Gli
storici escludono, senza riserve, l’autenticità di quel Art. 27, del
Regolamento della Real Marina del Regno delle Due Sicilie, al quale la
tradizione popolare napoletana, invece, vorrebbe accreditare l’origine del pittoresco
comando: “facite ammuina”.
Sulle
bancarelle dei vicoli napoletani il turista può procurarsi, con pochi spiccioli,
una copia del presunto testo di questo Art. 27, dalle cui prime righe si può apprezzare la essenzialità
espressiva di due sole parole, “facite ammuina”, con le quali si può originare un
travisamento della realtà, oppure una confusione che distragga l’attenzione da propositi
a volte inconfessati.
“All’ordine Facite
Ammuina tutti chilli che stanno a prora vann’ a poppa e chilli
che stann’ a poppa vann’ a prora; chilli che stann’ a dritta vann’ a sinistra e
chilli che stanno a sinistra vann’ a dritta,…” (NdR: “All’ordine Facite Ammuina, tutti coloro che sono a prua vadano a
poppa e quelli che sono a poppa vadano a prua, quelli a destra vadano a
sinistra e quelli a sinistra vadano a destra…”).
Ebbene, mentre della Real Marina del Regno
delle due Sicilie se ne conserva il ricordo nei volumi di storia, il comando
“facite ammuina” sembra essere l’input permanente impartito alla ciurma
renziana.
Come non pensare, ad esempio, che Debora
Serracchiani faccia solo “ammuina” quando zompa, invasata, da un talkshow all’altro
per aggiornare con continuità il verbo mutevole del “divino” ?
E forse non fa solo “ammuina” Lorenzo
Guerini quando si sbatte da uno spalto all’altro del Nazareno nel disperato e vano
tentativo di tamponare dissensi e fughe ?
Alla ciurma dei fedelissimi della prima e
dell’ultima ora spetta il compito, invece, di fare “ammuina” ogniqualvolta sia
necessario sollevare polveroni per
nascondere insicurezze ed ansie del “divino”.
E l’ordine “facite ammuina” è scattato, puntualmente
ancora una volta, in occasione del ddl Cirinnà sulle unioni civili.
Dopo due anni di dubbi e rinvii sembrava,
infatti, che la legge sulle unioni civili avesse imboccata finalmente la
dirittura d’arrivo, con il beneplacito del Granduca di Rignano sull’Arno.
Niente di più mistificatorio !
Infatti, quando ormai sembrava che l’aula
del Senato potesse iniziare l’esame del ddl Cirinnà e votarne le singole parti,
con libertà di coscienza e, se opportuno, con voto segreto, è sopraggiunto il “supercanguro
Marcucci” che ha mandato il tutto a carte quarantotto.
Inevitabilmente, di fronte alla arroganza
del supercanguro, uno strumento antidemocratico concepito al solo scopo di
impedire il confronto e la discussione parlamentare, le opposizioni (NdR: M5S), pur se dichiaratamente
favorevoli a votare il ddl Cirinnà, non hanno potuto fare altro che manifestare
la loro contrarietà.
D’altra parte non è la prima volta, in
questa legislatura, che il governo ricorra a canguri e supercanguri per mettere
il bavaglio al Parlamento ed impedire l’esame e la discussione dei
provvedimenti legislativi.
Evidentemente la democrazia parlamentare
non ha ancora diritto di cittadinanza dalle parti di Rignano sull’Arno.
Fatto sta che, ancora una volta, alla
ciurma renziana è stato ordinato di fare “ammuina” per nascondere quello che,
fin dall’inizio, era il vero obiettivo del Granduca.
Cioè, mettere in scacco la minoranza PD, depauperando la legge sulle unioni civili della “stepchild adoption” e di ogni
riferimento alla famiglia, con il ricorso, l’ennesimo, ad un voto di fiducia
che sdogani definitivamente la pattuglia di Verdini come forza di maggioranza.
Inoltre, per meschini tornaconti elettoralistici
Renzi voleva evitare che il M5S potesse risultare determinante nella
approvazione del ddl Cirinnà.
Morale: in questa sagra
dell’ipocrisia ad uscirne sconfitti saranno quei milioni di cittadini che si
erano illusi che l’Italia, alla stregua di tutti i Paesi europei, potesse dotarsi,
finalmente, di una vera legge sui diritti civili.
Nessun commento:
Posta un commento