lunedì 20 gennaio 2014

La mia generazione ha perso … ma la nuova ?

Sono anche disposto a cospargermi il capo di cenere, se necessario, perché con sincerità ammetto che ero tra coloro che credevano fosse possibile dare concretezza alla politica italiana rottamando le frotte di mestieranti che, da decenni, occupano i palazzi del potere e favorendo il passaggio del testimone ad una nuova generazione di politici.
Purtroppo, almeno dalle prime percezioni, devo riconoscere che forse mi sbagliavo !
Le vicende di questi mesi, in cui politici di una nuova generazione si sono fatti largo, risultano deludenti soprattutto sotto il profilo della concretezza e della efficacia del loro agire.
Infatti, persiste il consueto proliferare di bla bla bla, proseguono i giochetti per la occupazione delle poltrone, si replicano gli intrighi di palazzo, ma dell’Italia e degli Italiani, oramai in stato comatoso, nessuno sembra curarsi.
L’indimenticabile Giorgio Gaber con un velo di amarezza cantava “la mia generazione ha perso”, ma cosa dire della nuova ?
A caso prendiamo l’attuale presidente del Consiglio, Enrico Letta.
Quando, il 29 aprile 2013, si presentò alle Camere per ottenere la fiducia, Letta pronunciò un discorso di insediamento pieno zeppo di buoni propositi per affrontare la difficile crisi economica e per “dare risposte vere ai problemi del Paese”, parole sue.
In quella occasione si impegnò a porre come priorità della azione di governo la questione del lavoro che definì essere la “grande tragedia di questi tempi che tocca punte di desolazione  e di allarme sociale”.
Immagino che, ascoltando parole così promettenti, i milioni di disoccupati, di cassintegrati e di precari avranno gongolato con un “finalmente !”, tirando un sospiro di sollievo.
Da quel giorno, però, sono trascorsi ormai nove mesi e chiunque, purtroppo, può rendersi conto che la disoccupazione continua ad avanzare e che il ricorso alla cassa integrazione non è regredito, anzi.
Ma, in questi mesi, ad essere stato disatteso è stato anche l’altro impegno che Letta aveva indicato, nel momento del suo insediamento: “la riduzione fiscale sarà un obiettivo continuo a tutto campo, anzitutto le tasse sul lavoro, in particolare su quello stabile e quello per i giovani neo assunti”.
E' lecito domandarsi, a questo punto, quale rinnovamento abbia prodotto il cambio generazionale a Palazzo Chigi.
Assolutamente nessuno ! Anzi, ancora e sempre impegni disattesi, imperdonabili figuracce ministeriali di ogni tipo, arroganza a gogò, con l’aggravante che la nuova generazione di governanti è anche distratta dalla frenesia di consolidare la propria immagine sia in Italia che all’Estero.
Non meno sconfortanti anche le prime performance del neo segretario PD, Matteo Renzi.
Ignorando che le vere drammatiche difficoltà del Paese sono la disoccupazione giovanile, i cassintegrati, le imprese che chiudono, la delocalizzazione delle produzioni, il progressivo incessante regresso dei consumi interni, la povertà dilagante, Matteo Renzi ha deciso di dedicare tutto il suo impegno alla riforma della legge elettorale.
Sono certo che a tutti noi risulti chiaro che, per sbarcare il lunario, sei milioni di cittadini disoccupati e quattro milioni di italiani in condizione di povertà assoluta, avessero solo bisogno di una nuova legge elettorale.
Eppure, Matteo Renzi , nei comizi per le primarie, aveva ostentato il suo progetto Jobs Act per riformare e far decollare il mercato del lavoro, e creare nuova occupazione soprattutto giovanile.
Una volta ottenuta l’elezione a segretario PD Renzi, però, ha riposto in un cassetto il progetto Jobs Act ed ha ritenuto prioritario dedicarsi alla riforma elettorale considerandola indispensabile per superare la devastante crisi economica.
E sarebbero questi il realismo e la concretezza che gli italiani si devono attendere dai politici della nuova generazione ?

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