C’è qualcosa, in
questa ossessiva ansia da riforme di Matteo Renzi, che lascia perplessi e suscita
sospetti.
È di queste ore la
conferma che tra PD, Forza Italia e Lega si sarebbe raggiunto l’accordo sulla
possibile riforma del Senato.
Ci sono buoni motivi
perché appaia maleodorante di raffazzonato palliativo la fulminea diffusione
di questa notizia, pochi giorni prima che si svolga l’incontro, sollecitato
al Presidente del Consiglio dal M5S, tra una delegazione grillina e quella del PD.
Sorprende il riscontrare
che, fino a poche ore prima, i disaccordi espressi da autorevoli esponenti di
Forza Italia, escludessero la possibilità di un qualsiasi accordo a breve.
I forzisti, ad
esempio, consideravano indigeribile l’ipotesi, proposta dal Governo, di una consistente
presenza di sindaci nella composizione del Senato, presenza che, secondo loro,
avrebbe “colorato di rosso” il nuovo
Senato.
Si trattava,
evidentemente, di una contestazione buttata là e campata in aria, perché
avrebbe significato la tacita ammissione di una incapacità perenne di Forza Italia ad imporsi,
a livello locale, con propri sindaci.
Ai forzisti
risultava anche indigesta la ipotizzata presenza nel futuro Senato di senatori
nominati dal Capo dello Stato.
Quindi, cosa può
essere successo, nel giro di poche ore, per sciogliere come neve al sole i
dissensi forzisti ?
Di certo, ad indurre
Berlusconi ed i suoi portaborse ad abbassare la cresta, deve aver contribuito il
rischio che, nei prossimi giorni, il M5S potesse sedersi al tavolo delle
riforme ed offrire a Renzi l’opzione per mandare in soffitta il “patto del Nazareno”.
Infatti, per
Berlusconi sarebbe intollerabile non poter salire da protagonista sul carrozzone
delle riforme, per almeno due buoni motivi.
Innanzitutto, come lui
stesso ha dichiarato, perché Berlusconi vive la sua partecipazione al processo
di riforme solo come “cavallo di Troia”
per ottenere, in cambio, un provvedimento di grazia che lo affranchi definitivamente
dai suoi guai giudiziari.
E poi perché, nel
caso l’intervento del M5S mandasse in soffitta il “patto del Nazareno”, Matteo Renzi potrebbe sentirsi esonerato dal pagare,
a Berlusconi, le cambiali ancora in scadenza, ad esempio, sulla riforma della giustizia.
Ed a proposito della chiara volontà di avversare leggi e giustizia, non può essere di certo casuale il fatto che, nella rimaneggiata riforma del Senato, sia stato intrufolato l’istituto della “immunità” per soggetti che, in
quanto amministratori locali, non godono oggi di questa prerogativa medioevale
e feudale, ma che domani, se eletti senatori ne potrebbero godere anche per gli atti amministrativi compiuti, sul territorio, nell'esercizio del loro ruolo di
consiglieri regionali e sindaci.
Una scelta inaudita in presenza di un malaffare della politica che sembra inarrestabile !
Poiché però il testo proposto dal Governo non la prevedeva, è lecito pensare che l'immunità sia stata infilata alla chetichella da Forza Italia, un partito che
fin dalla costituzione si è distinto per il suo impegno prioritario nel garantire
l’impunibilità a corrotti e corruttori, faccendieri e maneggioni, camorristi e mafiosi,
etc.
Come uomo della
strada mi domando: non è immorale che il Governo Renzi avalli la introduzione
della immunità proprio per amministratori locali che, ad esempio, coinvolti negli
scandali EXPO’ e Mose, potrebbero essere salvati dai loro partiti con l’elezione
nel Senato delle Autonomie ?
Mi domando anche: è l'introduzione dell'immunità la ragione che ha
indotti PD e Forza Italia a stringere i tempi per l'accordo sulla riforma del
Senato, onde evitare che il possibile inserimento del M5S mandasse a puttane questa deplorevole infamia ?
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