Il secondo incontro,
trasmesso in streaming dalla Sala del Cavaliere di Montecitorio, tra la
delegazione del PD, guidata da Matteo Renzi, e quella del M5S, guidata da Luigi
Di Maio, ha offerto uno spettacolo sconsolante a quelle migliaia di italiani
che lo hanno seguito con stoicismo, senza farsi sopraffare da un più che giustificabile
pisolino.
Eppure sarebbe stato
logico attendersi che l’incontro, se non proprio conclusivo, consentisse almeno
ai partecipanti di definire qualche punto di convergenza, dopo che il PD aveva
preteso che il M5S prendesse carta e penna per dare dettagliati riscontri e
motivate repliche alle dieci domande formulate da Renzi.
Invece, checché ne
dicano i partecipanti, con le loro scontate parole di circostanza, ed i
cronisti con i loro compiacenti resoconti, l’incontro è risultato del tutto inutile,
troppo spesso scontato, a tratti segnato da venature di ridicolo.
Fin dalle prime
battute è apparso evidente che la delegazione del PD, altezzosa oltre misura, era
lì solo per non essere riuscita a trovare altre scuse per sfuggire ai pressanti
inviti del M5S.
L’obiettivo, di Renzi
e degli altri componenti la squadra, era evidentemente quello di menar il can
per l’aia, temporeggiare in attesa di conoscere la sorte della travagliata
riforma del Senato.
Come al solito il
Segretario PD/Premier si è profuso in fiumi di parole inconcludenti, dribblando
uno dopo l’altro tutti i temi che Di Maio poneva sul tavolo.
A causa del suo
tergiversare Renzi ha dovuto perfino incassare la provocazione di non saper prendere
decisioni senza consultare Berlusconi.
La delegazione del
M5S, invece, si è presentata all’incontro come una scolaresca un po’ secchiona
e testarda che, dopo aver fatti i compiti a casa ed aver studiata la lezione, si
proponeva di far uscire allo scoperto Renzi ed i suoi sugli aspetti principali della
legge elettorale.
Per questo Di Maio
ha continuato ad incalzare Renzi con domande chiare ed inequivocabili.
“Il PD è favorevole alle preferenze ?”
“Il PD è d’accordo per eliminare l’immunità per deputati e
senatori ?”
“Il PD è disponibile a riconsiderare il principio delle
candidature multiple ?”
“Il PD è d’accordo con il doppio turno di lista e non di
coalizione?”.
L’incontro, per
oltre un’ora, è andato avanti con il M5S che poneva domande su punti concreti
della legge elettorale ed il PD che nicchiava, discorreva del sesso degli
angeli, rinviava le risposte ad un incontro successivo.
A raggiungere, però,
l’apice del ridicolo è stato Renzi ripetendo come un mantra “prima dobbiamo fare un giro ufficiale sulla
legge elettorale per consultare le altre forze politiche che condividono le
riforme”.
Perdindirindina, ma
che novità è mai questa ?
A gennaio, uscito
dal Nazareno con l’Italicum che Berlusconi gli aveva mollato in mano, Renzi è
corso in direzione del PD con un diktat chiaro “la legge elettorale è questa e non si tocca”.
Ora, invece, vuole
fare un giro ufficiale di consultazioni ?
E chi dovrebbe
incontrare in questo giro ufficiale se non Berlusconi ?
Infatti Alfano si è
già espresso con chiarezza per le preferenze e non mi sembra esistano altre
forze politiche disposte a sostenere l’Italicum.
Comunque, anche dopo questo incontro appare ancora nebuloso ed
incerto quale sia l’indirizzo politico sulla legge elettorale di un PD,
affrancato dalla supervisione di Berlusconi.
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