Tra le molte cicatrici che il 2014 lascerà
nella mia memoria ci sarà, senza dubbio, anche l’aver dovuto prendere atto che,
nel nostro Belpaese, il diritto sarà sempre più una inquietante scatola a
sorpresa da aprire ogni volta con trepidazione.
È crollato, così, un altro dei punti fermi
ai quali mi potevo aggrappare ogniqualvolta gli eventi, intorno a me, mi
inducevano allo sconcerto.
Erano stati eminenti cattedratici ad inculcarmi
l’idea che, in Italia, a prescindere dallo status, dalla posizione sociale,
dall’età e dal sesso, chiunque commetta un reato finisca per essere sempre
condannato e punito con una pena commisurata al misfatto commesso.
Volevano convincermi che “la giustizia è uguale per tutti”.
Erano gli anni in cui ad occupare le
istituzioni ed a decidere i destini del Paese non c’erano, però, così tanti inquisiti
e pregiudicati, corrotti e corruttori, malavitosi e collusi.
Siffatti manigoldi, infatti, approfittando
di aver messe le mani sul potere si sono precipitati a proteggere se stessi ed
i loro sodali dalle leggi e dalla loro applicazione.
Così, poco a poco la certezza del diritto è
stata smantellata con leggi ad personam,
con la depenalizzazione dei reati, con la sforbiciata dei tempi di prescrizione,
con il patteggiamento delle pene, e via discorrendo.
Un colpo molto grave alla certezza del
diritto lo assestano, però, anche molti di coloro che dovrebbero essere
fedeli apostoli e propugnatori del diritto e, quindi, della giustizia: i
magistrati.
Alcuni, ad esempio, si nascondono, con pusillanimità,
dietro a questo o quel codicillo pur di
lavarsene le mani, altri mirano solo ad ingraziarsi il potente di turno con
fantasiose interpretazioni delle leggi, altri sono preoccupati solo dal servirsi
della toga come passepartout per ambiziosi obiettivi personali.
Fatto sta che con sempre maggiore frequenza
gli italiani si trovano a fare i conti con provvedimenti e sentenze
incomprensibili e sconcertanti.
È accaduto nei giorni scorsi quando i
Giudici della I Sezione della Corte di Cassazione hanno annullate le condanne comminate
in primo e secondo grado per “disastro
ambientale doloso”, nel processo Eternit, nonostante il Procuratore
Generale avesse dovuto riconoscere la responsabilità dell’imputato (il magnate svizzero Stephan Schmidheiny) per “tutte le condotte che gli
sono state ascritte”.
Condanne di primo e secondo grado annullate
per “intervenuta prescrizione del reato”
!
Una decisione assurda ed irritante non solo per le vittime di quel
disastro ambientale ma per ogni cittadino di buon senso.
Ma come si può anche solo vagheggiare di
considerare prescritto un reato, come il disastro ambientale, che produce i
suoi infausti e luttuosi effetti con continuità negli anni ?
Ma dove vivono i Giudici della Cassazione ?
Lo sanno che proprio nei giorni in cui loro
si preoccupavano di annullare le condanne, a Casale stavano spegnendosi ancora altre
vittime di Eternit?
Ma qualcuno ha informati i Giudici delle
Cassazione che i disastri ambientali provocati da Eternit permangono ancora nelle
zone interessate ?
Giovanni Giolitti sosteneva che i giudici “applicano le leggi ai nemici e le
interpretano per gli amici”.
Come
faccio a non riconoscere, pur con amarezza, la profonda verità delle parole di
Giolitti se oltre alla incredibile conclusione del processo Eternit, ripenso,
ad esempio, alla scandalosa assoluzione di tutti gli imputati del processo per
l’assassinio di Stefano Cucchi, oppure alla ridicola sentenza con cui la Corte
di Appello del processo Ruby ha ribaltata la condanna di primo grado a 7 anni,
assolvendo Berlusconi per i reati di prostituzione minorile e concussione ?