venerdì 2 novembre 2012

Beppe Grillo e la riscoperta del comizio


C’è stato un tempo in cui la comunicazione politica non era relegata in TV, con la presenza asfissiante di politici, opinionisti e commentatori in talk show e programmi di approfondimento.
C’è stato un tempo in cui internet non aveva ancora creato l’abbaglio di appartenere ad una comunità illusoria, ingannevole perché virtuale ed incorporeo.
C’è stato un tempo in cui la politica, quella che appassionava i cittadini, si faceva nelle piazze di città e comuni, grandi e piccoli.
Probabilmente, riflettendo su quello che fu, Beppe Grillo, lui, il tenace propugnatore della “rete” come fattore aggregante, ha deciso di attraversare a nuoto lo stretto di Messina e di tuffarsi tra la gente, quella autentica e non virtuale, per dare vita a decine di incontri, nelle piazze, con i siciliani.
Un tour che, di sicuro, ha facilitato il percorso del M5S, facendolo uscire dalle urne come prima formazione politica in Sicilia.
Beppe Grillo ha riscoperto, così, nel comizio il più efficace strumento di comunicazione e proselitismo politico.
Per alcuni decenni, fino agli anni ’70, la partecipazione ai comizi aveva coinvolti italiani, di ogni età, facendoli uscire dalle loro case per recarsi ad ascoltare il politico di turno.
Il vero merito dei comizi è stato proprio quello di avvicinare ed appassionare alla politica decine di milioni di italiani, permettendo loro di capire, giudicare, confrontarsi.  
Non sempre le piazze si riempivano, ma le persone vivevano da protagoniste quei momenti, decidendo se e quando applaudire o rumoreggiare.
A volte, sotto gli improvvisati palchi, poteva anche accadere di notare solo poche decine di persone, facilmente riconoscibili come militanti del partito, o come parenti ed amici dell’oratore.
Al termine di ogni comizio, però, la gente si tratteneva a discutere di politica, a confrontarsi con gli altri, ad appassionarsi.
Si formavano capannelli, si accendevano vivaci scambi di idee.
Nei capannelli s’intrufolavano gli “agit-prop”(*), stimolando e ravvivando il confronto.
Erano anni in cui ai cittadini erano offerte occasioni, di democrazia popolare, per vivere la politica in prima persona, da protagonista.
Beppe Grillo questo lo ha capito e, mentre i politici obsoleti rimanevano seppelliti nei salotti televisivi, lui è sceso nelle piazze, ha risvegliata nei siciliani la voglia di ascoltare e discutere.
I militanti del M5S, oggi, sono gli “agit-prop” di un tempo, vivono sul territorio, tra la gente, con la quale si confrontano.
Una strategia che, in Sicilia, è risultata vincente.
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(*) Acronimo del “Dipartimento per l’agitazione e la propaganda”, organo del comitato centrale del Partito comunista della Unione Sovietica, il termine “agit-prop” fu utilizzato per la prima volta in Italia, nel 1948, dal PCI per identificare i militanti catechizzati a sostenere il confronto con i portatori di altre ideologie.

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