In Spagna, alcuni
mesi fa, durante la partita di calcio Villarreal vs Barcelona il giocatore
brasiliano Dani Alves si apprestava a battere un calcio d’angolo quando dagli
spalti gli veniva lanciata una banana, becero gesto di dileggio per il colore
della sua pelle.
Con encomiabile
prontezza di spirito Dani Albes raccolse la banana, la sbucciò e, come se nulla
fosse, incominciò a mangiarla.
Il ricorso incivile
e rozzo al lancio di banane verso giocatori di colore non è però una esclusiva
dei pseudotifosi spagnoli.
Infatti, quel gesto
idiota venne ripetuto a Bergamo, pochi giorni dopo, durante la partita Atalanta
vs Milan, con il lancio di banane all’indirizzo di Kevin Constant, giocatore
franco-guineano.
In realtà, ogni
domenica negli stadi si può assistere ad inconsulti ed esecrabili atti di
violenza, ad ululati razzisti, a manifestazioni varie di inciviltà che contrastano
sia con i valori dello sport che con il genuino tifo per la squadra del cuore.
Un pezzo del nostro
Paese, purtroppo, continua a dar prova di una inquietante incapacità a vivere
in una società multirazziale, suggestionato anche da alcuni movimenti politici
che fanno del razzismo il loro stendardo.
Ieri, in Italia,
erano le popolazioni del sud ad essere disprezzate e derise, oggi invece ad
essere oltraggiato e dileggiato è chi viene considerato diverso per il colore
della pelle, per credo religioso o per i suoi costumi.
Questi moti di
inciviltà avvelenano anche il mondo del calcio, nonostante i vertici federali, nazionali
ed internazionali, da alcuni anni siano impegnati a contrastare il razzismo nel
tentativo di educare le tifoserie e di impedire il verificarsi di manifestazioni
becere.
Il nostro mondo del
calcio, per di più, non solo è vecchio, ma è malato di tracotanza e respinge
ogni tentativo di rinnovamento.
Eppure, il tracollo
dei risultati sportivi a livello internazionale è sotto gli occhi di tutti.
Una tracotanza che, in
queste ore, si sta palesando in tutta la sua boriosa ottusità.
Conclusa la
fallimentare partecipazione italiana al campionato del mondo in Brasile, il
commissario tecnico ed il presidente della FIGC si sono dimessi.
Dimissioni che avrebbero
dovuto offrire una fantastica opportunità per rinnovare il sistema
calcio nel nostro Paese.
Invece, a portare
una fresca ventata di cambiamento ecco che, con il sostegno di 18 delle 20
società di serie A, avanza la candidatura alla presidenza della FIGC del 71enne
Carlo Tavecchio.
Ex dirigente
bancario, sindaco democristiano di Ponte Lambro per diciannove anni, presidente
della Lega Nazionale Dilettanti, membro
del CdA del Football Club Internazionale
Milano SpA, il signor Tavecchio può sfoggiare nel suo curriculum anche cinque
processi ed altrettante condanne per falsità in titolo di credito, evasione
fiscale e di IVA, omessi versamenti di ritenute previdenziali ed assicurative, falsità
in denunce obbligatorie, violazione delle leggi anti-inquinamento.
Perbacco, in un
Paese, l’Italia, in cui spadroneggiano pregiudicati, mafiosi, collusi, corrotti
e corruttori, quello di Tavecchio è senza dubbio il curriculum perfetto per la
presidenza della FIGC !
Purtroppo però nel curriculum
si è infilata una … buccia di banana.
Infatti Tavecchio esponendo,
alla assemblea della Lega Dilettanti, il
suo progetto “innovatore” per la FIGC
si è soffermato sulla presenza, nei campionati italiani, di calciatori
extracomunitari sostenendo che: “In
Inghilterra li fanno giocare se dimostrano di avere un curriculum ed un pedigree
(NdR: probabilmente come quello dei
cuccioli di cane!), noi invece diciamo che Opti Pobà, che prima mangiava le
banane, è venuto qua ed adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così” (NdR: la stampa transalpina si è risentita intravedendo
in Opti Pobà un riferimento a Paul Pogbà, nazionale francese e giocatore della
Juventus).
Ascoltate queste
parole non si può fare a meno di pensare che Tavecchio sia uno degli esagitati che la domenica infettano gli stadi con ululati razzisti e lancio di banane.
L’assordante
silenzio che ha fatto seguito alle parole del signor Tavecchio conferma, però,
quanto i dominus del nostro calcio siano ottusi ed impudenti.
Le uniche reazioni ufficiali
di sconcerto e di sdegno sono giunte, infatti, dal presidente dell’Assocalciatori,
Damiano Tommasi, e dal presidente della Associazione Allenatori Calcio, Renzo
Ulivieri.
Per le società di
serie A, invece, dopo Juventus e Roma che già avevano negato il loro appoggio, nelle ultime ore contro
la candidatura di Tavecchio si sono espresse anche Fiorentina,
Sampdoria e Cesena.
A far sentire la sua
voce, invece, è stata la Federazione Internazionale (FIFA) che ha inviata una
lettera alla FIGC per invitarla ad indagare, decidere e riferire sulle parole di
Tavecchio.
Commentando la
lettera della FIFA alla FIGC, la Commissaria allo sport dell’UE ha lodato il
richiamo della FIFA ricordando che: “razzismo
e discriminazioni non hanno posto nel calcio”.
Insomma il calcio italiano, dopo la penosa eliminazione
dai mondiali, si sta esponendo ad un’altra figuraccia internazionale !
Nessun commento:
Posta un commento