domenica 29 giugno 2014

Anche il Corsera, per i soldi, sa prostituirsi

Dopo aver tentato, con la latitanza a Beirut, di sfuggire ai sette anni di carcere, inflittigli con sentenza definitiva dalla Corte di Cassazione per “concorso esterno in associazione mafiosa”, è stato finalmente estradato in Italia e rinchiuso in una cella delle galere parmensi.
Il riferimento a Marcello Dell’Utri, protagonista di queste vicende, non è casuale.
Dell’Utri, infatti, amico fraterno di Berlusconi, ex senatore di Forza Italia, partito del quale è stato tra i padri fondatori, è l’individuo che dopo aver fatto assumere come “stalliere” nella villa San Martino di Arcore il mafioso e pluriomicida Vittorio Mangano, ha avuta la sfrontatezza di definirlo un “eroe” per non aver rivelati alla magistratura i rapporti che intercorrevano tra lo stesso Dell’Utri, il compare Berlusconi ed i vertici mafiosi.
Ebbene, da una sfrontatezza all’altra ecco che, nei giorni scorsi, i lettori del Corriere della Sera si sono imbattuti in una pagina a pagamento, con la quale, sotto il titolo “Al tuo fianco, Marcello”, decine di affettuosi fan del pregiudicato Dell’Utri gli esprimevano la loro vicinanza e solidarietà.
Un esempio vergognoso di come anche il quotidiano della borghesia italiana possa, di fronte al denaro, diventare strumento per il fiancheggiamento di pregiudicati, conniventi con la mafia.
A quando una pagina sul Corsera degli amici di Totò Riina o di Bernardo Provenzano ?
Tra i tanti italiani, sconcertati e turbati dalla prostituzione del Corsera, anche Antonio Vassallo, un consigliere comunale di Capaci impegnato nella lotta alla mafia, che si è rivolto ai “fiancheggiatori” di Dell’Utri con una lettera il cui testo desidero proporre ai lettori di questo blog. 
(Ndr: la lettera di Vassallo è stata pubblicata su Huffington Post del 27 giugno 2014).

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"Cari "fiancheggiatori" di Marcello dell'Utri, mi chiamo Antonio Vassallo, sono un consigliere comunale di Capaci. Dopo aver letto la vostra pagina a pagamento, sul Corriere della Sera, con la quale avete sentito il dovere di esprimere vicinanza al vostro amico e capo, sento anch'io il dovere di ricordarvi che Marcello dell'Utri non è stato condannato per non avere saputo amministrare bene Publitalia o per avere falsato qualche partita della Bacigalupo calcio.
Non entro nel merito dei sentimenti di quanti di voi conoscono e vogliono mostrare la loro vicinanza a una persona detenuta, ci tengo a ricordarvi che Marcello Dell'Utri è stato messo in galera perché condannato a sette anni, a titolo definitivo, per concorso esterno in associazione mafiosa, per avere avuto rapporti con chi nel nostro Paese, dalla Sicilia alla Lombardia, ha seminato terrore e sangue, uccidendo bambini, uomini e donne.
Dite che nulla può cambiare il vostro giudizio su chi ha contribuito a far crescere il nostro Paese. Perché non lo dite ai tanti ragazzi italiani disoccupati che non hanno mai voluto vendere la propria dignità per un lavoro? Ditelo ai familiari delle vittime di Mafia. Ditelo ai familiari di tutti i giornalisti che sono stati ammazzati da Cosa Nostra.
Vi ho scritto queste righe pensando a tutti gli italiani molto diversi da voi, che ancora amano coltivare il senso dell'indignazione, che vorrebbero dire - non attraverso le pagine di un quotidiano ma guardandovi in faccia - che chi ha favorito la Mafia ricoprendo il ruolo di Senatore è due volte Colpevole e va allontanato.
Potevate fare sentire la vostra "vicinanza e affetto" al vostro Marcello privatamente e invece, da maestri della comunicazione quali siete, avete voluto scegliere di farlo così, pubblicamente, sapendo bene che certe iniziative possono trasformarsi in pericolose interferenze su indagini in corso e contribuire a creare un clima di discredito nei confronti dei magistrati e degli uomini delle forze dell'ordine impegnati contro la mafia.
L'averlo fatto in modo così plateale è davvero inquietante, imbarazzante ed offensivo, in una Italia fatta da tante persone che vorrebbero comprare dieci pagine di tutti i quotidiani d'Italia per scrivere che la mafia è una gran montagna di m****, e che uomini come Il vostro "fiancheggiato" vi hanno costruito sopra le loro fortune politiche, compromettendo il futuro di molti territori Italiani. A Marcello Dell'Utri mi sento di dire molto umilmente di scontare serenamente i sette anni di prigione e al suo rilascio, di tornare tra la belle persone (quelle che forse non ha mai frequentato) quelle pulite, quelle che credono e operano ogni giorno inneggiando alla bellezza per farsi contagiare".

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