Se non ci
fosse da piangere l’Italia sarebbe il paese ideale per sbellicarsi dalle risa
tutto l’anno.
Ad esempio,
a giorni alterni assistiamo alle sceneggiate di una classe politica che fa
finta di darsi un gran da fare ora per contrastare la corruzione, ora per
debellare mafia, camorra e ‘ndrangheta, ora per annientare la disoccupazione,
ora per eliminare gli sperperi di denaro pubblico, ora per risanare il
territorio, e così via.
Invece la
realtà, anno dopo anno, testimonia come corruzione e malaffare procedano al
galoppo, come mafia, camorra ed ‘ndrangheta dilaghino a loro piacimento, come la
disoccupazione non indietreggi, come il debito pubblico continui a crescere, come
i dissesti ambientali si ripropongano da nord a sud mettendo in ginocchio migliaia
di cittadini, e via dicendo.
È di questi
giorni la notizia che all'improvviso il nostro premier, Matteo Renzi, tra una
ciarla e l’altra abbia scoperto che nella Pubblica Amministrazione ci siano i “fannulloni”,
od i “truffatori” come li ha ribattezzati lui, ed abbia deciso di metterli
sotto tiro.
Mi viene da
sorridere perché è da tempo immemorabile che le cronache quotidiane riferiscono
di dipendenti pubblici che, senza pudore ed impunemente, dopo aver timbrata la
presenza abbandonano il posto di lavoro per dedicarsi a faccende personali come
fare shopping, frequentare palestre e piscine, accompagnare i figli al parco
giochi, etc.
Evidentemente
Renzi ha vissuto finora su qualche pianeta lontano milioni di anni luce se, ad
esempio, non si è sdegnato, e non ha reagito, mesi fa, neppure di fronte alle
immagini di quel vigile urbano di Sanremo che, in mutande, certificava con il
badge la sua presenza al lavoro.
Per questo ora
mi domando come mai Renzi, dopo due anni di governo, si indigni solo oggi
contro quel malcostume che da anni è documentato da centinaia di cronache.
Perché solo
oggi ?
Ho il dubbio,
infatti, che Renzi si affanni così tanto oggi, alla vigilia di importanti
elezioni amministrative, perché vuol far credere agli elettori fessacchiotti che
lui sia il moralizzatore dei costumi nella Pubblica Amministrazione.
Contro i
fannulloni, peraltro, già Renato Brunetta, quando era Ministro per la pubblica
amministrazione, aveva lanciati i suoi strali disponendone anche il
licenziamento, però senza grande successo.
La verità è
che si tratta di un malcostume diffuso in tutte le aree del pubblico impiego,
dagli uffici ministeriali a quelli regionali e comunali, dai presidi
ospedalieri agli istituti scolastici, fino agli organismi delle Forze dell’Ordine.
I primi
responsabili di questo andazzo sono di certo quei dirigenti pubblici che, per
quieto vivere, fingono di non accorgersi che i loro collaboratori truffino lo
Stato risultando falsamente presenti in ufficio.
Se poi, però,
ci fosse anche del vero nella autodifesa dei dipendenti comunali di Sanremo,
messi sotto accusa, quando affermano “in ufficio non avevamo nulla da fare”,
allora oltre alle responsabilità dei dirigenti ci sono anche quelle ancora più
gravi della politica che si rifiuta, ad esempio, di aggredire sprechi ed
esuberi con la “spending review” (NdR: Bondi, Cottarelli e Perotti colpevoli di averlo
proposto a Renzi sono stati esonerati).
D’altra
parte, quando gli esempi truffaldini, in materia di assenteismo, vengono da
individui profumatamente rimunerati come deputati e senatori che disertano i
lavori parlamentari per curare i loro affari, allora prendersela solo con le
pedine dappoco, anche se disoneste, è una autentica ciarlatanata.
Poiché,
però, il 22 dicembre del 2014 mi ero già occupato del ripugnante assenteismo
parlamentare con il post “Top ten dei parlamentari assenteisti” … oggi vorrei evitare
nuovi travasi di bile.
Concludo, perciò,
d’accordo con lo speziale don Franco al quale Giovanni Verga, nel romanzo “I Malavoglia”,
fa dire “il pesce puzza sempre dalla
testa”.
Nessun commento:
Posta un commento