In queste ore mi è tornato in mente il pandemonio che i
media, dalla radio alla TV ed alla carta stampata, sollevarono nel settembre
2007 per censurare Clemente Mastella, allora ministro della Giustizia del
governo Prodi, che si era servito dell’aereo di Stato, l’Air Force One, per
recarsi da Roma a Milano ed assistere al gran premio di Formula 1 di Monza.
Un sollazzo per l’allora ministro Mastella, a spese dei
contribuenti italiani, che suscitò la reazione sdegnata dei media !
Da allora sono trascorsi alcuni anni ed ho la sensazione
che la tensione censoria del giornalismo nostrano sia del tutto evaporata,
sacrificata sull’altare del più becero servilismo al potente in carica.
I primi cenni mi era sembrato già di coglierli quando,
nel settembre 2015 (NdR: ancora
settembre, un mese sfigato per i contribuenti), il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, mollò tutti
gli impegni istituzionali snobbando anche un evento strategico per l’economia
del mezzogiorno come la Fiera del Levante di Bari, per zompare su un aereo di
Stato e recarsi a New York per godersi la finale degli US Open di tennis tra Flavia
Pennetta e Roberta Vinci.
Di questo sollazzo di Matteo Renzi, a spese dei contribuenti
italiani, i media sembrarono non accorgersi.
Così come in questi giorni non ho notata né una parola di
incredulità né un accenno di censura sul fatto che Matteo Renzi, con moglie, figli e seguito di rigore, si sia recato a
Rio, ovviamente con il nuovissimo e costoso mega aereo di Stato, l’Airbus
340-500, per concedersi qualche giorno di vacanza olimpica.
Una vacanza che ai contribuenti italiani costerà qualche
centinaio di migliaia di euro ma che deve essere sfuggita allo zelo dei nostri striscianti
imbrattamedia.
È pur vero che chi non si conforma alla linea del potere
renziano rischia il posto come è accaduto, guarda caso proprio nei giorni in
cui Renzi si sollazzava a Rio, ai direttori del TG2 e del TG3.
Già, perché mentre tutti si indignano per il fatto che Recep
Tayyip Erdoğan sta radiando svergognatamente tutti i giornalisti turchi non
allineati, nessuno sembra rendersi conto che altrettanto sta facendo, però subdolamente,
il nostro Renzoğan.
“Mamma
li turchi !” … di casa nostra.
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