sabato 4 gennaio 2014

A zonzo tra i misteri di Antonio Di Pietro e Beppe Grillo

Era il 2 settembre 2012 quando, su questo blog (vedi post “I misteri di Tonino l’americano”) mi ponevo alcune domande dopo aver lette le rivelazioni fatte, in quei giorni, dall’ex-ambasciatore USA a Roma, Reginald Bartolomew e dal ex-console americano di Milano, Peter Semler.
Secondo i due diplomatici nel primi mesi del 1992, cioè nel pieno della stagione di “mani pulite”, l’allora oscuro PM milanese, Antonio Di Pietro, li avrebbe tenuti al corrente delle indagini in corso, non solo, ma nell’ottobre dello stesso anno, Di Pietro sarebbe stato ospite negli Stati Uniti, per due settimane, dell’ente USIA (United States Information Agency).
Ovviamente non sono mai riuscito a dare risposte convincenti alle mie domande.
Ma soprattutto non mi sono mai spiegato perché, dopo dieci anni, i due diplomatici avessero deciso, e proprio negli stessi giorni, di svelare i rapporti confidenziali che Antonio Di Pietro avrebbe tessuti con la diplomazia statunitense.
Poiché Giulio Andreotti sosteneva che “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina”, confesso che questa volta voglio essere un peccatore, anche se rischio di non indovinare.
Probabilmente, nel 2012, a Bartholomew e Semler era stato suggerito di trovare il modo di “scaricare” Antonio Di Pietro e “Italia dei Valori”, il partito politico da lui fondato nel 1998 e rappresentato in Parlamento.
Come mai ? Forse semplicemente perché gli USA avevano deciso di puntare su un cavallo più balzano.
Una ipotesi pazzesca ?
Può anche darsi, però l’idea me l’ha suggerita un documento che, per caso, ho letto qualche ora fa.
Si tratta del rapporto “unclassified”, questa volta stilato da un altro ex-ambasciatore USA a Roma, Ronald P. Spogli.
La relazione, datata aprile 2008, riporta come oggetto: “Pranzo con l’attivista italiano Beppe Grillo: ‘nessuna speranza per l’Italia’; ossessionato dalla corruzione”.
Come si può vedere dalla riproduzione delle prime righe, il rapporto fu inoltrato, dalla Ambasciata di Roma, alla Segreteria di Stato a Washington e, per conoscenza, ai Consolati Usa di Firenze, Milano e Napoli.
In cinque pagine il rapporto descrive, in 15 paragrafi, tutti i peggiori mali dell’Italia che Beppe Grillo ha ritenuto opportuno spiattellare al diplomatico americano per persuaderlo che “non c’è più nessuna speranza per l’Italia”.
In quel momento, era l’aprile 2008, Beppe Grillo era un semplice cittadino italiano ed un blogger, perché, come è noto, il “Movimento 5 Stelle” fu partorito solo nell’ottobre 2009, per decisione di  Gianroberto Casaleggio e sua.
Quindi mi domando: a quale titolo l’allora ambasciatore USA a Roma, Ronald P. Spogli, ricevette il signor Beppe Grillo e si prestò ad ascoltare quegli animosi giudizi sull’Italia ?
Forse, in quella occasione, fu preparata la nascita del “Movimento 5 Stelle” ?
La domanda appare legittima dopo aver letto il 16mo paragrafo, del documento, nel quale l’ambasciatore Spogli riassume il suo giudizio sull’incontro.
“Alcune delle idee di Giuseppe ‘Beppe’ Grillo sono utopistiche ed illusorie. Ma con il livore della sua incoerente filosofia politica ha la possibilità di dare voce a quella parte dell’opinione pubblica che non trova riscontri altrove. Il suo miscuglio di umorismo e provocazioni, supportato da alcuni sufficienti dati statistici e da ricerche, fa di lui un libero interlocutore, credibile nel sistema politico italiano.”
Ancora una volta, dopo aver appreso dei legami, a dir poco inspiegabili e sorprendenti, di Antonio Di Pietro con i diplomatici USA, ecco comparire un’altra inquietante circostanza in cui gli Stati Uniti sembrano voler svolgere, attraverso i suoi diplomatici, un ruolo influente sullo scenario politico italiano.
A questo punto non resta che attendere che venga alla luce qualche altro insospettato caso di diplomatici, impiccioni ed intriganti, speriamo non più a stelle e strisce.

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