domenica 3 gennaio 2016

Sentirsi orfano di quel Capo dello Stato

Negli ultimi tempi incominciavo a sospettare di essere stato buggerato, molti anni fa, dal mio professore di diritto che insisteva nel ricordarci come la primaria responsabilità del Presidente della Repubblica Italiana fosse quella di farsi garante della Carta Costituzionale.
Per dissolvere ogni dubbio sono tornato a rileggermi la Costituzione e dal Art. 91 ho avuta conferma che il Capo dello Stato “… presta giuramento di fedeltà alla Repubblica e di osservanza della Costituzione”.
Ho anche riletto l’Art. 87 nel quale si specifica che il Presidente della Repubblica “… autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del governo”, e “… promulga le leggi, emana i decreti aventi valore di legge ed i regolamenti”.
Ecco perché, nell’’ascoltare il discorso di fine anno del Presidente Mattarella, sono stato da un lato sorpreso e dall'altro colto da sconforto nella convinzione ormai di essere orfano di quel modello di Capo dello Stato che la nostra Costituzione disegna.
Ad esempio, rivolgendosi agli italiani Mattarella ha usate parole ferme di condanna nei confronti della evasione fiscale, affermando come sia inaccettabile che attraverso l’evasione sia sottratto al Fisco il 7,5% del PIL.
Perbacco, come non essere d’accordo con queste sue parole !
Sennonché, in quanto Capo dello Stato, Mattarella ha promulgato proprio lui, senza batter ciglio, il DL 158/2015 del governo Renzi con il quale, riformando il d.lgs 74/2000, sono stati depenalizzati i reati tributari.
Vale a dire, dal 22 ottobre 2015 non è più reato penale né “dimenticarsi” di pagare le tasse fino a € 150.000, né “dimenticarsi” di  versare l’IVA fino a € 250.000 !
Insomma, un messaggio forte e chiaro agli evasori: tranquilli, tanto anche se vi dovessero beccare non rischierete più la galera !
Ma lo stesso Capo dello Stato non ha battuto ciglio neppure davanti alla Legge di Stabilità 2016 che, elevando a 3.000 euro la soglia di utilizzo dei contanti, facilita e legittima di fatto la circolazione del cosiddetto “dirty money”, generato sia da evasione fiscale che da attività illecite.
Mattarella, però, ha anche promulgata la Legge 109/2015 con la quale il governo Renzi ha aggirata la sentenza 70/2015 della Consulta che ha dichiarata, senza se e senza ma, la illegittimità costituzionale del blocco di rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici.
Lascia perplessi che neppure in presenza di una legge che si è fatta beffe del giudizio di incostituzionalità, pronunciato dalla Consulta e non da un circolo ricreativo, il Capo dello Stato non abbia ritenuto necessario “prima di promulgare la legge, di inviare un messaggio motivato alle Camere per chiedere una nuova deliberazione” (Art. 74 della Costituzione).
Ma il massimo sconforto da tempo lo provoca l’assordante silenzio con cui il Capo dello Stato dimostra indifferenza di fronte al procedere di riforme con cui Renzi mina i principi cardini della nostra Costituzione.
Mi riferisco, ad esempio, alla riforma con la quale, da istituzione eletta “a suffragio universale e diretto dagli elettori” (Art. 58 della Costituzione), si trasforma il Senato in una spartizione di poltrone tra amministratori locali, si depredano gli elettori del diritto costituzionale di eleggere i propri senatori, si cassa ogni potere di controllo e di revisione dell’operato della Camera da parte del Senato.
Una riforma che insieme al Italicum, la nuova legge elettorale, faranno cartastraccia dei principi costituzionali ed apriranno le porte ad un regime assolutista con il silenzioso beneplacito di un Capo dello Stato che, invece, dovrebbe essere il garante della Costituzione.
Come non sentirmi oggi orfano, perciò, di quel Presidente della Repubblica a cui si riferiva il mio professore di diritto ? 

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