Mi sembra che in
questi primi sei mesi di governo l’elemento più caratterizzante sia stata la
sfrenata smania di protagonismo di Matteo Renzi.
Conferenze stampa, scorribande
da una parte all’altra del pianeta, interviste a quotidiani e giornaletti parrocchiali,
interventi in TV, insomma ogni occasione è stata buona per cercare visibilità
ed autoincensarsi.
Mesi e mesi di show,
mentre il Paese, quello reale, ha continuato a soffrire le conseguenze di una
crisi drammatica che ha visto crescere la disoccupazione ed aumentare angosciosamente
il numero degli italiani in condizione di povertà sia assoluta che relativa.
Poiché, però, il
protagonismo è fatale antagonista del gioco di squadra, a farne le spese
saranno, uno dopo l’altro, quei ministri che potrebbero competere con Renzi in
visibilità e fargli ombra.
È inevitabile che il
rischio aumenti vertiginosamente per quei ministri che, con una idea, una
proposta, un provvedimento, prospettino soluzioni con allettamenti demagogici.
È il caso, ad
esempio, della ventilata assunzione di 100.000 insegnanti precari prevista,
così sembrerebbe, dalla riforma della scuola del ministro Stefania Giannini.
Come poteva Renzi non
far suo un tema così populistico del quale atteggiarsi protagonista ?
Così, tanto per mettere
subito le cose in chiaro Renzi ha escluso inspiegabilmente il ministro Giannini
dal vertice con i Capi Gruppo PD di Camera e Senato e con il responsabile
scuola del PD, Davide Faraone, facendosi accompagnare, invece, dal
sottosegretario alla Istruzione, il renziano DOC Roberto Reggi.
Può darsi, però, che
il ministro Giannini fosse indisposta oppure impegnata altrove.
Lascia perplessi,
comunque, constatare che l’incontro non sia stato rinviato per consentire al
titolare del dicastero Istruzione di essere presente.
Oppure, chissà, può
darsi che il baciapile Renzi non abbia gradite le foto balneari in topless del
ministro Stefania Giannini, da qui la decisione di condannarla … al rogo secondo
i dettami della Sacra Inquisizione.
Anche nei confronti
del Guardasigilli Andrea Orlando, certamente non paparazzato in topless, Renzi però
dà segni di insofferenza da alcune settimane.
Colpa imperdonabile
di Orlando sarebbe quella di voler attuare una riforma della giustizia non gradita
al pregiudicato, compare di Renzi nel patto del Nazareno.
Infatti, perdirindindina,
Orlando oserebbe non solo reintrodurre il reato di falso in bilancio,
depenalizzato nel 2002 dal governo Berlusconi, ma anche prevedere il reato di autoriciclaggio
e riscrivere i tempi di prescrizione dei reati.
Renzi sembrerebbe sconvolto
dall’idea che, se il progetto di Orlando dovesse avere successo, si potrebbe
produrre una crepa nella relazione più che amicale tra lui e Berlusconi.
Il vero guaio per
Renzi è di non essere ancora riuscito a sbolognare il ministro degli Affari
Esteri, Federica Mogherini, facendola nominare Alto Commissario per la politica
estera della Unione Europea.
Infatti, solo se e
quando Mogherini lascerà la Farnesina, Renzi potrà giustificare al Capo dello
Stato un rimpasto del suo governo ed approfittarne per sostituire, con fedelissimi
più malleabili, anche i ministri Giannini ed Orlando.
Molti anni fa un
radiocronista al seguito del tour de France con le parole “c’è un uomo solo al
comando” commentava le imprese di Fausto Coppi che sarebbe poi giunto a Parigi
da trionfatore.
Il timore è che la stessa frase “c’è un uomo solo al
comando” pronunciata oggi, parlando di Matteo Renzi, preconizzi non l’arrivo
dell’Italia al Parc des Princes di Parigi, ma piuttosto la meno gloriosa comparsa a
Roma della Troika.