Tra le molte massime
tramandateci dalla saggezza popolare, frutto della cosiddetta filosofia
spicciola, oggi, dopo aver scorsi i quotidiani ed ascoltati i telegiornali, mi
è venuta in mente quella che recita: “dimmi
con chi vai e ti dirò chi sei”.
Gran risalto, infatti,
i media hanno dato all’ennesimo tête-à-tête
di Matteo Renzi con Silvio Berlusconi, nientemeno che a Palazzo Chigi, vale a
dire in un palazzo istituzionale.
Secondo voci ufficiali,
l’incontro avrebbe avuto come scopo la riconferma degli accordi del “Nazareno” per le riforme.
Trovo sconcertante dover prendere
atto che sia accordato libero accesso alle sedi istituzionali ad un
pregiudicato, condannato per gravi reati contro lo Stato, esentato da scontare la pena solo per la magnanimità del Tribunale di Sorveglianza.
Ma lo sconcerto si acutizza
ancor più e crea fosche perplessità sulla reale natura e finalità di questi
incontri, soprattutto perché, dopo quel 18 gennaio 2014 al Nazareno, le
frequentazioni di Renzi con Berlusconi si sono intensificate, nonostante
Renzi sia diventato presidente del Consiglio, mentre Berlusconi sia ancora e sempre un pregiudicato.
Anche al più
sprovveduto degli osservatori, d’altra parte, in questi mesi è apparso chiaro
che in quel sabato di gennaio, al Nazareno, Berlusconi abbia dettati, a Renzi,
ad esempio, anche i paletti della nuova legge elettorale, l’Italicum.
Soddisfano chiaramente
gli interessi di Berlusconi e di Forza Italia, infatti, non solo il riconoscimento
delle coalizioni come soggetti elettorali ed il nulla osta alle liste civetta, ma anche
la soglia inferiore al 40% per ottenere il premio di maggioranza, e la
negazione agli elettori del diritto di scegliere, con il voto di preferenza, i
propri rappresentanti.
Siccome, però, dopo il tête-à-tête di ieri a Palazzo Chigi,
Berlusconi ha assicurato al suo entourage
che Renzi lo farà partecipare perfino alla definizione dei 12 punti, sui quali dovrebbe
articolarsi la riforma della giustizia, sono sempre più tormentato dal dubbio
che alla guida del nostro Governo, come accade sulle vetture delle autoscuole, ci
siano di fatto i “doppi comandi”.
Una prospettiva,
questa, che deve essere sfuggita a quel 40,8% dell’elettorato che, con il
proprio voto, ha premiato Renzi ed il PD alle recenti elezioni europee.
Come se tutto ciò non fosse già sufficiente, ecco che casualmente (?!?),
nelle stesse ore, Matteo Renzi ha portato a casa oltre al pubblico endorsement di Piersilvio Berlusconi, anche commenti di approvazione per il discorso pronunciato a Strasburgo da parte di
tutti i media della famiglia Berlusconi, giornali e TV.
Ma non basta ancora:
cosa pensare del fatto che anche molti parlamentari di Forza Italia, a lungo fantocci
agli ordini di Berlusconi, si siano risvegliati all'improvviso dal letargo per incominciare a sospettare, persino loro, del dominus
e delle sue frequentazioni con Renzi, fino a mugugnare della esistenza
sottotraccia di un “partito Mediaset”, interessato esclusivamente a salvaguardare
Berlusconi e le sue aziende?
“A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina”, era solito ricordare Giulio Andreotti, grande esperto
dei maneggi della politica italiana.
Parole che, oggi, mi sembra ritornino più che mai di attualità.
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