In questi giorni mi sembrano semplicemente patetiche le
reazioni di Bersani e Cuperlo, solo per citarne due, alla minaccia del
lanciafiamme che Renzi, questa volta in veste di segretario del PD, ha rivolta
ai suoi compagni di partito.
Non è certamente questa la prima, e di certo non sarà
l’ultima manifestazione di bullismo che Matteo Renzi esibisce tutte le volte
che si trova di fronte a difficoltà e responsabilità che è incapace di
affrontare e gestire con il confronto.
Eppure quei nobiluomini, rappresentanti della cosiddetta
minoranza DEM, fino ad oggi hanno sempre fatto finta di nulla, sottomettendosi
di continuo a votare anche provvedimenti insensati che facevano a pugni con la
loro fede politica e con i loro principi.
Alcuni, molto pochi a dire il vero, si sono ribellati ai
soprusi del segretario PD e, con risolutezza, hanno deciso di uscire da quel
partito che non riuscivano più a vivere come loro.
Bersani, Cuperlo, Speranza & company, invece, hanno
preferito continuare a subire ogni sopraffazione ed a prostituire il loro credo
per disciplina di partito, così almeno hanno sempre giustificata la loro
sottomissione.
La verità è che proprio sulla sottomissione degli inetti
i dispotismi sono riusciti sempre a costruire il loro potere.
Oggi, però, se i ballottaggi amministrativi dovessero
confermare la preannunciata batosta per il partito democratico, è prevedibile
che in direzione del PD si giungerà ad una inevitabile resa dei conti, con o
senza lanciafiamme.
La tracotante boria di Matteo Renzi non gli consentirà
mai di ammettere le sue indubbie responsabilità per i deludenti risultati del
partito di cui lui è il potente segretario.
Di certo non vorrà sentirsi responsabilizzare per
l’innaturale lingua in bocca con Denis Verdini che ha schifati ed indisposti
molti militanti, né per l’incomprensibile aiuto dato alle banche a scapito dei
piccoli risparmiatori, né per i troppi roboanti annunci trasformatisi in
bufale.
Non bisogna essere chiaroveggenti per immaginare che la
tattica renziana, perciò, sarà quella di addossare la colpa del tracollo PD
alla minoranza DEM.
Ed allora come si comporteranno i vari Bersani, Cuperlo,
Speranza & company ?
Metteranno ancora una volta la coda tra le gambe per
uscire dall’incontro becchi e bastonati, oppure dimostreranno un sussulto di
orgoglio e si ribelleranno uscendo dal partito ?
D’altra parte essendo minoranza nella direzione PD non hanno
alcuna speranza che una loro eventuale mozione di sfiducia nei confronti del
segretario possa essere approvata con il voto.
Già,
è tutto vero però a tormentarli permane un dubbio: se uscissero dal partito
quale sarebbe il loro futuro di parlamentari lautamente rimunerati?
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