Il fronte compatto dei “NO” opposto dai
Paesi dell’UE, in occasione del vertice di Tallinn, alle richieste dell’Italia di aprire i loro
porti agli sbarchi dei migranti, non avrebbe dovuto né sorprendere i nostri
governanti né tantomeno spingere commentatori ed opinionisti a tuonare contro
il cinismo e l’egoismo dell’Europa.
Poche ore prima che iniziasse il vertice di
Tallinn, infatti, Emma Bonino, ex ministro degli esteri del Governo Letta,
intervistata dal Giornale di Brescia, aveva spiegati, con semplicità e
franchezza, i motivi per i quali l’UE non avrebbe potuto né voluto accogliere
le istanze italiane.
Nel concordare e definire il protocollo
della Operazione Triton (NdR: che dal novembre 2014 è subentrata a Mare
Nostrum) fu il governo Renzi a chiedere ed ottenere
che tutti i mezzi, partecipanti a Triton
ed operanti nel Mediterraneo, agissero sotto
il comando esclusivo della Guardia Costiera, accollandosi in cambio l’onere di
far sbarcare nei porti italiani tutti i migranti intercettati e salvati in mare
da tutte le unità navali, qualsiasi bandiera battessero.
Per nessun altro Paese europeo, quindi, il
protocollo Triton prevede l’obbligo di aprire i propri porti allo sbarco di
migranti.
La verità è che, con la consueta
superficialità e con ostentata spacconeria, il governo Renzi non si preoccupò affatto
di valutare quali dimensioni avrebbero potuto assumere i flussi migratori,
esponendo così il Paese al rischio della insostenibile ed inaccettabile situazione
a cui, di fatto, l’Italia è costretta da
tempo.
Tale irrazionalità era motivata, però,
dalla richiesta del governo Renzi alla UE di ottenere in cambio la flessibilità
sui conti pubblici italiani per gli anni 2014, 2015 e 2016, allo scopo di avere
mano libera nella elargizione di mance e mancette miliardarie a destra e a manca.
Flessibilità che Bruxelles ha concessa e
rispettata, ma che è stata ottenuta non battendo i pugni sul tavolo, come Renzi
ha sempre fatto credere, ma più sfrontatamente barattando generosità, pazienza
e sicurezza degli italiani.
Fatto sta che nella migliore tradizione del
“passata la festa gabbatu
lu santu”, dopo aver
goduta della flessibilità concessa dalla UE, oggi tocca al governo Gentiloni
fare lo gnorri e reclamare dagli altri
Paesi europei la apertura dei loro porti allo sbarco di migranti, esponendosi
così all’inevitabile mortificazione di Tallinn.
Tra l’altro, a Gentiloni è toccato
prendersi anche i rimbrotti perché l’Italia non ha provveduto finora a
respingere ed espellere i migranti che non hanno diritto al permesso come rifugiati.
Prima di parlare, soprattutto nel caso
coinvolgano i diritti dei loro concittadini, i politici dovrebbero collegare la
lingua al cervello, sempre che non siano dotati solo della lingua.
Così ecco catapultata sui media l’ultima assurda
corbelleria.
L’ha formulata nelle ultime ore proprio lui, quel Matteo
Renzi artefice del gran casino sopra descritto.
Ancora uno slogan ad effetto destinato a
far presa sulla credulità di tanti baggiani.
Secondo Renzi “…serve un numero chiuso perché un eccesso
di immigrazione non fa bene a nessuno”.
Uno slogan infantile nella forma ed inattuabile
nel merito.
Infantile perché non fa che scimmiottare temi
populisti da sempre cavallo di battaglia di Matteo Salvini e della Lega.
Inattuabile perché:
1. l’Italia ha ratificata la Convenzione di
Ginevra del 1951 che stabilisce il divieto per gli Stati di respingere o
espellere chiunque sia da considerare rifugiato perché fugge da guerre o da violazioni di diritti umani (NdR: art. 33 della Convenzione). Anche al più ingenuo e sprovveduto è
chiaro, quindi, che la sola idea di numero chiuso violerebbe la Convenzione di
Ginevra e perciò il fatto che Renzi ne parli costituisce solo uno specchietto per
gli allocchi !
2. A nessun comandante delle unità impegnate
nella Operazione Triton potrà mai essere
impartito l’ordine di non prestare soccorso a tutti coloro che in mare si
trovino in pericolo di vita, a prescindere dal fatto che siano o no rifugiati. Sarebbe
un ordine che ogni comandante rifiuterebbe di eseguire perché in palese violazione
degli obblighi fissati dalle Convenzioni SOLAS, SAR e UNCLOS.
Alla faciloneria ed alla presunzione di
Matteo Renzi sfugge, ancora una volta, il vero fulcro del problema che non è
rappresentato dall’obbligo di accogliere quanti hanno diritto allo status di
rifugiati, ma piuttosto dalle molte decine di migliaia di individui, sbarcati
nei nostri porti, che non essendo rifugiati andrebbero respinti ed espulsi.
Respingimenti ed espulsioni che in tutti
questi anni non sono avvenuti per inadeguatezza ed incapacità delle strutture
proposte.
E’
proprio ciò che l’UE imputa al nostro Paese e che ha portato ai mortificanti
risultati del vertice di Tallinn.