lunedì 27 agosto 2012

OPEL un esempio : come scongiurare la disoccupazione

 
La OPEL ha annunciato che, per fronteggiare il drastico calo delle vendite in Europa e la inevitabile conseguente riduzione dei programmi di produzione, dal prossimo mese di settembre presso la sede di Ruesselsheim e lo stabilimento di Kaiserslautem, verrà adottata la “settimana lavorativa corta”, vale a dire di 4 giorni lavorativi.
Il provvedimento, che interesserà 9.300 dipendenti tra impiegati ed operai, comporterà una riduzione del 6% dei salario netto, concordata con il forte e duro sindacato metalmeccanico Ig-Metall.
Mi sembra che management e sindacato della OPEL abbiano dimostrata molta saggezza adottando una soluzione assennata ed equa per evitare la prospettiva del licenziamento di circa 2.000 dipendenti.
Lampante dimostrazione che con un po’ di intelligenza, buon senso, e disponibilità al confronto si possano affrontare anche congiunture difficili che rischierebbero di creare casi umani dolorosi ed avvilenti.
Un essere umano, disoccupato o confinato in “cassa integrazione a zero ore”, infatti, deve fare i conti oltre che con difficoltà economiche, anche, ma soprattutto con la perdita di dignità e non solo.
Per questo ho sempre pensato che, di fronte alla attuale crisi la troika del sindacato italiano, Angeletti, Bonanni e Camusso, si sia dimostrata incapace, miope ed inconcludente.
Eppure, fin dal 1984 (legge 863/84) sono stati introdotti in Italia i “contratti di solidarietà”, proprio per affrontare le situazioni di crisi operando sulla riduzione degli orari di lavoro pur di evitare licenziamenti e “cassa integrazione a zero ore”.
La legge 863/84, tra l’altro, prevede “contratti di solidarietà difensivi” (per mantenere l’occupazione), e “contratti di solidarietà espansivi” (per creare nuovi posti di lavoro).
Sarebbe stato sufficiente, ad esempio, per contenere la disoccupazione e la cassa integrazione e, perfino, per creare nuove opportunità di lavoro, che la troika sindacale incalzasse il Ministro Fornero perché intervenisse per rendere comune e più facile l’applicazione dei “contratti di solidarietà” in tutte le situazioni di crisi.
Naturalmente, però, la troika sindacale, come ha fatto in Germania la Ig-Metall, avrebbe dovuto essere disposta a negoziare, fuori dalle ammuffite posizioni ideologiche, accordi su contenuti e modalità per eventuali e possibili misure di sostegno del reddito, imboccando perciò percorsi nuovi e diversi che, purtroppo, non sono nelle corde dei nostri sindacati.
Esemplificando il ragionamento che cosa si sarebbe potuto fare ?
Ipotizziamo che un’azienda con 100 dipendenti, a causa della crisi, si trovi ad avere un esubero del 10% del suo organico e, quindi, valuti o il licenziamento di 10 collaboratori o la loro collocazione in “cassa integrazione a zero ore”.
In concreto, l’azienda avrebbe necessità di ridurre il lavoro settimanale da 4.000/ore (= 100 x 40h) a 3.600/ore (= 90 x 40h).
Avvalendosi del “contratto di solidarietà difensivo” potrebbe decidere di adottare, per tutti i 100 dipendenti, l’orario settimanale di 36 ore (= 100 x 36).
Già, ma che vantaggio ne trarrebbe l’azienda se non riducesse comunque del 10% il costo del lavoro ?
Per contro, quale sacrificio sarebbe richiesto ai lavoratori in termini di salario ?
Se io fossi l’imprenditore e volessi fare sfoggio di sadismo, convocherei l’assemblea dei lavoratori alla quale mi presenterei con un’urna contenente i 100 bigliettini con i loro nomi.
A quel punto porrei all’assemblea una semplice domanda: volete che estragga i nomi di 10 di voi da licenziare oppure accettate di ridurvi lo stipendio del 10% ?
Quanti dei 100 lavoratori presenti correrebbero il rischio di vedere estratto il loro nome ?
Scherzi a parte, la soluzione praticabile non sarebbe solo la riduzione negoziabile dei salari, ma potrebbe essere anche quella di ricorrere alla cassa integrazione per 4 ore settimanali per tutti i 100 dipendenti, con la certezza, però, di aver salvati e mantenuti 10 posti di lavoro rispettando la dignità di tutti.
Naturalmente, in altre situazioni avvalendosi invece del “contratto di solidarietà espansivo” si potrebbero creare 10 nuovi posti di lavoro, da destinare magari a giovani precari.
Per onestà intellettuale, però, devo riconoscere che le difficoltà per l’applicazione dei “contratti di solidarietà” non le creano solo i sindacati ma anche molti imprenditori … come “eventus docet” !

2 commenti:

Attilio Cece ha detto...

decisione troppo intelligente.. figuriamoci se alla fiat avrebbero potuto arrivarci! Tra l'altro, basta guardare (la totale mancanza del)le strategie industriali di Marchionne per capire che il mamagement fiat è fatto solo di squallidi mezzemaniche in grado solo di fare mera contabilità ed assolutamente incapaci di immaginare un futuro innovativo per l'auto italiana.

Alex di Monterosso ha detto...

Grazie per il tuo commento !
Purtroppo non solo il management FIAT non ha la volontà e la fantasia per affrontare e risolvere i problemi innanzitutto... perchè è faticoso gestire ogni fatto che non sia routine.
Se siamo arrivati a raschiare il fondo del barile è sicuramente colpa del sindacato ma imprenditori e manager hanno dato un valido contributo.
In OPEL la decisione l'hanno presa in 15 giorni... figurati quanto tempo ci vorrebbe in Italia !
Grazie e un saluto !