sabato 27 febbraio 2016

Oggi è legittimo cornificare il partner…

Solo una mente, impareggiabile per il suo oscurantismo medioevale, come quella di Angelino Alfano, poteva giungere al punto di identificare nell’obbligo reciproco dei coniugi alla fedeltà il fattore discriminante tra il matrimonio e le unioni civili.
Non posso fare a meno di scompisciarmi dalle risa al pensiero che a qualificare l’unione matrimoniale sia ancora l’obbligo di fedeltà tra i coniugi, concetto al quale oggi non prestano più fede neppure i parrocchiani delle chiesupole sperdute tra i monti del profondo sud d’Italia.
E perché mai, per differenziare maggiormente il matrimonio dalle unioni civili, Alfano non ha indicato, insieme all’obbligo di fedeltà, anche quello della cintura di castità ?
Ridicolo ! Semplicemente grottesco che il Senato della Repubbica Italiana sia stato costretto a votare la fiducia ad un provvedimento legislativo che prevede, come peculiare, la legittimità di cornificare il partner nelle unioni civili.
Già, perché l’ottusa ipocrisia cattolica di Alfano, Sacconi, Formigoni, Schifani, Giovanardi & Co, finge di ignorare il diffuso proliferare di corna che da sempre caratterizza i matrimoni, si, anche quelli celebrati con il rito di Santa Romana Chiesa.
Quando poi un esultante Alfano celebra la legge sulle unioni civili con parole ignominiose quali: “abbiamo impedito una rivoluzione contro natura” , beh … allora vuol dire che si è toccato il fondo !
Neppure la lobbie cardinalizia, capitanata da Bagnasco e Parolin, attiva in modo intollerabile in queste settimane, si sarebbe atteso che l’ipocrisia dell’integralismo cattolico potesse giungere a tanto toccando livelli di oscurantismo così squallidi e meschini.
Fatto sta che, ancora una volta, la laicità del nostro Paese è risultata ostaggio dei rigurgiti di un cattolicesimo integralista che si oppone alla irreversibilità dei cambiamenti che pervadono la nostra cultura, il nostro essere, la nostra civiltà.
Di fronte a queste nuove forme di crociate non bisogna abbassare la guardia ! 

giovedì 25 febbraio 2016

“Ammuina” renziana e sagra dell’ipocrisia

Gli storici escludono, senza riserve, l’autenticità di quel Art. 27, del Regolamento della Real Marina del Regno delle Due Sicilie, al quale la tradizione popolare napoletana, invece, vorrebbe accreditare l’origine del pittoresco comando: “facite ammuina”.
Sulle bancarelle dei vicoli napoletani il turista può procurarsi, con pochi spiccioli, una copia del presunto testo di questo Art. 27, dalle cui  prime righe si può apprezzare la essenzialità espressiva di due sole parole, “facite ammuina”, con le quali si può originare un travisamento della realtà, oppure una confusione che distragga l’attenzione da propositi a volte inconfessati.
“All’ordine Facite Ammuina tutti chilli che stanno a prora vann’ a poppa e chilli che stann’ a poppa vann’ a prora; chilli che stann’ a dritta vann’ a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann’ a dritta,…” (NdR: “All’ordine Facite Ammuina, tutti coloro che sono a prua vadano a poppa e quelli che sono a poppa vadano a prua, quelli a destra vadano a sinistra e quelli a sinistra vadano a destra…”).
Ebbene, mentre della Real Marina del Regno delle due Sicilie se ne conserva il ricordo nei volumi di storia, il comando “facite ammuina” sembra essere l’input permanente impartito alla ciurma renziana.
Come non pensare, ad esempio, che Debora Serracchiani faccia solo “ammuina” quando zompa, invasata, da un talkshow all’altro per aggiornare con continuità il verbo mutevole del “divino” ?
E forse non fa solo “ammuina” Lorenzo Guerini quando si sbatte da uno spalto all’altro del Nazareno nel disperato e vano tentativo di tamponare dissensi e fughe ?
Alla ciurma dei fedelissimi della prima e dell’ultima ora spetta il compito, invece, di fare “ammuina” ogniqualvolta sia necessario  sollevare polveroni per nascondere insicurezze ed ansie del “divino”.
E l’ordine “facite ammuina” è scattato, puntualmente ancora una volta, in occasione del ddl Cirinnà sulle unioni civili.
Dopo due anni di dubbi e rinvii sembrava, infatti, che la legge sulle unioni civili avesse imboccata finalmente la dirittura d’arrivo, con il beneplacito del Granduca di Rignano sull’Arno.
Niente di più mistificatorio !
Infatti, quando ormai sembrava che l’aula del Senato potesse iniziare l’esame del ddl Cirinnà e votarne le singole parti, con libertà di coscienza e, se opportuno, con voto segreto, è sopraggiunto il “supercanguro Marcucci” che ha mandato il tutto a carte quarantotto.
Inevitabilmente, di fronte alla arroganza del supercanguro, uno strumento antidemocratico concepito al solo scopo di impedire il confronto e la discussione parlamentare, le opposizioni (NdR: M5S), pur se dichiaratamente favorevoli a votare il ddl Cirinnà, non hanno potuto fare altro che manifestare la loro contrarietà.
D’altra parte non è la prima volta, in questa legislatura, che il governo ricorra a canguri e supercanguri per mettere il bavaglio al Parlamento ed impedire l’esame e la discussione dei provvedimenti legislativi.
Evidentemente la democrazia parlamentare non ha ancora diritto di cittadinanza dalle parti di Rignano sull’Arno.
Fatto sta che, ancora una volta, alla ciurma renziana è stato ordinato di fare “ammuina” per nascondere quello che, fin dall’inizio, era il vero obiettivo del Granduca.
Cioè, mettere in scacco la minoranza PD,  depauperando la legge sulle unioni civili  della “stepchild adoption” e di ogni riferimento alla famiglia, con il ricorso, l’ennesimo, ad un voto di fiducia che sdogani definitivamente la pattuglia di Verdini come forza di maggioranza.
Inoltre, per meschini tornaconti elettoralistici Renzi voleva evitare che il M5S potesse risultare determinante nella approvazione del ddl Cirinnà.
Morale: in questa sagra dell’ipocrisia ad uscirne sconfitti saranno quei milioni di cittadini che si erano illusi che l’Italia, alla stregua di tutti i Paesi europei, potesse dotarsi, finalmente, di una vera legge sui diritti civili.

martedì 23 febbraio 2016

Quel martedì 2 febbraio !

Capita, a volte, che le giornate sembrino essere scivolate via senza lasciar traccia.
Poi, ti accorgi di aver registrato, inconsapevolmente, qualcosa e ci ripensi.
Ad esempio, ascoltando Matteo Renzi che, a dispetto della realtà, continua a ripetere il suo mantra: “L’Italia ha ripreso finalmente a volare”, mi è tornato in mente quel martedì 2 febbraio, quando un tardivo Babbo Natale, appiedato di slitta e renne, è sbucato in piena notte a Fiumicino per depositare in un hangar dell’aeroporto un giocattolo principesco, un Airbus A340-500 corredato di ogni optional possibile ed immaginabile.
È a questo, forse, che intende riferirsi il nostro premier, oppure il riferimento è al debito pubblico, il solo che veramente continua a volare ?
Fatto sta che dalle ore 1 e 41’ del 2 febbraio, sotto il vigile sguardo di tecnici e forze dell’ordine, in un hangar di Fiumicino c’è il capriccioso gingillo che Matteo Renzi si è regalato, a spese dei contribuenti italiani, per celebrare i due anni di occupazione di Palazzo Chigi.
La fandonia ufficiale, per gli allocchi, è che nei voli a lungo raggio Matteo Renzi non sarà più costretto a stressanti scali tecnici.
È legittimo domandarsi, a questo punto, come abbiano fatto, fino ad oggi, i premier che lo hanno preceduto, e gli stessi Presidenti della Repubblica, a non soffrire lo stress da scali tecnici.
Mi sorprende che persino Silvio Berlusconi, pur abituato a comfort e sfarzi di ogni tipo, nei lunghi anni trascorsi a Palazzo Chigi non abbia mai fatte le bizze per lamentarsi dello stress durante i voli transoceanici.
Peraltro, sembra che neppure Papa Francesco, ed i suoi predecessori, abbiano mai bestemmiato contro gli scali tecnici.
Comunque, infischiandosene  degli impegni alla trasparenza, il governo ha stesa un cortina di segretezza sui costi, per la collettività, di questo capriccio renziano.
In base ai tariffari internazionali, come ha scritto il Corsera, il canone mensile del leasing per questo tipo di velivolo si aggirerebbe tra 230 e 315 mila euro, cui si devono sommare i costi dell’equipaggio, delle manutenzioni ordinarie e straordinarie, dei rimarchevoli consumi di kerosene dei 4 motori Rolls Royce.
Insomma, esperti del comparto aeronautico stimano che il giocattolo di Matteo Renzi, a conti fatti, finirà per costare agli italiani non meno di 180/200 milioni di euro.
Ecco perché i media di regime si sono attenuti al più ipocrita dei silenzi, preferendo battere la grancassa sulle insignificanti misure di contrasto alla povertà che Renzi, furbescamente, ha dato loro in pasto proprio nelle stesse ore in cui a Fiumicino atterrava l’A340.
Interventi irrilevanti innanzitutto perché non strutturali ma occasionali, con i quali nel 2016, forse, potrebbe essere elargita, alla vigilia delle elezioni amministrative, la solita mancetta elettorale di € 80 al mese, tanto cara a Renzi, a circa uno dei 4 milioni e 200.000 cittadini in stato di povertà assoluta e degli 8 milioni in stato di povertà relativa (NdR: dati ISTAT).
A confermare la irrilevanza di questi interventi ci ha pensato l’incerto Viceministro dell’Economia, Enrico Zanetti, che in TV si è esibito in una imbarazzata ed imbarazzante perorazione del provvedimento governativo.