giovedì 16 aprile 2015

Una trappola nell’Italicum

C
redo che non ci possano essere dubbi sul fatto che il braccio di ferro sull’Italicum, all’interno del PD, manifesti più un dissenso sulla politica del governo Renzi che non una battaglia sulla introduzione delle preferenze.
Anche perché da sempre i cosiddetti “capilista” sono stati decisi dalle segreterie dei partiti, cioè dai capobastoni che, di fatto, decidevano a chi garantire le migliori chance di eleggibilità.
La creazione dei 100 collegi uninominali, quindi, è un falso problema.
Resta il fatto, però, che tra le poche luci e le molte ombre dell’Italicum è presente una insidia che mi sembra sottovalutata.
Mi riferisco alla trappola del “doppio turno”.
Giorni fa mi è capitato di ascoltare un sondaggista, cioè un presumibile addetto ai lavori, affermare che il ballottaggio, previsto dall’Italicum, avrebbe comunque il pregio di assegnare il premio di maggioranza al partito che ottenesse il 50 per cento più 1 dei voti.
Già ! Ma di quali voti ?
Quale sarebbe la reale rappresentatività dell’elettorato da parte di quel partito  ?
Ora, che al primo turno il premio di maggioranza sia assegnato al partito che abbia superato il 40%, non mi sembra un fatto scandaloso.
Anche se non va dimenticato che con un astensionismo ormai costante del 30/35%, il partito che vincesse le elezioni con il 40% dei voti, di fatto avrebbe riscosso il consenso di non più del 28/30% del corpo elettorale, cioè degli italiani aventi diritto di voto.
Pur rappresentando, perciò, meno di un italiano su tre, grazie al premio di maggioranza quel partito eserciterebbe un potere assoluto sul Paese, decidendo a suo piacimento tutto: politiche economiche, leggi, istituzioni, poltrone, etc..
L’insieme delle opposizioni, infatti, con 290 seggi su 630 sarebbe confinato in una condizione di impotenza.
Nel caso, invece, nessun partito al primo turno ottenesse il 40% dei voti espressi, i primi due partiti andrebbero al ballottaggio per contendersi il premio di maggioranza.
Ed è questa la vera insidia nascosta nell’Italicum.
Infatti si correrebbe il rischio reale di affidare un potere pressoché dispotico nelle mani di un partito non votato dalla maggioranza degli italiani.
Per verificare l’azzardo di questa trappola, possiamo tentare una simulazione con i sondaggi di queste ultime settimane. 
Se oggi si andasse alle urne i sondaggisti prevedono che nessun partito, al primo turno, arriverebbe alla fatidica soglia del 40%, per cui sarebbe inevitabile andare al ballottaggio.
I sondaggi, con un astensionismo del 40/41% segnalano che al secondo turno andrebbero: PD con il 35% (NdR: rappresentatività del corpo elettorale pari al 21%) e M5S con il 21% (NdR: rappresentatività del corpo elettorale pari al 13%).
Anche se al secondo turno uno dei due partiti otterrà immancabilmente almeno il 50 per cento più 1 dei voti espressi, è altrettanto vero che chiunque risultasse vincitore comunque disporrebbe di un potere assoluto, pur se votato da soli 2 dei 10 italiani elettori.
L’obiezione più ricorrente a questi numeri è: colui che non vota rinuncia ad esercitare un suo diritto, per cui  chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Vero ! E’ innegabile, però, che al netto dell’astensionismo fisiologico causato dalla impossibilità oggettiva di recarsi alle urne, c’è un crescente rifiuto a votare che manifesta diffusa insofferenza e fastidio verso un sistema politico che dà prova di indifferenza ai problemi della collettività, oltre a dimostrarsi inaffidabile e maneggione.
Ora, in un contesto sempre più maldisposto verso partiti e classe politica, attribuire un potere illimitato anche al doppio turno vorrebbe dire profanare i principi più elementari della democrazia.
Sacrificare la democrazia sull’altare della governabilità maleodora di preludio al totalitarismo.
D’altra parte, se gli elettori non danno il loro voto ad un partito per consentirgli di superare, al primo turno, la soglia del 40%, attribuire il premio di maggioranza con il ballottaggio rappresenterebbe un vero affronto alla volontà popolare.
È pur vero che non esista una legge elettorale perfetta ma, perbacco, l’Italicum è veramente più incostituzionale e detestabile del Porcellum. 

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