L’eccitazione, che
si è impossessata di Matteo Renzi da quando si è insediato a Palazzo Chigi,
deve averne compromesso lo stato di coscienza provocando gravi disturbi di
orientamento rispetto a tempo e persone, determinando così la perdita del
controllo critico tra fantasia e realtà, con deliri che talvolta si manifestano
in vere allucinazioni.
Ascoltando ciò che
dice ed osservando ciò che fa, si ha la sensazione che Renzi viva in un permanente
stato di confusione mentale.
Una patologia che si
è manifestata, per la prima volta, lo scorso 24 febbraio quando, presentatosi
alle Camere per chiedere il voto di fiducia al suo governo, ha esibito un
roboante programma di quanto avrebbe realizzato nei 150 giorni successivi.
Quei 150 giorni,
purtroppo, scadranno tra poche ore ed a fronte di tanto blablabla gli italiani
hanno visto realizzarsi ben poco.
Nel discorso di
insediamento, ad esempio, aveva assicurato che entro il mese di marzo (ovviamente del 2014 !!!) il governo
avrebbe adottati interventi decisivi per ridefinire e rilanciare il mercato del
lavoro, l’occupazione ed il tessuto produttivo.
Alla luce della
grave crisi occupazionale e delle imprese che affligge il Paese, sarebbe stato
logico attendersi che dovessero essere questi i problemi assolutamente prioritari
da affrontare, invece al momento il preconizzato Job Act resta un oggetto misterioso dal destino incerto.
E che fine ha fatto
la riforma della giustizia che Renzi si era impegnato a varare entro giugno ?
Nel suo sproloquiare,
però, Renzi aveva fantasticato anche di tre milioni di euro da destinare ad
interventi di ristrutturazione degli edifici scolastici, mentre in realtà si
renderanno disponibili non più di 500 milioni.
Così, dopo aver propagandata
come la panacea di tutti i problemi la spending
review predisposta dal commissario Cottarelli (che prevedeva risparmi per 7 miliardi nel 2014, 18 miliardi nel 2015 e
34 miliardi nel 2016) Renzi, spaventato dal dover intervenire con le
forbici sul complesso degli sprechi pubblici, ha deciso di rinculare e di spending review non ne parla più.
Oddio, è vero che ha
messo in vendita su eBay qualche
decina di auto blu da rottamare, ma tutto è finito lì.
Neppure sulle due
riforme, per le quali è tenuto al guinzaglio da Berlusconi, Renzi è riuscito a
rispettare gli impegni proclamati.
La riforma della
legge elettorale, ad esempio, avrebbe dovuto essere approvata entro il 15 marzo
(… sempre del 2014 !!!) ed invece a
fatica ha ottenuto il solo voto favorevole della Camera.
Per la riforma del
Senato, invece, la bagarre è appena iniziata e non è detto che riesca a
superare indenne le forche caudine dei circa ottomila emendamenti che dovranno
essere votati dall’aula.
Ora è pur vero che,
tenuto saldamente al guinzaglio dagli accordi del Nazareno, Renzi non abbia
molti spazi di manovra.
Però, se non vuole concludere
“cornuto e mazziato” questa sua
esperienza a Palazzo Chigi, deve rendersi conto che il Paese degrada di giorno
in giorno e che l’Unione Europea non sarà disposta a dargli una mano se non
metterà subito mano alle riforme economiche.
Se Renzi continuasse
a dilapidare settimane e settimane di lavori parlamentari per incaponirsi sulla
riforma della legge elettorale e su quella del Senato, che non portano alcun
beneficio al Paese in crisi, anche l’elettorato che ha premiato il PD alle
elezioni europee, con il tanto celebrato 40,8%, finirebbe per voltargli le spalle.
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