lunedì 17 giugno 2013

Bersani … ancora tu, ma non dovevamo vederci più?


Era parso chiaro fin dalle primarie del novembre 2012.
Pierluigi Bersani stava inseguendo, con ostinato accanimento, la realizzazione del suo sogno nel cassetto, quello di candidarsi alla poltrona di Palazzo Chigi.
A spalleggiarlo in questa sua frenesia, anche disponendo trappole sul percorso, c’era tutto il vecchio apparato del PD, da D’Alema alla Bindi, consapevolmente spaventati dal possibile vento del rinnovamento, rappresentato da Matteo Renzi, che li avrebbe spazzati via, definitivamente, dalla scena politica.
Anche, ma forse soprattutto, per essersi legato a doppio filo con i portatori di una politica decrepita ed inciuciona, la proposta di Bersani per un “governo del cambiamento” risultava non credibile già ai tempi delle primarie.
Vinto il ballottaggio, con il 60,9% dei voti, Bersani, però, si è persuaso di essere un vincente e così si è incartato.
Accumulando cantonate su cantonate, in campagna elettorale, ha dilapidato in poche settimane il vantaggio, di cui era accreditato il centrosinistra, ed ha finito per perdere, di fatto, le elezioni.
Invece di smacchiare il giaguaro, ormai spelacchiato, è riuscito nell’impresa di rianimarlo e rinvigorirlo.
Il suo più grave errore, dopo il 25 febbraio, è stato quello di non essersi reso conto che le urne avevano certificato che lui fosse il vincitore sconfitto delle elezioni.
Così, intestarditosi nel tentativo illusorio di realizzare il suo sogno, si è accanito nella ricerca del come arrivare sulla poltrona di Palazzo Chigi.
Che dire, ad esempio, della tragicomica ricerca di Bersani di ottenere i voti del M5S senza contropartita?
Tentativi interminabili che, non solo hanno messa a nudo tutta la sua scarsa intelligenza politica, ma soprattutto hanno fatto pagare al Paese troppe settimane di non governo.
Sono trascorsi quasi quattro mesi da quelle angoscianti giornate, Bersani ha lasciata la segreteria di un PD disaggregato in mille anime, Napolitano è di nuovo al Quirinale, Berlusconi è sempre più borioso, l’Italia ha un governo che, di certo, non dà prova di decisionismo e di efficacia.
È bastato, però, che nel M5S si innescassero le prime avvisaglie di un’eventuale scissione, per ringalluzzire Pierluigi Bersani e farlo riemergere dalle tenebre per riproporre ancora quel “governo del cambiamento”, sul quale si sono ormai appiccicate le ragnatele del discredito e del disinteresse generale.
Bersani, però, continua ad essere ossessionato dal suo irrealizzabile sogno e dalla sua irriducibile ambizione.
Possibile che Bersani non abbia un amico che gli consigli di andare in analisi per affidarsi ad uno psicoterapeuta che lo aiuti a dimenticare per sempre Palazzo Chigi?

Nessun commento: