a 276 punti ed è
obiettivamente difficile, per l’uomo della strada, comprendere cosa possa
aver giustificato un arretramento di 300 punti.
Il debito
pubblico non è diminuito.
Nel 2012,
secondo il modello della SVIMEZ, il Pil dovrebbe registrare un valore negativo
dell’1,5%.
Il ricorso alla
cassa integrazione continua a dilatare, così come sono sempre più negativi gli indici
sulla disoccupazione soprattutto giovanile.
I provvedimenti
assunti in questi mesi, dal Governo Monti, al momento non hanno prodotti
effetti significativi.
Da un lato,
perché con il decreto “salva Italia” si è conseguito solo un diffuso aumento delle tassazioni, e dall’altro
perché il decreto liberalizzazioni è risultato annacquato dagli interventi dei
partiti politici.
Di provvedimenti
a favore dello sviluppo non se ne sono ancora visti.
La riforma del
mercato del lavoro sembra fare un passo avanti e due indietro e le dichiarazioni
fiduciose di Monti non sono condivise da nessuna delle parti sociali.
Ed allora, è ragionevole
che l’uomo della strada si interroghi, con preoccupazione, sul perché lo spread
abbia registrati questi miglioramenti.
Se fosse
fondata la sensazione che i mercati finanziari, anche quelli internazionali, abbiano
voluto dare prova di un atto di fiducia personale nei confronti di Mario Monti,
sarebbe davvero un bel pasticcio per l’Italia.
Infatti, l’Italia
non solo non è ancora uscita dalle sabbie mobili, ma è piombata in una fase
regressiva che richiederebbe interventi di contrasto incisivi e tempestivi.
Purtroppo, però,
il lavoro del Governo Monti continua ad
essere condizionato dalle fibrillazioni e dai mal di pancia che agitano e
contrappongono le forze politiche che sostengono l’azione del governo.
Proprio queste fibrillazioni
e mal di pancia, perciò, potrebbero rappresentare la buccia di banana sulla quale far inciampare
Mario Monti.
Se la politica,
dunque, decidesse di staccare la spina al Governo Monti, anche al più sprovveduto cittadino non sarebbe
difficile prevedere che i mercati finanziari potrebbero revocare il loro atto di
fiducia con conseguenze catastrofiche per l’economia e per i conti del nostro
Paese.
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