giovedì 25 febbraio 2016

“Ammuina” renziana e sagra dell’ipocrisia

Gli storici escludono, senza riserve, l’autenticità di quel Art. 27, del Regolamento della Real Marina del Regno delle Due Sicilie, al quale la tradizione popolare napoletana, invece, vorrebbe accreditare l’origine del pittoresco comando: “facite ammuina”.
Sulle bancarelle dei vicoli napoletani il turista può procurarsi, con pochi spiccioli, una copia del presunto testo di questo Art. 27, dalle cui  prime righe si può apprezzare la essenzialità espressiva di due sole parole, “facite ammuina”, con le quali si può originare un travisamento della realtà, oppure una confusione che distragga l’attenzione da propositi a volte inconfessati.
“All’ordine Facite Ammuina tutti chilli che stanno a prora vann’ a poppa e chilli che stann’ a poppa vann’ a prora; chilli che stann’ a dritta vann’ a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann’ a dritta,…” (NdR: “All’ordine Facite Ammuina, tutti coloro che sono a prua vadano a poppa e quelli che sono a poppa vadano a prua, quelli a destra vadano a sinistra e quelli a sinistra vadano a destra…”).
Ebbene, mentre della Real Marina del Regno delle due Sicilie se ne conserva il ricordo nei volumi di storia, il comando “facite ammuina” sembra essere l’input permanente impartito alla ciurma renziana.
Come non pensare, ad esempio, che Debora Serracchiani faccia solo “ammuina” quando zompa, invasata, da un talkshow all’altro per aggiornare con continuità il verbo mutevole del “divino” ?
E forse non fa solo “ammuina” Lorenzo Guerini quando si sbatte da uno spalto all’altro del Nazareno nel disperato e vano tentativo di tamponare dissensi e fughe ?
Alla ciurma dei fedelissimi della prima e dell’ultima ora spetta il compito, invece, di fare “ammuina” ogniqualvolta sia necessario  sollevare polveroni per nascondere insicurezze ed ansie del “divino”.
E l’ordine “facite ammuina” è scattato, puntualmente ancora una volta, in occasione del ddl Cirinnà sulle unioni civili.
Dopo due anni di dubbi e rinvii sembrava, infatti, che la legge sulle unioni civili avesse imboccata finalmente la dirittura d’arrivo, con il beneplacito del Granduca di Rignano sull’Arno.
Niente di più mistificatorio !
Infatti, quando ormai sembrava che l’aula del Senato potesse iniziare l’esame del ddl Cirinnà e votarne le singole parti, con libertà di coscienza e, se opportuno, con voto segreto, è sopraggiunto il “supercanguro Marcucci” che ha mandato il tutto a carte quarantotto.
Inevitabilmente, di fronte alla arroganza del supercanguro, uno strumento antidemocratico concepito al solo scopo di impedire il confronto e la discussione parlamentare, le opposizioni (NdR: M5S), pur se dichiaratamente favorevoli a votare il ddl Cirinnà, non hanno potuto fare altro che manifestare la loro contrarietà.
D’altra parte non è la prima volta, in questa legislatura, che il governo ricorra a canguri e supercanguri per mettere il bavaglio al Parlamento ed impedire l’esame e la discussione dei provvedimenti legislativi.
Evidentemente la democrazia parlamentare non ha ancora diritto di cittadinanza dalle parti di Rignano sull’Arno.
Fatto sta che, ancora una volta, alla ciurma renziana è stato ordinato di fare “ammuina” per nascondere quello che, fin dall’inizio, era il vero obiettivo del Granduca.
Cioè, mettere in scacco la minoranza PD,  depauperando la legge sulle unioni civili  della “stepchild adoption” e di ogni riferimento alla famiglia, con il ricorso, l’ennesimo, ad un voto di fiducia che sdogani definitivamente la pattuglia di Verdini come forza di maggioranza.
Inoltre, per meschini tornaconti elettoralistici Renzi voleva evitare che il M5S potesse risultare determinante nella approvazione del ddl Cirinnà.
Morale: in questa sagra dell’ipocrisia ad uscirne sconfitti saranno quei milioni di cittadini che si erano illusi che l’Italia, alla stregua di tutti i Paesi europei, potesse dotarsi, finalmente, di una vera legge sui diritti civili.

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