Che il popolo
italiano sia, in generale, un popolo di individualisti tronfi del proprio “io”,
non lo scopriamo di certo oggi.
Che questa
peculiarità induca troppi di noi a sognare un proprio movimento politico
personale, lo dimostrano i risultati di tutte le consultazioni elettorali che
si sono svolte dal 1948 in poi.
Pretendere, perciò,
che da un giorno all’altro il quadro politico si semplifichi forzosamente, riducendo
a due o tre le forze politiche con rappresentanza parlamentare, è una bestialità
che solo la cricca Renzi - Berlusconi poteva architettare con la legge
elettorale che sarà al vaglio del Parlamento nei prossimi giorni.
Per rendersi conto
quanto sia irragionevole la legge proposta basta dare una occhiata ai risultati
della tornata elettorale, svoltasi il 24 e 25 febbraio 2013, e prendere atto
che hanno ottenuti voti ben 47 partiti e movimenti politici.
Dei 47, però, solo 10
sono presenti, di fatto, in Parlamento.
Facendo due conti si
può notare che, dei 34.002.523 voti validi, pari al
72,5% del corpo elettorale, 2.444.694
voti non si sono tradotti in una rappresentanza parlamentare.
Saranno questi i “partitini” ai quali Matteo Renzi ha dichiarata guerra?
Certamente no, perché in Parlamento sono presenti, invece, gli eletti da 4.067.806 di cittadini che hanno dato il loto voto a quei partiti, partitini e movimenti
che, pur con percentuali da prefisso telefonico, si sono salvati perché aggregati ad una coalizione.
Si tratta di: Lega
Nord, Fratelli d’Italia, Sinistra Ecologia Libertà, Centro Democratico, SVP,
Unione di Centro.
Coalizioni che, comunque, si sono disgregate dopo
il voto.
Ecco perché ha ragione la Consulta quando, a proposito
delle coalizioni, motivando la incostituzionalità del porcellum, ha scritto: “… accordi tra
le liste al fine di accedere al premio (ndr: di maggioranza) … in contraddizione con l’esigenza di
assicurare la governabilità, stante la possibilità che, anche immediatamente
dopo le elezioni, la coalizione beneficiaria del premio si sciolga o uno o più
partiti che ne facevano parte ne escano”.
La coalizione appare, dunque, come un meccanismo
truffaldino ideato per imbrogliare gli elettori.
Infatti, senza l’inganno
delle coalizioni, dissoltesi come neve al sole, i risultati del 24 e 25
febbraio avrebbero provocato un diverso destino della legislatura, perché in realtà gli
elettori avevano così tributati i loro voti:
1.
Movimento 5 Stelle: 8.689.168 voti, pari al
25,55% dei voti validi;
2.
Partito Democratico: 8.644.187 voti, pari al
25,42% dei voti validi;
3.
Popolo della Libertà: 7.332.667 voti, pari
al 21,56% dei voti validi;
4.
Scelta Civica: 2.824.001 voti, pari all’8,30%
dei voti validi.
Ma il sistema è
truffaldino anche perché si arroga il diritto di attribuire alle coalizioni i voti ottenuti dai movimenti che, pur coalizzati, non superino la
soglia di sbarramento.
Ad esempio, a
febbraio 2013 il Centrodestra si è visti assegnati i 534.251 voti ottenuti da
partiti, partitini e movimenti che, inclusi nella coalizione, sono rimasti
fuori dal Parlamento, e cioè: La Destra, Grande Sud, MIR Moderati in
rivoluzione, Partito Pensionati, Intesa Popolare, Liberi per una Italia Equa.
Nonostante queste evidenze,
la legge elettorale, concertata dalla cricca Renzi – Berlusconi, si incardina
ancora una volta sul meccanismo delle coalizioni ma, avendo alzata la soglia di
sbarramento per i partiti coalizzati, risulterà più truffaldina del porcellum.
Per di più è anche imbastardita dalla clausola “salva Lega”.
Sarà sufficiente, cioè, aggregare il maggior numero
possibile di partiti, partitini e movimenti per fare in modo che i voti da loro ottenuti,
anche non superando la soglia di sbarramento del 4,5%, contribuiscano, comunque,
ad una vittoria fasulla della coalizione.
Il Capo dello Stato firmerà una legge così fraudolenta
?
Cosa ne
penserà la Corte Costituzionale ?