lunedì 7 dicembre 2015

Scorte ed auto blu, una vergogna italiana

Quando, nel febbraio 2014, venni a sapere che, in Danimarca, il primo ministro Helle Thorning Schmidt con i 23 ministri del suo esecutivo, dopo aver inforcate le loro biciclette, si erano recati pedalando al castello di Amalienborg, per giurare nelle mani della Regina Margrete, pensai di rivivere la moderna versione di una amabile fiaba di Hans Christian Andersen.
Nel nostro Belpaese stampa e TV di regime, per non indisporre la casta, evitarono di dare troppo rilievo a quella notizia che avrebbe evidenziato lo sconcio italiano dell’abuso di scorte e di auto blu che, ogni anno, costa ai contribuenti, molte centinaia di milioni di euro.
Ripensando, perciò, ai ministri danesi oggi non riesco proprio a non incazzarmi osservando la foto di Massimo D’Alema ritratto mentre, scortato da due agenti in borghese, porta a spasso il cane.
Perché mai D’Alema, cioè un “ex” che attualmente non è più neanche parlamentare, ha necessità della scorta e dell’auto blu?
Mi chiedo: quali pericoli correrebbe D’Alema se passeggiasse con il cane senza scorta ?
Lo scandalo è che in Italia sono più di 1.500 gli individui ai quali è riservato un servizio con livelli vari di protezione.
Si parte dai 585 soggetti che godono di scorte, di cui ben 411 dispongono inoltre anche di una o più auto blindate, per giungere fino agli individui, meschini, ai quali lo Stato assicura solo il presidio delle loro residenze.
Certo è che scorrendo l’elenco di queste centinaia di “tutelati” c’è da avere un travaso di bile.
Perché mai, infatti, devono godere di scorte e di auto blu, ad esempio, giornalisti come Bruno Vespa, Vittorio Feltri, Emilio Fede, Maurizio Belpietro, Alessandro Sallusti, oppure ex ministri od ex presidenti di Camera e Senato che si sono ormai ritirati a vita privata ?
Perché mai i contribuenti devono sobbarcarsi il costo della assurda scorta assegnata a Claudio Lotito, presidente della Società Sportiva Lazio ?
Di fronte a questo indecente uso delle scorte lo Stato ha ritenuto, però, di non dover proteggere il sacerdote Pino Puglisi ed il giornalista Beppe Alfano, uccisi dalla mafia, o il giuslavorista Marco Biagi, assassinato dalle brigate rosse.
Della possibilità di ottenere un congruo risparmio da una radicale riduzione delle scorte e delle auto blu, ne avevano fatto oggetto delle loro relazioni i due commissari alla spending review, Carlo Cottarelli e Roberto Perotti, … ma il rottamatore Matteo Renzi ha preferito “liberarsi” di loro piuttosto che intervenire su scorte ed auto blu.   
Eppure è sufficiente dare una occhiata oltre confine per renderci conto di quanto sia spregevole questo scandalo italiano.
Negli USA, ad esempio, FBI assicura la sola tutela del Presidente e del suo Vice, mentre chiunque, politico e non, avvertisse la necessità di essere protetto non avrebbe altra scelta che quella di pagare di tasca sua il servizio di protezione fornito da agenzie private.
In Germania la scorta è assegnata solo al presidente del Bundestag, al Cancelliere ed ai ministri.
In Francia, invece, oltre ai presidenti in carica di Assemblea e Senato, hanno diritto alla scorta il Presidente della Repubblica, il premier ed i suoi ministri.
Anche in Spagna ormai hanno diritto alla scorta il Re, il primo ministro ed il presidente del Congresso dei deputati.
Infine, in Gran Bretagna, Austria ed Olanda la scorta è riservata ai Capi di Stato ed ai Premier.
Domanda: quante decine di migliaia di bisognosi si riuscirebbero a sfamare ponendo fine a questo scandaloso sperpero di denaro pubblico?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Viviamo in un paese dove non ci resta che scrivere per manifestare un malessere profondo.
Purtroppo siamo "governati" da una classe dirigente interessata solo al mantenimento di se stessa.
I problemi che affliggono il paese vengono messi in luce da più parti ma il risultato è sempre lo stesso.........
parole, dibattiti, "tavoli di lavoro", commissioni di studio ... ma la risposta è sempre e solo una: una non risposta confezionata ad hoc, capace di mantenere le cose come sono.
Per capire l'essenza della politica italiana, senza cadere nell'illusione che le cose possano essere modificate, basterebbe leggere il testo sul quale la classe dirigente si forma: Il gattopardo.

Alex di Monterosso ha detto...

Il vero problema del nostro Paese nasce nelle urne, dove milioni di elettori depongono il loro voto senza prima valutare ciò che i politici hanno fatto e senza tentare strade alternative per cercare di migliorare il futuro.
Bastano mancette di poche decine di euro per far dimenticare malefatte e ruberie di questo o quel politico, salvo poi continuare ad addebitare tutte le colpe alla politica.
Se milioni di italiani riflettessero prima di depositare le loro schede nelle urne si renderebbero concretamente conto di poter dettare loro le linee politiche.
Da 60 anni, invece, milioni di elettori rinunciano a votare ragionando con la loro testa e preferiscono lasciarsi prendere per il sedere dal ciarlatano di turno.
Mi convinco sempre più che la soluzione dei problemi italici non potrà mai uscire dalle urne !