Dopo settimane buttate via tra schermaglie e bazzecole di
ogni tipo, finalmente ieri il palcoscenico politico ha vissuta una giornata
propositiva con la presentazione, alla Camera, del Governo Letta, fortemente
voluto da Giorgio Napolitano.
Siccome, però, durante la giornata anche altri eventi
hanno stimolata qualche riflessione, ne citerò alcuni.
- Ciò che più mi ha emozionato e coinvolto è stato, senza dubbio, l’incontro con i giornalisti di Martina Giangrande, la figlia 23enne di Giuseppe, il Carabiniere gravemente ferito nel corso della sparatoria di domenica, davanti a Palazzo Chigi. Mi ha emozionato il coraggio con cui questa ragazza (mi permetto di chiamarla così, da nonno, perché ha l’età di mio nipote) sta affrontando un nuovo grave dramma che l’ha colpita. Solo tre mesi fa era già rimasta orfana della madre. Una ragazza equilibrata e serena, nonostante il nuovo difficile momento che viveva da poche ore. Capace di un formidabile senso di responsabilità e pervasa da un profondo amore per il padre, di cui si è detta fiera ed orgogliosa, ha deciso di dedicarsi a lui in questi drammatici momenti, anche se questa scelta l’ha indotta a rinunciare al suo lavoro, di questi tempi bene prezioso per qualsiasi giovane. Mi ha coinvolto, anche, la toccante tenerezza di queste sue parole: “dopo la morte di mia madre, tre mesi fa, siamo rimasti solo io e lui. Ci ritenevamo un esercito sgangherato già prima. Ora siamo un mezzo esercito ed ancora più sgangherato.”
- E dopo questi momenti di emozione mi è toccato fare i conti con una delle solite corbellerie di cui si è reso protagonista Silvio Berlusconi. Ancora una volta, infatti, Berlusconi ha sciupata un’ottima occasione per stare zitto e non parlare a sproposito. Nel corso di una trasmissione, condotta da uno dei suoi fidi lacchè, Maurizio Belpietro, rifacendosi alla sparatoria di domenica, davanti a Palazzo Chigi, Berlusconi ha pensato bene di inveire contro un’imprecisata sinistra per sostenere: “Quando si gioca con il fuoco parlando di assalto alle istituzioni e quando si inveisce contro tutti e tutto si incita all’odio e succedono cose come queste”. Peccato che, per colpa della smemoratezza senile di cui soffre, Berlusconi abbia scordato che, solo poche settimane prima, un manipolo di oltre duecento suoi “onorevoli lacchè” abbia marciato sul Tribunale di Milano per occuparne scalinata e corridoi. La scorreria dei parlamentari pidiellini, immortalata da TV e stampa di tutto il mondo, ha rappresentato, quello sì, un reale attacco contro un’istituzione repubblicana, la Magistratura. Sarebbe troppo pretendere, poi, che la memoria debilitata di Berlusconi ricordi che, nel dicembre 2012, il suo sodale, Umberto Bossi, sobillava i padani al grido di: “è ora di tirare fuori i fucili e di passare a mezzi più espliciti”. Non c’è da sorprendersi perché non è la prima volta che Berlusconi si dimostra vittima dei suoi illimitati vuoti di memoria.
- Il Governo Letta 1° ha ottenuta la fiducia dalla Camera dei Deputati con 453 voti favorevoli, 153 contrari e 17 astenuti. Oggi, il governo si presenterà al Senato dove dovrebbe ottenere la fiducia senza difficoltà. Dando un'occhiata, però, ai curricula politici, di molti ministri avverto la percezione di trovarmi in presenza di una reviviscenza della defunta Democrazia Cristiana. Infatti, non solo il premier Enrico Letta, ma anche Angelino Alfano, Maurizio Lupi, Dario Franceschini, Graziano Delrio e Giampiero D’Alia, sono sbocciati, politicamente, nelle file dello scudo crociato. È vero che poi si sono riciclati in PdL e PD, però non riesco a non pensare che le radici della cultura democristiana influenzino ancora il loro modo di vivere la politica. Chissà, perciò, che la nascita di questo governo in cui, di fatto, convivono il diavolo e l’acquasanta, non sia proprio frutto di uno di quei famosi compromessi che andavano tanto di moda ai tempi della DC. Ora, il timore è che i governi, frutto di compromessi, già allora avevano una vita travagliata e breve, e per il nostro Paese, oggi, questa sarebbe una calamità da evitare.