venerdì 14 febbraio 2014

Questo o quello per me pari sono

Sarà anche vero che al peggio non c’è mai fine, ma la politica sta davvero esagerando.
Passano le settimane, passano i mesi, milioni di italiani continuano a patire le drammatiche conseguenze della crisi, ma nei palazzi del potere i politici si trastullano con disgustosi ed insopportabili passatempi ed inciuci, dimostrando indifferenza per la disperazione che affligge la gente.
Dopo dieci mesi dal suo insediamento a Palazzo Chigi, mercoledì Enrico Letta ha presentato, in pompa magna, il documento programmatico intitolato ambiziosamente “Impegno Italia”.   
Indotto da un insano masochismo ho deciso di leggere, una dopo l’altra, le 58 pagine di questo documento programmatico.
Mi illudevo, vista la enfatica presentazione, di trovarvi i segni di una nuova progettualità capace, finalmente, di dare risposte concrete ed immediate alle sofferenze degli italiani.
Più procedevo, però, nella lettura non certo amena, di quelle pagine, più mi coglieva la percezione del “déjà vu”.
Molti dei più significativi interventi che Enrico Letta propone, oggi, indicandoli come impegni nodali della sua ormai improbabile permanenza a Palazzo Chigi, li aveva indicati come “priorità” assolute già nel discorso di insediamento, pronunciato alle Camere dieci mesi fa, cioè il 28 aprile 2013 per ottenere la fiducia.
Allora, ad esempio, Letta aveva detto “le politiche per la ripresa non possono più attendere”, ed oggi, più o meno con le stesse parole, ripropone il suo impegno per la ripresa.
Dalla ripresa dipende la “questione del lavoro” che Letta, non solo indicava come “priorità” del suo governo, ma definiva, allora, “la più grande tragedia di questi tempi che al Sud tocca punte di desolazione e allarme sociale”, aggiungendo “è e sarà la prima priorità del mio governo”.
Sono trascorsi dieci mesi e la disoccupazione, soprattutto giovanile, continua ad aumentare, mentre nel documento “Impegno Italia” possiamo leggere ancora: “Un’Italia più competitiva e giusta si ricostruisce prima di tutto con il lavoro”.
La verità è che, in spregio alla sua dichiarazione di intenti, Letta ha preferito dare la priorità ad una abborracciata abolizione dell’IMU per onorare la cambiale firmata a Berlusconi, bruciando, di fatto, quattro miliardi e mezzo di euro che avrebbero potuto essere destinati più proficuamente, ad esempio, alla riduzione del cuneo fiscale per il rilancio dei consumi e, quindi, per un barlume di ripresa.
Si è dovuto attendere, invece, la Legge di Stabilità 2014 per registrare, da parte del governo Letta, lo stanziamento di un miliardo e seicento milioni di euro per la riduzione del costo del lavoro, cioè un terzo di quanto dilapidato con la finta abolizione dell’IMU.
Enrico Letta, vivacchiando senza infamia (?) e senza lode, non solo ha deluse le aspettative che aveva create il 28 aprile 2013,  ma ha persa la credibilità indispensabile a lui, per rimanere a Palazzo Chigi, ed al progetto “Impegno Italia” per essere plausibile.
I sondaggi testimoniano che la fiducia in Letta è precipitata al 24%!
Se poi, a mettere in croce Letta, spingendolo sullo scivolo delle dimissioni, è la sfrenata ambizione del segretario del suo stesso partito, Matteo Renzi, si ha la conferma di quanto si diceva poco prima, e cioè che la politica continua a trastullarsi con giochetti ed inciuci, disinteressandosi dei problemi reali del Paese.
Per questo, anche la fine del governo Letta è il risultato di un inciucio, e fa parte dei “patti inconfessabili”, imposti da Berlusconi a Renzi in occasione del “tea for two” del 18 gennaio.
La controprova ?
Sandro Bondi, fedelissimo di Berlusconi, non appena avuta conferma delle dimissioni di Letta, si è lasciato andare soddisfatto a dire: “Se nascerà il governo presieduto da Renzi, la mia opinione è che Forza Italia abbia la grande opportunità di condurre un’opposizione intelligente, ferma ma al tempo stesso pronta a collaborare se il governo proporrà cose buone per gli italiani. D’ora in poi non possiamo più permetterci un’opposizione  ‘alla Santanchè’!”.
Più chiaro di così ! Come mai per Bondi l’eventuale governo Renzi meriterebbe un trattamento di riguardo ?
A questo punto non resta che attendere il prossimo “patto inconfessabile” che Renzi dovrà rispettare.
Quale ?
Ma perbacco, la riforma, se non la abrogazione della Legge Severino, affinché Berlusconi possa candidarsi alle prossime elezioni.
Inverosimile ? Staremo a vedere.
NdR: tra le prerogative di internet c’è la certificazione di giorno e ora in cui i post sono inseriti sul mio blog … e la previsione del “patto inconfessabile” per la successione di Renzi a Letta, sulla poltrona di Palazzo Chigi, è datata domenica 19 gennaio 2013, ore 00:16 (“Marionetta nuova ma stesso burattinaio”).
Sfortunatamente non ho la stessa facilità nell’azzeccare un bel 6 al Superenalotto ! 

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