Se durante il fascismo l’EIAR, con la
radio avesse avuta anche la televisione, gli italiani d’allora avrebbero assistito a quanto più o meno sta
accadendo oggi sotto l’egemonia del ducetto di Rignano sull’Arno.
Qualcuno potrebbe obiettare che già sotto
la dominazione berlusconiana la RAI si era assoggettata senza fiatare all’editto
bulgaro ed aveva epurati dagli schermi TV personaggi sgraditi al regime come Enzo
Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi.
Osservazione inoppugnabile che non fa altro
che confermare, però, come tra berlusconismo e renzismo non ci sia soluzione di
continuità.
Anzi, parafrasando la celebre frase
mussoliniana “è l’aratro che traccia il solco ma è la spada che lo difende”,
oggi si potrebbe dire: è Berlusconi che ha tracciata la strada al totalitarismo
ma è Renzi che la sta percorrendo.
Un regime renziano, in work in progress, che non tralascia nulla pur di non
sfigurare di fronte agli autoritarismi più infidi ed odiosi.
Il lavoro sporco, ad esempio, viene portato
avanti alla chetichella da individui subdoli e meschini per far sì che il
ducetto non compaia mai come autore o mandante delle nefandezze.
Un caso ?
Nicola Porro, giornalista e conduttore
televisivo licenziato dalla RAI perché inviso al regime, nell’ultima puntata
del suo programma “Virus, il contagio delle idee”, dal 2013 in onda su RAI 2, ha
ospitato, o ha dovuto ospitare, il premier Matteo Renzi che con la sua presenza
voleva dare ad intendere, agli allocchi, di non essere lui il mandante della
defenestrazione di Porro.
Non mi meraviglierei se, nelle settimane
precedenti, Porro sia stato sommerso da tweet renziani con l’hashtag #Nicolastaisereno, come accadde ad Enrico
Letta prima di essere pugnalato alla schiena.
Come in ogni regime dispotico anche in
quello renziano non manca il guitto che, mandati in soffitta frizzi e lazzi, si dedica anima e
core a far gioire il potente di turno.
Sta accadendo in questi giorni con Roberto
Benigni da Castiglion Fiorentino.
Inaspettatamente voltagabbana ed
opportunista, Benigni ha sotterrata la sua verve caustica ed irriverente per
chinarsi alle fregole di Matteo Renzi e dei suoi reggicoda che vogliono
sfregiare la Costituzione.
Era il 2012 quando Benigni, dagli schermi
televisivi di RAI 1, con un monologo seguito da 12 milioni di italiani
ricordava loro quanto fossero fortunati ad avere la Costituzione “La più bella
del mondo”.
Quel monologo di successo, nuovamente
mandato in onda dalla RAI lo scorso 2 giugno per i 70 anni della Carta
Costituzionale, è stato preceduto questa volta da una intervista e da un
costosissimo prologo di 6 minuti dello stesso Benigni (NdR: per il quale la RAI ha sborsati circa
200.000 euro !), utilizzati
dal comico fiorentino per far sapere che lui voterà “SI” al referendum di
ottobre per confermare la oscena riforma costituzionale del Senato.
Benigni, naturalmente, si è guardato bene
dal motivare perché oggi sia passato dalla parte di chi intende stuprare “La
più bella del mondo”.
Eppure ricordo bene che, quando furoreggiava Berlusconi, lui
era tra i più implacabili ed instancabili nel tuonare contro possibili
tentativi berlusconiani di cambiare la Costituzione.
Possibile che Benigni scopra improvvisamente che la Costituzione,
da lui celebrata come “La più bella del mondo”, sia diventata così antiquata e
malridotta da dover essere sottoposta ad un lifting che la sfiguri ?
E questo solo per far piacere a Matteo Renzi ?
Suvvia
Benigni, anche se lei è solo un guitto dia prova di un po’ di coerenza e di onestà
intellettuale !
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