domenica 23 febbraio 2014

Matteo Renzi … l’uomo dei miracoli

Si racconta che, quando era un ragazzino, gli amichetti lo chiamassero “il bomba” per il suo vezzo di spararle grosse.
Da allora sono trascorsi molti anni, ma c’è il rischio che, questa volta, siano gli italiani a soprannominare Matteo Renzi “il bomba”.
Giorni fa, non appena il Capo dello Stato gli aveva conferito il mandato esplorativo per la formazione del governo, Matteo Renzi, davanti ai microfoni aperti, con imprudenza ed impudenza anticipava il cronogramma di quello che avrebbe dovuto essere il suo progetto di governo per i primi 100 giorni.
Entro febbraio, assicurava Renzi, l’approvazione della legge elettorale, nel mese di marzo la riforma del lavoro, entro aprile la riforma della pubblica amministrazione, nel mese di maggio la riforma fiscale.
Qualche giorno dopo, in seguito ad un téte-à-téte con Berlusconi, Renzi si presentava in sala stampa ed aggiungeva al timing la riforma della giustizia entro il mese di giugno.
Credo che, solo per una banale dimenticanza, Renzi non abbia inserita, nel programma di governo, anche la vittoria, a luglio, della nostra nazionale ai campionati mondiali di calcio in Brasile.
Poiché, non credo né ai miracoli né alle apparizioni trascendenti, e considero fregnacce pozioni e filtri magici, mi è impossibile non osservare con scetticismo la sfilza di impegni che Matteo Renzi continua ad annunciare.
Mi auguro, e non solo per egoismo ma per il bene di tutti gli italiani, che non ci tocchi di rivivere i giorni in cui un cacciaballe di professione, Berlusconi, prendeva per il naso milioni di grulli promettendo loro un milione di posti di lavoro, la riduzione delle tasse, il raddoppio della Salerno-Reggio Calabria, il ponte sullo stretto, la restituzione dell’Imu 2012, e via dicendo.
Per carità, io sarei il primo ad esultare se Renzi riuscisse davvero a sconvolgere il mortorio della politica ed a rimuovere i tempi biblici che, fino ad oggi, ne hanno contrassegnati i provvedimenti.
Temo, però, che l’inesperienza abbia giocato un brutto tiro a Renzi, da un lato impedendogli di tener conto di lacci e laccioli dell’apparato normativo e burocratico, dall’altro facendogli minimizzare la palla al piede di una maggioranza patchwork, ed infine rendendogli difficile valutare il greve vincolo della scarsità di risorse.
Comunque, salto a piè pari ogni commento sulla scellerata legge elettorale, l’Italicum, di gran lunga più truffaldina del porcellum, per focalizzare l’attenzione, invece, sul primo vero obiettivo indicato da Renzi: la riforma del lavoro.
È indubbio che per questa riforma saranno importanti sia la semplificazione delle norme e dei contratti, sia la rivisitazione degli ammortizzatori sociali, sia l’estensione a tutti i lavoratori delle tutele, e così via.
Per fare ripartire l’occupazione, però, è imprescindibile incidere con vigore sul cuneo fiscale, non solo per ridurre il costo dell’unità-prodotto, ma soprattutto per rendere più pesanti le buste paga.
Infatti, se milioni di lavoratori, che hanno visto ridursi, negli anni, la capacità di spesa, non saranno messi nella condizione di aumentare i loro consumi, è evidente che la produzione di beni continuerebbe a ristagnare e, di conseguenza, non si creerebbe occupazione.
Lo stesso discorso vale anche per quei milioni di pensionati che non sono beneficiari di pensioni d’oro.
Sicuramente Monsieur de La Palisse avrebbe chiarito questo concetto meglio di me, ma la realtà non sarebbe cambiata.
A questo punto la domanda è: dove Renzi pensa di trovare le risorse per sviluppare i consumi, quindi la produzione e, di conseguenza, l’occupazione ?
Forse negli effetti di quella spending review che il governo Letta non è stato capace di esibire all’appuntamento con Bruxelles ?
Oppure Renzi pensa ad una patrimoniale che il suo governo non riuscirebbe mai a varare per la ferrea opposizione dei ministri del Nuovo Centrodestra ?
Questa mancanza di concretezza nell’indicare come intenda attuare gli impegni che continua a proclamare, incrina la credibilità di Renzi, così come ha incrinata, a suo tempo, quella di Berlusconi.
Mi auguro solo che la “perfetta sintonia”, di cui Renzi si è detto convinto dopo aver incontrato Berlusconi al Nazareno, non sia da attribuire alla loro affinità nel raccontare panzane agli italiani.

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