venerdì 8 gennaio 2021

Da una marcia all’altra


Correva l’anno di grazia 1922 quando Benito Mussolini servendosi della marcia su Roma costringeva Vittorio Emanuele III, il re bonsai, a consegnargli le chiavi del Belpaese.

Passano 100 anni ed oggi, 2021, Donald Trump scimmiotta Mussolini ed architetta la sua marcia su Washington con l’assalto a Capitol Hill, santuario della democrazia americana.

A differenza, però, di Mussolini che all’epoca non aveva incarichi istituzionali ma era semplicemente un arruffapopolo, Trump, invece, approfitta del suo ruolo istituzionale di Presidente degli Stati Uniti per mortificare e sfregiare sia la costituzione che la democrazia americana.

Per oltre due mesi, dal 3 novembre ad oggi, Trump si è mosso scientemente, giorno dopo giorno, per alimentare l’aggressività di quella accozzaglia di mentecatti, negazionisti, neonazisti, neofascisti,  aderenti a QAnon, messianici, antisemiti, razzisti, complottisti,  etc. che riconoscono in lui un punto di riferimento.

Al grido “voti illegittimi”, “brogli elettorali”, “elezioni rubate”, con la nutrita schiera di avvocati capeggiata da Rudolph Giuliani, senza esibire mai uno straccio di prova credibile, ha intentate decine e decine di ricorsi a sostegno delle sue fumose fake news con l’intento di screditare la vittoria di Joe Biden.

Sconfitto nelle urne, respinto nei tribunali, abbandonato via via dagli stessi compagni di partito, all’ormai paranoico Trump non restava che tentare una prova di forza aizzando migliaia di forsennati ad assaltare Capitol Hill mentre era in corso il Congresso per certificare l’elezione di Joe Biden a 46° Presidente degli Stati Uniti.

Il 6 gennaio 2021 gli Stati Uniti hanno vissuto uno dei momenti più drammatici della loro storia, probabilmente solo l’inizio di un calvario lungo e travagliato che gli americani dovranno affrontare per recuperare equilibrio, fiducia e sicurezza nel loro sistema democratico.

Nei confronti di Trump che, gettata la maschera, si è rivelato totalitario, schizofrenico ed antidemocratico, sono giunte in queste ore le dure critiche, tra le altre, dei principali leader europei: Emmanuel Macron, Angela Merkel, Boris Johnson.

Dal mondo politico italiano sono state espresse, invece, solo generiche condanne delle violenze perpetrate a Washington, ma non una parola sul ruolo di istigatore che Trump ha professato e continua a professare oramai da settimane.

Ora, che non potessero essere Salvini o la Meloni a criticare Trump non sorprende visto che si comportano da suoi emuli, scopiazzandone comportamenti, linguaggio, inclinazione ad attaccare con insulti e fake news gli avversari politici.

Che però anche Giuseppe Conte, il presidente del consiglio, si sia sottratto al dovere di condannare soprattutto le azioni e le parole che fino all’ultimo hanno istigate quelle violenze, beh ! mi sembra che evidenzi un atteggiamento imbelle e farisaico di cui l’Italia non può andare orgogliosa.    

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