Spero che Charles Trenet mi perdonerà se oso scopiazzare,
e male, i meravigliosi versi di quella dolce
melodia che lui scrisse e musicò nel 1942: “Que rest-t-il de nos amours ?”.
In queste ore, però, quando ripenso a ciò che è rimasto
agli italiani dei 1000 giorni trascorsi da Matteo Renzi al governo del nostro
Paese, riecheggia in me quella stessa tormentosa domanda che Charles Trenet si poneva
su ricordi sicuramente più coinvolgenti ed appassionanti.
“Que reste-t-il ?”, ad esempio, se lo stanno chiedendo in
questi giorni, sommersi dalla neve ed assiderati dal freddo polare, le vittime
del terremoto che in agosto ha devastato il centro Italia.
Infatti, nel post-terremoto l’allora premier Renzi, esibendosi
in passerelle-show tra Amatrice ed Accumoli, aveva rassicurati i terremotati impegnandosi
a mettere a loro disposizione prima di Natale centinaia di confortevoli casette
di legno.
Con cinismo mentiva sapendo di mentire perché i tecnici gli
avevano già ribadito che non sarebbe stato possibile montare le casette prima
della primavera 2017.
Ma questa è solo una delle tante cialtronate che con
spudorata faccia tosta Renzi ha propinate agli italiani nei suoi 1000 giorni a
Palazzo Chigi.
Oltre alla prodigalità di fandonie, però, quei 1000 giorni
a Palazzo Chigi hanno rivelata la
fallimentare inconcludenza di un governo che ha lasciati irrisolti, dietro di sé,
problemi quali: conti pubblici a rischio della procedura europea di infrazione,
disoccupazione giovanile incontenibile, povertà dilagante, situazione rovinosa del
Monte dei Paschi, sistema creditizio traballante, debito pubblico fuori
controllo, etc. etc.
Sono convinto, però, che i fallimenti più clamorosi siano stati causati dalla ottusità nell’inseguire false priorità che, una dopo l’altra,
stanno franando come castelli di sabbia.
“Que reste-t-il ?”, per esempio, della legge elettorale,
l’Italicum, che ha impegnato per mesi il Parlamento ?
Una legge nata già morta non solo perché in odore di
anticostituzionalità, ma perché concepita per eleggere solo la Camera dei
deputati quando ancora era incerto se il Senato elettivo sarebbe stato cancellato.
Per questo trovo sconcertante che il Capo dello Stato,
Sergio Mattarella, non abbia manifestata alcuna riserva all’atto di promulgare,
con la sua firma, l’Italicum il 6 maggio 2015, mentre oggi consideri invece “inconcepibile
indire elezioni” senza disporre di una legge elettorale omogenea per Camera e
Senato.
Mi domando: perché, allora, promulgò una legge elettorale
valida solo per la Camera dei deputati ?
“Que reste-t-il ?”, oggi, di quella mostruosa riforma
costituzionale sulla quale Renzi & Co. avevano detto di giocarsi i loro
destini politici, fragorosamente bocciata da oltre 19 milioni di elettori con
il referendum del 4 dicembre 2016 ?
Mi domando, perciò, cosa ci facciano ancora sulla scena
politica Renzi & Co. dopo la batosta referendaria.
Ma soprattutto mi domando: quante iniziative più urgenti
ed utili per il Paese avrebbero potuto essere adottate da governo e Parlamento
nell’anno e più scialacquato nel
discutere, approvare e poi propagandare questa riforma miseramente defunta
nelle urne referendarie ?
“Que reste-t-il ?”, al momento, della magnificata riforma
Madia della Pubblica Amministrazione, altro fiore all’occhiello del governo
Renzi, oggi ferma al palo dopo che la Consulta ha giudicati incostituzionali 4
dei suoi 11 decreti attuativi?
“Que reste-t-il ?”, ancora, di quella che era stata esaltata
come la miracolosa riforma per rilanciare l’occupazione e normalizzare il
mercato del lavoro ?
Mi riferisco ai provvedimenti legislativi, meglio noti
come “Jobs Act”, sui quali pende la spada di Damocle delle due proposte di referendum
approvate dalla Consulta, ma che al tempo stesso vede impegnato pancia a terra il
governo Gentiloni per correggere in fretta i disastrosi effetti del “Jobs Act”
nel diffondere il precariato.
“Que reste-t-il ?”, infine, dei molti provvedimenti
annunciati per eliminare le Province, sopprimere il CNEL, ridurre i costi della
politica, mettere mano alle pensioni d’oro, aumentare la prescrizione per i
reati di corruzione, combattere gli sprechi nella PA, etc. etc. etc. ?
Insomma, 1000 giorni fallimentari che, anche se infiocchettati
con fandonie e tronfie promesse cialtronesche, lasciano l’amaro in bocca agli
italiani, soprattutto a quanti avevano creduto nel ducetto di Rignano.
C’è una cosa, però, che purtroppo resta ancora per ricordarci
quei nefandi 1000 giorni.
Ed
è la compagine del governo Gentiloni che, con l’approvazione del Capo dello
Stato, resta tuttora farcita con gli stessi ministri e sottosegretari che hanno
condivisa la scellerata conduzione del governo Renzi, e questo, mi sembra
davvero uno schiaffo a milioni di italiani.
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