mercoledì 18 marzo 2015

Cattoaffaristi qua e là

Anche oggi non poteva mancare la quotidiana notizia di una nuova ragnatela del malaffare tessuta, da corrotti e corruttori, nei palazzi del potere.
Ormai, ogni mattina al bar possiamo chiedere cappuccino, cornetto e scandalo appena sfornato.
Non riesco nemmeno più a far finta di scandalizzarmi.
Da tempo ho la consapevolezza, infatti, che nel nostro Paese il marcio sia così diffuso da aver imputridito ogni organo vitale del sistema.
Credo non sia casuale che i Magistrati di Firenze, sollevando il coperchio di questa ennesima cloaca, abbiano battezzata la loro inchiesta semplicemente “Sistema”.
Fatalmente come è già accaduto per gli altri 100, 1000 casi, fra qualche giorno i media tralasceranno di aggiornarci sugli sviluppi di questa inchiesta che, nel giro di poche ore, non solo ha portato dietro le sbarre un boiardo di Stato del calibro di Ercole Incalza ed il suo sodale Stefano Perotti, ma ha gettate non poche ombre sullo stesso Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture del Governo Renzi.
Devo dare atto all’onorevole Di Battista del M5S di aver provocato il ministro Lupi, già nel luglio 2014, costringendolo ad intervenire in Parlamento per spendersi in difesa proprio di Ercole Incalza.
Ora, mi domando, è mai possibile che il ministro Lupi non fosse al corrente già allora dei comportamenti corruttivi e della attitudine al malaffare di quel individuo con il quale intratteneva rapporti da anni ?
Dopo essersi compromesso nel difendere, in Parlamento, un collaboratore già salvato dalla prescrizione in altri procedimenti giudiziari, oggi, di fronte alle nuove accuse di corruzione e turbativa d’asta, un rappresentante delle istituzioni, in un paese normale, dovrebbe avere l’onestà politica e morale di dimettersi.
Ma siccome l’Italia non è un paese normale il ministro Lupi non è neppure sfiorato dalla idea di dimettersi, e neppure di chiedere le dimissioni di un paio di sottosegretari e di alcuni alti funzionari del suo ministero, coinvolti insieme a Incalza nella inchiesta.
Non occorrono, però, approfonditi studi sociologici per rendersi conto che il nostro non sia un paese normale.
Nella indifferenza generale, infatti, in Parlamento siedono decine di individui condannati ed indagati, da anni nei cassetti delle Commissioni Giustizia giacciono le norme anticorruzione, il reato di falso in bilancio, fonte principale dei fondi neri utilizzati per corrompere, è stato depenalizzato, assurde prescrizioni estinguono i reati lasciando impuniti i colpevoli, gli arresti domiciliari sono ridicolizzati da grotteschi affidamenti ai servizi sociali, la Giustizia è sempre meno uguale per tutti, e potrei continuare.
Il marciume della corruzione italiana è arrivato ad interessare anche la magistratura belga che proprio ieri ha messe le manette ai polsi del presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, e di un suo manager, accusati di aver corrotti funzionari congolesi per ottenere appalti.
Come se non bastasse, mentre politici, giuristi, magistrati dedicano il loro tempo a dibattere, in convegni e tavole rotonde, di mafia, camorra, ‘ndrangheta, da un po’ di anni in Italia a compiere atti altrettanto criminosi e non meno inquietanti, ci sono le cricche cattoaffaristiche di CL (NdR: Comunione e Liberazione).
A Milano, ad esempio, la Magistratura ha il suo da fare da anni per indagare sul malaffare della cricca ciellina di Formigoni, ed oggi viene alla luce che anche i Magistrati di Firenze si sono imbattuti nei traffici illeciti di un’altra cricca ciellina, quella che farebbe capo a Maurizio Lupi.
Insomma, viviamo in un Paese di ipocriti in cui si è cattolici osservanti la domenica e malafarristi negli altri sei giorni della settimana.

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