mercoledì 11 febbraio 2015

Rubate pure … ma senza esagerare

Non c’è quotidiano, non c’è telegiornale che in questi giorni non abbia dato risalto allo “scandalo SwissLeaks”, le rivelazioni sui miliardi di euro, franchi svizzeri, dollari, yen, depositati presso la banca inglese HSBC allo scopo di evadere il fisco, riciclare denaro sporco, finanziare il terrorismo, investire nel traffico di armi.
Tra i centomila individui disonesti che si sono avvalsi dei compiacenti servizi di HSBC spuntano fuori i nomi di 7.000 italiani dei quali si sta occupando la Guardia di Finanza.
Ebbene, mentre lo “scandalo SwissLeaks” solleva tanto clamore la Commissione Giustizia di Palazzo Madama sta per essere chiamata, nei prossimi giorni, ad esaminare le norme sul “reato di falso in bilancio” che il Guardasigilli Andrea Orlando ha rabberciate dopo l’accordo con la maggioranza di Governo.
Dalle anticipazioni sulle norme emerge con chiarezza, ancora una volta, quanto il Governo Renzi si preoccupi più di proteggere i disonesti che non di rendere giustizia agli onesti.
Checché se ne pensi, infatti, il falso in bilancio è considerato in ogni dove un reato, commesso scientemente per frodare il fisco quando non addirittura il fisco e gli azionisti, avvalendosi di documentazione e/o di omissioni ingannevoli.
Tra l’altro la falsificazione dei bilanci serve spesso per favorire la provvista di fondi neri destinati alla corruzione.
In Italia, fino al 2003 il reato di falso in bilancio era penalmente perseguibile d’ufficio e non erano previste restrizioni dell’area di punibilità.
Fu nel 2003 che il Governo Berlusconi introdusse la non punibilità penale del reato nei casi in cui falsità ed omissioni, apportate al bilancio, comportassero una variazione inferiore al 5% del risultato economico di esercizio, vale a dire dell’utile di impresa, od inferiori  all’1% del patrimonio netto.
In parole povere una vera e propria licenza a falsificare i bilanci… purché non si esageri.
Grazie a quelle norme “ad personam”, ad esempio, Berlusconi riuscì ad ottenere la assoluzione nei processi All Iberian 2 e SME perché i Giudici dovettero prendere atto che la legge non prevedeva più  il fatto come reato.
Ad onor del vero dal 2003 in poi non è stato solo Berlusconi a trarre beneficio dalla depenalizzazione del reato di falso in bilancio.
Per questo, anche dopo l’invito ad intensificare la lotta alla corruzione ed al malaffare, rivolto alle Camere riunite dal neo Presidente della Repubblica nel suo discorso di insediamento, sarebbe stato logico attendersi dal Governo Renzi e dal suo Ministro della Giustizia un vigoroso impegno nel disincentivare le condotte di falso in bilancio, ad esempio cancellando le soglie di non perseguibilità penale che sembrano fatte apposta per incentivare la falsificazione dei bilanci.
L’emendamento che il Governo Renzi ha predisposto, invece, ricalcherebbe le norme del 2003 del Governo Berlusconi, cioè per intenderci quelle ispirate al principio del “rubate pure ma senza esagerare”.
L’unica differenza sarebbe la reintroduzione della perseguibilità d’ufficio del reato.
Ciò che ha del paradossale è che, in Senato, il Guardasigilli Andrea Orlando, per giustificare la scelta del Governo Renzi, abbia data prova di una straordinaria faccia tosta affermando che la norma recepisce, in sostanza, le istanze di Confindustria, CNA e Confartigianato, preoccupate del fatto che il falso in bilancio possa essere perseguito come reato senza concedere alcuna tolleranza agli imprenditori disonesti !
Insomma, è un po' come chiedere a Totò Riina, Bernardo Provenzano, Gaetano Badalamenti di collaborare a legiferare sui reati di mafia,  
A questo punto c’è da aspettarsi che prima o poi il Governo Renzi saprà dimostrarsi altrettanto tollerante ed indulgente anche verso altri reati quali, ad esempio, le rapine, i sequestri di persona, gli omicidi, l’usura, etc.
A proposito del falso in bilancio desidero concludere riportando, non per sentito dire ma per conoscenza diretta, il caso di una impresa commerciale campana.
In quell’azienda, che fatturava ogni anno tra i 50 ed i 60 milioni di euro, si faceva ricorso alle vendite in nero per un ammontare tra i 4 ed i 5 milioni di euro all’anno, ovviamente redigendo bilanci falsi con l’aiuto di scafati commercialisti.
In occasione delle verifiche fiscali, susseguitesi negli anni, sarebbe bastato raffrontare la contabilità ufficiale di magazzino con le reali esistenze dei materiali sugli scaffali per scoprire la palese falsità dei dati di bilancio.
Ma come si dice da quelle parti, pure i controllori tengono famiglia !
Così dopo anni ed anni di questo andazzo, quando l’imprenditore, ormai malandato in salute, ha ritenuto di aver accumulati capitali in abbondanza per vivere nell’agiatezza lui, la sua famiglia e le generazioni future, da un giorno all’altro decise di far fallire l’azienda mettendo sulla strada 250 dipendenti.
Senza dubbio quell’imprenditore ha esagerato, però mi domando se sia giusto che il Governo Renzi invece di incoraggiare gli imprenditori ad essere onesti si preoccupi di più di incentivarli perché truffino.

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