Costituzione Italiana Art. 21: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione"
giovedì 16 giugno 2016
sabato 11 giugno 2016
Dopo il lanciafiamme … l’atomica
In questi giorni mi sembrano semplicemente patetiche le
reazioni di Bersani e Cuperlo, solo per citarne due, alla minaccia del
lanciafiamme che Renzi, questa volta in veste di segretario del PD, ha rivolta
ai suoi compagni di partito.
Non è certamente questa la prima, e di certo non sarà
l’ultima manifestazione di bullismo che Matteo Renzi esibisce tutte le volte
che si trova di fronte a difficoltà e responsabilità che è incapace di
affrontare e gestire con il confronto.
Eppure quei nobiluomini, rappresentanti della cosiddetta
minoranza DEM, fino ad oggi hanno sempre fatto finta di nulla, sottomettendosi
di continuo a votare anche provvedimenti insensati che facevano a pugni con la
loro fede politica e con i loro principi.
Alcuni, molto pochi a dire il vero, si sono ribellati ai
soprusi del segretario PD e, con risolutezza, hanno deciso di uscire da quel
partito che non riuscivano più a vivere come loro.
Bersani, Cuperlo, Speranza & company, invece, hanno
preferito continuare a subire ogni sopraffazione ed a prostituire il loro credo
per disciplina di partito, così almeno hanno sempre giustificata la loro
sottomissione.
La verità è che proprio sulla sottomissione degli inetti
i dispotismi sono riusciti sempre a costruire il loro potere.
Oggi, però, se i ballottaggi amministrativi dovessero
confermare la preannunciata batosta per il partito democratico, è prevedibile
che in direzione del PD si giungerà ad una inevitabile resa dei conti, con o
senza lanciafiamme.
La tracotante boria di Matteo Renzi non gli consentirà
mai di ammettere le sue indubbie responsabilità per i deludenti risultati del
partito di cui lui è il potente segretario.
Di certo non vorrà sentirsi responsabilizzare per
l’innaturale lingua in bocca con Denis Verdini che ha schifati ed indisposti
molti militanti, né per l’incomprensibile aiuto dato alle banche a scapito dei
piccoli risparmiatori, né per i troppi roboanti annunci trasformatisi in
bufale.
Non bisogna essere chiaroveggenti per immaginare che la
tattica renziana, perciò, sarà quella di addossare la colpa del tracollo PD
alla minoranza DEM.
Ed allora come si comporteranno i vari Bersani, Cuperlo,
Speranza & company ?
Metteranno ancora una volta la coda tra le gambe per
uscire dall’incontro becchi e bastonati, oppure dimostreranno un sussulto di
orgoglio e si ribelleranno uscendo dal partito ?
D’altra parte essendo minoranza nella direzione PD non hanno
alcuna speranza che una loro eventuale mozione di sfiducia nei confronti del
segretario possa essere approvata con il voto.
Già,
è tutto vero però a tormentarli permane un dubbio: se uscissero dal partito
quale sarebbe il loro futuro di parlamentari lautamente rimunerati? mercoledì 8 giugno 2016
Di ventennio in ventennio
Se durante il fascismo l’EIAR, con la
radio avesse avuta anche la televisione, gli italiani d’allora avrebbero assistito a quanto più o meno sta
accadendo oggi sotto l’egemonia del ducetto di Rignano sull’Arno.
Qualcuno potrebbe obiettare che già sotto
la dominazione berlusconiana la RAI si era assoggettata senza fiatare all’editto
bulgaro ed aveva epurati dagli schermi TV personaggi sgraditi al regime come Enzo
Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi.
Osservazione inoppugnabile che non fa altro
che confermare, però, come tra berlusconismo e renzismo non ci sia soluzione di
continuità.
Anzi, parafrasando la celebre frase
mussoliniana “è l’aratro che traccia il solco ma è la spada che lo difende”,
oggi si potrebbe dire: è Berlusconi che ha tracciata la strada al totalitarismo
ma è Renzi che la sta percorrendo.
Un regime renziano, in work in progress, che non tralascia nulla pur di non
sfigurare di fronte agli autoritarismi più infidi ed odiosi.
Il lavoro sporco, ad esempio, viene portato
avanti alla chetichella da individui subdoli e meschini per far sì che il
ducetto non compaia mai come autore o mandante delle nefandezze.
Un caso ?
Nicola Porro, giornalista e conduttore
televisivo licenziato dalla RAI perché inviso al regime, nell’ultima puntata
del suo programma “Virus, il contagio delle idee”, dal 2013 in onda su RAI 2, ha
ospitato, o ha dovuto ospitare, il premier Matteo Renzi che con la sua presenza
voleva dare ad intendere, agli allocchi, di non essere lui il mandante della
defenestrazione di Porro.
Non mi meraviglierei se, nelle settimane
precedenti, Porro sia stato sommerso da tweet renziani con l’hashtag #Nicolastaisereno, come accadde ad Enrico
Letta prima di essere pugnalato alla schiena.
Come in ogni regime dispotico anche in
quello renziano non manca il guitto che, mandati in soffitta frizzi e lazzi, si dedica anima e
core a far gioire il potente di turno.
Sta accadendo in questi giorni con Roberto
Benigni da Castiglion Fiorentino.
Inaspettatamente voltagabbana ed
opportunista, Benigni ha sotterrata la sua verve caustica ed irriverente per
chinarsi alle fregole di Matteo Renzi e dei suoi reggicoda che vogliono
sfregiare la Costituzione.
Era il 2012 quando Benigni, dagli schermi
televisivi di RAI 1, con un monologo seguito da 12 milioni di italiani
ricordava loro quanto fossero fortunati ad avere la Costituzione “La più bella
del mondo”.
Quel monologo di successo, nuovamente
mandato in onda dalla RAI lo scorso 2 giugno per i 70 anni della Carta
Costituzionale, è stato preceduto questa volta da una intervista e da un
costosissimo prologo di 6 minuti dello stesso Benigni (NdR: per il quale la RAI ha sborsati circa
200.000 euro !), utilizzati
dal comico fiorentino per far sapere che lui voterà “SI” al referendum di
ottobre per confermare la oscena riforma costituzionale del Senato.
Benigni, naturalmente, si è guardato bene
dal motivare perché oggi sia passato dalla parte di chi intende stuprare “La
più bella del mondo”.
Eppure ricordo bene che, quando furoreggiava Berlusconi, lui
era tra i più implacabili ed instancabili nel tuonare contro possibili
tentativi berlusconiani di cambiare la Costituzione.
Possibile che Benigni scopra improvvisamente che la Costituzione,
da lui celebrata come “La più bella del mondo”, sia diventata così antiquata e
malridotta da dover essere sottoposta ad un lifting che la sfiguri ?
E questo solo per far piacere a Matteo Renzi ?
Suvvia
Benigni, anche se lei è solo un guitto dia prova di un po’ di coerenza e di onestà
intellettuale !lunedì 6 giugno 2016
giovedì 2 giugno 2016
A Napoli direbbero: cornuti e mazziati !
Ricordo che quando ero bambino mi attiravano molto quei
personaggi che nei mercati rionali, issati su traballanti sgabelli ed armati di
megafono, si sgolavano nel decantare i prodigiosi effetti di un intruglio
contro la caduta dei capelli o di una pozione per assicurarsi l’eterna giovinezza.
Erano semplici venditori che con arguzie e storielle iperboliche
si approfittavano della dabbenaggine degli astanti per rifilare, ai più
creduloni, lozioni, creme ed unguenti assolutamente inefficaci.
Oggi li qualificheremmo pomposamente “marketing man” o “sales
account”, allora li definivano più semplicemente imbonitori o ciarlatani.
Una volta scomparsi quei ruspanti, e tutto sommato
innocui ciarlatani, abbiamo avuto modo, per alcuni decenni, di incontrare nei mercatini un’altra genia di venditori
di fumo, i politici che, alla vigilia delle elezioni, montati su palchi
improvvisati tenevano i loro comizi per turlupinare gli astanti con roboanti ma
inverosimili promesse.
Alle piazze reali, però, da anni sono subentrate le
piazze virtuali, televisione, internet, social media, etc., ma gli imbonitori
continuano ad imperversare in ogni dove, soprattutto nei palazzi del potere e nelle
assemblee parlamentari.
Da bambino, assistendo alle performance di quei
ciarlatani nel mercatino sotto casa, ero incantato da quelle facce di latta che
si esibivano davanti alla gente.
Più tardi mi sono reso conto che, per infinocchiare con
storielle e fregnacce i grulli che li stavano ad ascoltare, bisognava essere già
nati con la faccia di latta e con la inclinazione ad abbindolare il prossimo.
Ecco perché ogniqualvolta un politico si esibisce con panzane,
slogan e bla bla bla, per infinocchiare i cittadini io penso che sia già nato ciarlatano
prima di diventare politico.
Me ne convinco sempre più da qualche tempo a questa
parte, da quando, cioè, a Palazzo Chigi sono approdati premier che sembrano
avere come principale loro intendimento quello di intorpidire i cervelli degli
italiani mitragliando slogan a gogò.
Senza dubbio Berlusconi è stato per molti anni l’archetipo
del premier ciarlatano, fino a lasciare Palazzo Chigi, nel 2011 con il Paese afflitto
da una crisi lancinante, dopo aver pronunciato il famoso: “Crisi da noi? Ma se i ristoranti sono
pieni e si fatica a prenotare un posto sugli aerei !”.
Matteo Renzi, che per molti versi scimmiotta il suo precettore
Berlusconi, non vuole essergli da meno e, con un tweet dopo l’altro, spara
slogan ad effetto che fanno presa anche e soprattutto sugli orfani
berlusconiani.
Così, mentre in Italia la povertà dilaga e l’ISTAT indica
nel 6% il peso delle famiglie che vivono in condizione di povertà assoluta, e
nel 10% quello delle famiglie in povertà relativa, Renzi lancia il suo slogan: “Anche i poveri devono sorridere !”.
Se questa non è una presa per i fondelli !
Ma la vera e propria presa per i fondelli la sta subendo,
in questi giorni, quel 1.400.000 lavoratori dai quali una circolare
ministeriale pretende la restituzione dei famosissimi 80 euro mensili che Renzi
aveva dispensati come bonus propagandistico alla vigilia delle elezioni
europee.
Incredibile ma vero !
Infatti coloro che avevano percepiti gli 80 euro perché percettori
di un salario lordo inferiore ai 25.000 euro, avendo superata tale soglia, magari
per aver prestata qualche ora di lavoro straordinario, dovranno restituire in
una unica botta 960 euro.
Ma ancora più perfido è lo scherzo da prete che Renzi ha
fatto a quei circa 400.000 lavoratori che, invece, avevano percepiti gli 80
euro perché il loro salario lordo superava la soglia di 8.000 euro.
In questo caso, infatti, se il loro salario lordo è
risultato inferiore nei dodici mesi agli 8.000 euro dovranno restituire i 960
euro in una unica soluzione.
A Napoli direbbero: cornuti e mazziati.
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