sabato 20 aprile 2013

La resa dei conti


Di male in peggio !
Se giovedì era stata una giornata buia per la politica italiana, quella di ieri la si può definire, con eufemismo, cupa e tenebrosa.
Non solo perché, per le elezioni presidenziali, si è consumato un altro giorno con due fumate nere, ma soprattutto perché il PD, partito che avrebbe dovuto condurre le danze, è stato colpito da una schizofrenia collettiva, scatenata da comportamenti amorali ed infidi.
Dopo il fallimento della candidatura di Franco Marini, il Partito Democratico aveva digerita male la batosta e la sua dirigenza era in grave difficoltà.
Dopo una notte insonne di incontri, telefonate, sms, riunioni delle varie tribù, ieri mattina sembrava che la notte avesse portato consiglio, visto che veniva accolta, con una standing ovation da tutti i Grandi Elettori del PD, la candidatura di Romano Prodi, padre fondatore del partito.
Vanificata la terza votazione, dalla scelta di inserire nelle urne schede bianche, si arrivava alla quarta votazione che avrebbe potuto concludersi, perfino, con l’elezione del Capo dello Stato.
Invece è andato in scena uno psicodramma !
Infatti, non uno bensì 101 Grandi Elettori del PD, che poche ore prima avevano partecipato entusiasti alla standing ovation, hanno deciso, nel segreto dell’urna, di diventare franchi tiratori per affossare il candidato Prodi.
Rosy Bindi, presidente PD, si è dimessa.
Prodi ha reagito giustamente incazzato.
Bersani ha comunicato che, una volta eletto il Presidente della Repubblica, lui lascerà la segreteria del PD, e questa è finalmente l’unica decisione saggia da quando è stato chiamato alla segreteria.
L’apparato del partito ha iniziato a vacillare sotto questa ennesima sconfitta.
I parlamentari del PD si aggirano sgomenti e disorientati.
Il PD, di fatto, è in liquidazione.
Chi sarà mai il “burattinaio” che ha manovrati i 101 franchi tiratori?
Romano Prodi, da sempre, nel PD era inviso a Massimo D’Alema.
Una delle tribù interne al PD, e quindi di Grandi Elettori, ha come riferimento politico proprio D’Alema, al punto di essere identificata come “dalemiana”.
Insieme a Marini ed Amato, D’Alema faceva parte della rosa di candidati che Bersani aveva proposta a Berlusconi.
Berlusconi, oltre alla gratitudine per aver salvata Mediaset, ha sempre nutrita simpatia per D’Alema.
Ieri mattina, all’interno del PdL, appena ufficializzata l’indigesta candidatura di Romano Prodi, si era iniziato subito a congetturare come convincere il PD a ripescare la candidatura di uno degli altri due nomi della rosa, ad esempio quella di D’Alema.
Ora, può darsi che io stia delirando, però capita che qualche volta 2 + 2 faccia 4 !!!

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