venerdì 11 ottobre 2013

Responsabilità civile dei magistrati, una balla

È sempre difficoltoso comprendere quando la disinformazione, voluta dalla classe politica, compreso il presidente del consiglio Enrico Letta, e dai media, per turlupinare i cittadini, sia il prodotto di ignoranza o di malafede.
Prendiamo, ad esempio, le fandonie che ci vengono raccontate, da giorni, sulla procedura d’infrazione in cui sarebbe incorsa l’Italia a causa della mancanza di una “responsabilità civile dei magistrati”.
Una balla colossale, tirata fuori perfino da Enrico Letta, nel suo discorso alle Camere il 2 ottobre, in occasione del rinnovo della fiducia.
Per rendersi conto che si tratta solo di una delle solite panzane, servite agli italiani dal menù PdL, è sufficiente navigare in internet e leggere i contenuti della legge n. 117 del 1988.
Infatti, il legislatore, fin dal 1988 ha riconosciuto il diritto di agire, nei confronti dello Stato, da parte del cittadino che ritenesse di aver subito un danno ingiusto, conseguente ad un comportamento, ad un atto o ad un provvedimento giudiziario di  un magistrato nell’esercizio delle sue funzioni.
In altre parole la legge prevede che sia lo Stato a rispondere, nei confronti dei cittadini, per i danni che un provvedimento giudiziario può aver causato se disposto con dolo, colpa grave o negazione di giustizia.
Innanzitutto, quindi, è lo Stato a rispondere dell’eventuale danno, rivalendosi, eventualmente, nei confronti del magistrato, o con un provvedimento disciplinare o con una azione penale.
Si tratta di una norma perfettamente in linea con quanto prevedono le legislazioni di tutti i Paesi della Comunità Europea.
Perché, allora, la Corte di Giustizia Europea ha condannata l’Italia con sentenza del 24 novembre 2011 ed ha avviata la procedura di infrazione della quale tanto si blatera ?
Molto semplicemente perché il governo Berlusconi ha ignorata la lettera di diffida, del 9 ottobre 2009, inviata dalla Commissione Europea all’Italia, con l'invito ad integrare il disposto della legge 117/1988, con la responsabilità, dello Stato italiano, anche nei casi in cui i provvedimenti, emessi con dolo o colpa grave dal magistrato, riguardassero norme di diritto comunitario.
Non avendo ricevuta risposta, la Commissione Europea ha inoltrato al governo Berlusconi, il 22 marzo 2010, un parere motivato con il quale invitava nuovamente il governo italiano ad uniformarsi, entro 60 giorni, alla richiesta del 9 ottobre 2009.
Poiché il governo Berlusconi ha ignorata anche questa seconda richiesta, la Commissione Europea si è vista costretta ad avviare un procedimento, contro la Repubblica Italiana, conclusosi con la sentenza del 24 novembre 2011, della Corte di Giustizia Europea che, constatata la violazione degli obblighi comunitari da parte dell’Italia, dava avvio alla procedura di infrazione con pesanti sanzioni economiche.
È evidente, quindi, l’indubbia responsabilità di Berlusconi e dei suoi ministri che, per incuria, ignoranza o dabbenaggine, non hanno recepite le sollecitazioni pervenute nel 2009 e nel 2010 dalla Commissione Europea.
Così come è palese il tentativo, oggi, di strumentalizzare la procedura di infrazione per minacciare i magistrati con l’idiozia di una loro possibile “responsabilità civile”, peraltro incostituzionale contravvenendo al principio di indipendenza ed autonomia della magistratura.
Ma è altrettanto chiaro, infine, che il PdL cerchi di sollevare un gran polverone per distogliere l’attenzione, dell’opinione pubblica, dalla responsabilità che ha avuto il governo Berlusconi nel far condannare l’Italia a questa nuova procedura d’infrazione, che rischia di gravare sulle casse dello Stato … cioè sulle tasche di tutti i cittadini.      
Sono sorpreso e non riesco a capacitarmi, però, che anche una persona, all’apparenza accorta, come Enrico Letta abbia abboccato come uno sprovveduto pesciolino all’amo teso dal PdL.

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