Ricordo che quando ero bambino mi attiravano molto quei
personaggi che nei mercati rionali, issati su traballanti sgabelli ed armati di
megafono, si sgolavano nel decantare i prodigiosi effetti di un intruglio
contro la caduta dei capelli o di una pozione per assicurarsi l’eterna giovinezza.
Erano semplici venditori che con arguzie e storielle iperboliche
si approfittavano della dabbenaggine degli astanti per rifilare, ai più
creduloni, lozioni, creme ed unguenti assolutamente inefficaci.
Oggi li qualificheremmo pomposamente “marketing man” o “sales
account”, allora li definivano più semplicemente imbonitori o ciarlatani.
Una volta scomparsi quei ruspanti, e tutto sommato
innocui ciarlatani, abbiamo avuto modo, per alcuni decenni, di incontrare nei mercatini un’altra genia di venditori
di fumo, i politici che, alla vigilia delle elezioni, montati su palchi
improvvisati tenevano i loro comizi per turlupinare gli astanti con roboanti ma
inverosimili promesse.
Alle piazze reali, però, da anni sono subentrate le
piazze virtuali, televisione, internet, social media, etc., ma gli imbonitori
continuano ad imperversare in ogni dove, soprattutto nei palazzi del potere e nelle
assemblee parlamentari.
Da bambino, assistendo alle performance di quei
ciarlatani nel mercatino sotto casa, ero incantato da quelle facce di latta che
si esibivano davanti alla gente.
Più tardi mi sono reso conto che, per infinocchiare con
storielle e fregnacce i grulli che li stavano ad ascoltare, bisognava essere già
nati con la faccia di latta e con la inclinazione ad abbindolare il prossimo.
Ecco perché ogniqualvolta un politico si esibisce con panzane,
slogan e bla bla bla, per infinocchiare i cittadini io penso che sia già nato ciarlatano
prima di diventare politico.
Me ne convinco sempre più da qualche tempo a questa
parte, da quando, cioè, a Palazzo Chigi sono approdati premier che sembrano
avere come principale loro intendimento quello di intorpidire i cervelli degli
italiani mitragliando slogan a gogò.
Senza dubbio Berlusconi è stato per molti anni l’archetipo
del premier ciarlatano, fino a lasciare Palazzo Chigi, nel 2011 con il Paese afflitto
da una crisi lancinante, dopo aver pronunciato il famoso: “Crisi da noi? Ma se i ristoranti sono
pieni e si fatica a prenotare un posto sugli aerei !”.
Matteo Renzi, che per molti versi scimmiotta il suo precettore
Berlusconi, non vuole essergli da meno e, con un tweet dopo l’altro, spara
slogan ad effetto che fanno presa anche e soprattutto sugli orfani
berlusconiani.
Così, mentre in Italia la povertà dilaga e l’ISTAT indica
nel 6% il peso delle famiglie che vivono in condizione di povertà assoluta, e
nel 10% quello delle famiglie in povertà relativa, Renzi lancia il suo slogan: “Anche i poveri devono sorridere !”.
Se questa non è una presa per i fondelli !
Ma la vera e propria presa per i fondelli la sta subendo,
in questi giorni, quel 1.400.000 lavoratori dai quali una circolare
ministeriale pretende la restituzione dei famosissimi 80 euro mensili che Renzi
aveva dispensati come bonus propagandistico alla vigilia delle elezioni
europee.
Incredibile ma vero !
Infatti coloro che avevano percepiti gli 80 euro perché percettori
di un salario lordo inferiore ai 25.000 euro, avendo superata tale soglia, magari
per aver prestata qualche ora di lavoro straordinario, dovranno restituire in
una unica botta 960 euro.
Ma ancora più perfido è lo scherzo da prete che Renzi ha
fatto a quei circa 400.000 lavoratori che, invece, avevano percepiti gli 80
euro perché il loro salario lordo superava la soglia di 8.000 euro.
In questo caso, infatti, se il loro salario lordo è
risultato inferiore nei dodici mesi agli 8.000 euro dovranno restituire i 960
euro in una unica soluzione.
A Napoli direbbero: cornuti e mazziati.
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