mercoledì 22 gennaio 2014

Renzusconiano “patto del tè al Nazareno”

Si può pensare e dire tutto il male possibile di Silvio Berlusconi, ma bisogna riconoscere, con onestà, che nell’infinocchiare i suoi interlocutori non ha rivali.
A farsi turlupinare, questa volta, è stato un giovanotto fiorentino neo segretario PD e sindaco di Firenze, Matteo Renzi.
Se si solleva il velo sulla nuova legge elettorale, partorita sabato durante il lingua in bocca tra Renzi e Berlusconi, si comprende che dopo il famoso “patto della crostata”, carpito a D’Alema, da oggi il Cavaliere può sfoggiare anche il “patto del tè al Nazareno”.
Cambiano gli interlocutori ma a far da mazziere è sempre lui, Silvio Berlusconi.
Lo è stato anche sabato pomeriggio quando ha imposto a Renzi di mettere al centro della proposta elettorale le coalizioni, e non i partiti, con il palese scopo di tagliare fuori il M5S che, come è noto a tutti, è visceralmente refrattario a qualsiasi forma di coalizione, alleanza, associazione elettorale.
Berlusconi ha messo a segno, così, il suo primo goal non avendo digerito, nel febbraio 2013, che il Popolo della Libertà, con i suoi 7.332.667, sia stato umiliato dagli 8.689.168 voti del M5S.
Costringendo ad includere nel patto il concetto di coalizione, Berlusconi ha segnato anche il secondo goal, perché confida che l’assembramento composto da Forza Italia, Nuovo Centro Destra, Fratelli d’Italia e Lega Nord, abbia maggiori chance di vittoria sulla eventuale alleanza tra PD e SEL.
A questo punto, però, è inevitabile porsi una domanda.
Possibile che né Renzi né Berlusconi si siano resi conto che il concetto di coalizione sia inconciliabile con le motivazioni espresse dalla Consulta sul porcellum, là dove si afferma che il meccanismo delle coalizioni “… incentivando il raggiungimento di accordi tra le liste al fine di accedere al premio, si porrebbe in contraddizione con l’esigenza di assicurare la governabilità, stante la possibilità che, anche immediatamente dopo le elezioni, la coalizione beneficiaria del premio si sciolga o uno o più partiti che ne facevano parte ne escano” ?
Conoscendo un po’ la storia della politica italiana si deve riconoscere quanto concreto sia l’allarme della Consulta sulla frantumabilità delle coalizioni,  
Il “patto del tè al Nazareno”, quindi, conterrebbe non solo già una prima tara di incostituzionalità, ma anche una vera truffa !
Infatti, in funzione delle soglie di sbarramento, del 5%, per le liste in coalizione, e dell’8%, per le liste non coalizzate, è facile prevedere che alla Camera potrebbero entrare solo tre partiti, PD, FI e M5S, come conferma la simulazione condotta dal sito You Trend in base ai sondaggi degli ultimi 15 giorni.
Già, ma anche i voti, ottenuti da quei partiti della coalizione che non superassero la soglia di sbarramento del 5%, verrebbero comunque conteggiati per ottenere il premio di maggioranza.
Non è questa una truffa elettorale ?
In ogni caso, anche nel premio di maggioranza, accreditato alla coalizione che vincesse al primo turno, raggiungendo la soglia del 35%, si anniderebbe, però, un vulnus di incostituzionalità.
Infatti, riconoscere un premio del 18%, se non addirittura del 20%, alla coalizione che raggiungesse il 35% dei soli voti validi (e, quindi, non dell'intero corpo elettorale) contrasterebbe con le motivazioni espresse dalla Consulta.
A proposito del premio di maggioranza, infatti, la Consulta osserva che potrebbe essere “foriero di una eccessiva sovra-rappresentazione” producendo una “oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica”.
Considerazione ineccepibile perché, ipotizzando l'astensionismo storico di circa il 30%, la coalizione che ottenesse il 35% dei voti rappresenterebbe, di fatto, il 24/25% del corpo elettorale e, con il premio del 18%, rastrellerebbe il 53% dei seggi alla Camera.
Non sarebbe questa una “eccessiva sovra-rappresentazione” ?
Ma i goal messi a segno da Berlusconi, nel cheek to cheek con Renzi, non finiscono qui !
Berlusconi ha portata a casa anche la possibilità di decidere lui, e non gli elettori, chi mandare in Parlamento.
Dopo lo scorno subito da Alfano & Co, ed alla luce della scissione di FI in atto in Campania, Berlusconi sente traballare la sua leadership e, perciò, vuole evitare che gli elettori possano eleggere parlamentari che non siano suoi lacchè.
Così, con le “liste bloccate”, corte o lunghe che siano, intende arrogarsi il diritto di  decidere solo lui chi dovrà essere eletto.
Ancora una volta, perciò, sarebbero i capobastone, e non gli elettori con il voto di preferenza, a scegliere i parlamentari.
Un Parlamento di nominati, però, sarebbe in aperto contrasto con il parere della Consulta che ha giudicate le liste bloccate una “coartazione della libertà degli elettori nella elezione dei propri rappresentanti in Parlamento”.
Non so se il dibattito parlamentare potrà rendere meno indigesta questa proposta di legge truffaldina, perché l’arruffianamento delle prime ore, dimostrato proprio da quelle forze politiche contro le quali è stato stretto il “patto del tè al Nazareno”, è sconcertante
È più probabile, come è già accaduto per il porcellum, che toccherà invece ad un privato cittadino rivolgersi alla Corte Costituzionale per far cassare questo inciucio renzusconiano.

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