Dopo aver tentato, con la
latitanza a Beirut, di sfuggire ai sette anni di carcere, inflittigli con
sentenza definitiva dalla Corte di Cassazione per “concorso esterno in associazione mafiosa”, è stato finalmente
estradato in Italia e rinchiuso in una cella delle galere parmensi.
Il riferimento a Marcello Dell’Utri,
protagonista di queste vicende, non è casuale.
Dell’Utri, infatti, amico fraterno
di Berlusconi, ex senatore di Forza Italia, partito del quale è stato tra i padri
fondatori, è l’individuo che dopo aver fatto assumere come “stalliere” nella
villa San Martino di Arcore il mafioso e pluriomicida Vittorio Mangano, ha
avuta la sfrontatezza di definirlo un “eroe”
per non aver rivelati alla magistratura i rapporti che intercorrevano tra lo
stesso Dell’Utri, il compare Berlusconi ed i vertici mafiosi.
Ebbene, da una sfrontatezza
all’altra ecco che, nei giorni scorsi, i lettori del Corriere della Sera si
sono imbattuti in una pagina a pagamento, con la quale, sotto il titolo “Al tuo fianco, Marcello”, decine di affettuosi
fan del pregiudicato Dell’Utri gli esprimevano la loro vicinanza e solidarietà.
Un esempio vergognoso di
come anche il quotidiano della borghesia italiana possa, di fronte al denaro,
diventare strumento per il fiancheggiamento di pregiudicati, conniventi con la
mafia.
A quando una pagina sul
Corsera degli amici di Totò Riina o di Bernardo Provenzano ?
Tra i tanti italiani, sconcertati e turbati dalla prostituzione del Corsera, anche Antonio Vassallo, un consigliere comunale di Capaci impegnato nella lotta alla mafia, che si è rivolto ai “fiancheggiatori” di Dell’Utri con una lettera il cui testo desidero proporre ai lettori di questo blog.
Tra i tanti italiani, sconcertati e turbati dalla prostituzione del Corsera, anche Antonio Vassallo, un consigliere comunale di Capaci impegnato nella lotta alla mafia, che si è rivolto ai “fiancheggiatori” di Dell’Utri con una lettera il cui testo desidero proporre ai lettori di questo blog.
(Ndr:
la lettera di Vassallo è stata pubblicata su Huffington Post del 27 giugno
2014).
* * *
"Cari
"fiancheggiatori" di Marcello dell'Utri, mi chiamo Antonio Vassallo,
sono un consigliere comunale di Capaci. Dopo aver letto la vostra pagina a
pagamento, sul Corriere della Sera, con la quale avete sentito il dovere di
esprimere vicinanza al vostro amico e capo, sento anch'io il dovere di
ricordarvi che Marcello dell'Utri non è stato condannato per non avere saputo
amministrare bene Publitalia o per avere falsato qualche partita della
Bacigalupo calcio.
Non entro nel
merito dei sentimenti di quanti di voi conoscono e vogliono mostrare la loro
vicinanza a una persona detenuta, ci tengo a ricordarvi che Marcello Dell'Utri
è stato messo in galera perché condannato a sette anni, a titolo definitivo,
per concorso esterno in associazione mafiosa, per avere avuto rapporti con chi
nel nostro Paese, dalla Sicilia alla Lombardia, ha seminato terrore e sangue,
uccidendo bambini, uomini e donne.
Dite che nulla
può cambiare il vostro giudizio su chi ha contribuito a far crescere il nostro
Paese. Perché non lo dite ai tanti ragazzi italiani disoccupati che non hanno
mai voluto vendere la propria dignità per un lavoro? Ditelo ai familiari delle
vittime di Mafia. Ditelo ai familiari di tutti i giornalisti che sono stati ammazzati
da Cosa Nostra.
Vi ho scritto queste righe pensando a
tutti gli italiani molto diversi da voi, che ancora amano coltivare il senso
dell'indignazione, che vorrebbero dire - non attraverso le pagine di un
quotidiano ma guardandovi in faccia - che chi ha favorito la Mafia ricoprendo il ruolo di Senatore è due
volte Colpevole e va allontanato.
Potevate fare
sentire la vostra "vicinanza e affetto" al vostro Marcello
privatamente e invece, da maestri della comunicazione quali siete, avete voluto
scegliere di farlo così, pubblicamente, sapendo bene che certe iniziative
possono trasformarsi in pericolose interferenze su indagini in corso e
contribuire a creare un clima di discredito nei confronti dei magistrati e
degli uomini delle forze dell'ordine impegnati contro la mafia.
L'averlo fatto in modo così plateale è davvero
inquietante, imbarazzante ed offensivo, in una Italia fatta da tante persone
che vorrebbero comprare dieci pagine di tutti i quotidiani d'Italia per
scrivere che la mafia è una gran montagna di m****, e che uomini come Il
vostro "fiancheggiato" vi hanno costruito sopra le loro fortune
politiche, compromettendo il futuro di molti territori Italiani. A Marcello Dell'Utri mi sento
di dire molto umilmente di
scontare serenamente i sette anni di prigione e al suo rilascio, di tornare tra
la belle persone (quelle che forse non ha mai frequentato) quelle pulite,
quelle che credono e operano ogni giorno inneggiando alla bellezza per farsi
contagiare".