lunedì 12 marzo 2018

Renzi ... convitato di pietra


Intervistato oggi da Massimo Giannini, su Radio Capital, il capogruppo uscente di Forza Italia, Renato Brunetta, si è richiamato al “partito della nazione”, fantasticato dal forse ex-segretario del PD, per manifestare il suo compiacimento qualora in un “centrodestra allargato” si formasse l’accoppiata Berlusconi – Renzi.
Le parole di Brunetta mi hanno richiamato alla memoria il post che pubblicai su questo blog il 7 novembre 2015: “Un machiavellico da Rignano sull’Arno”.
Rileggendolo non ho potuto fare a meno di sorridere perché già oltre due anni fa sembrava chiaro che tra gli inconfessabili accordi del Nazareno (18 gennaio 2014) ci fosse soprattutto il diabolico disegno di demolire a poco a poco il Partito Democratico fino alla sua estinzione.
Anzi, butterei là che questo perfido piano possa essere stato concepito fin dal 6 dicembre 2010 quando, a sorpresa, il sindaco di Firenze Matteo Renzi si recò ad Arcore, sede non istituzionale, per una visita informale a colui che era il padre-padrone di Forza Italia e Presidente del Consiglio in carica.
Fatto sta che, mentre in queste ore, dopo la disfatta elettorale, al Nazareno va in scena la resa dei conti tra i vertici DEM …  con Renzi convitato di pietra, mi sembra simpatico rileggere quel post.
Solo agli sprovveduti elettori del PD, ed ai loro intorpiditi rappresentanti in Parlamento, è sfuggito che il loro partito sia stato spinto sul viale del tramonto fin dal 18 gennaio 2014.

Quando, in quel freddo sabato di gennaio, Matteo Renzi ha invitato al Nazareno, per l’ora del tè, il già pregiudicato signore di Arcore, all’ordine del giorno più che il patto per le riforme, da dare in pasto a media creduloni e di regime, c’era la road map per demolire a poco a poco il partito democratico fino alla sua definitiva putrefazione.

La messinscena del patto del Nazareno serviva solo ad evitare che a qualcuno potessero nascere dubbi sui veri intenti di quel insolito tête-à-tête, dubbi che avrebbero messi a rischio non solo modalità e tempi della road map, ma la sua stessa praticabilità.

Innanzitutto, se fosse trapelato che i due machiavellici si erano accordati per azzerare l’attuale PD e traghettare i soli renziani fedelissimi, cioè quelli della “Leopolda”, in una nuova formazione politica (NdR: “partito della Nazione”?), la sollevazione, anche della base, sarebbe stata tale da ipotizzare perfino l’impeachment del neo-segretario Renzi.

Non solo, ma neppure il Capo dello Stato Napolitano, per quanto imprevedibile ed ambiguo, si sarebbe prestato ad essere loro complice ed il responsabile del siluramento di Enrico Letta e della successiva ascesa di Renzi a Palazzo Chigi.

Ecco perché, da quel giorno in poi, abbiamo assistito ad atti e modi di agire, in apparenza incomprensibili, mirati da un lato a creare squarci tra gli organi direttivi del PD e, dall’altro, ad assecondare scelte politiche che non alienassero le simpatie del popolo di destra.

La frottola della rottura del “patto del Nazareno”, le astiose ripetute stroncature di Brunetta, i voti forzisti in soccorso nei più difficili passaggi parlamentari, la protesi creata da Verdini e dai suoi seguaci, il riavvicinamento di Berlusconi a Salvini, e così via, non sono altro che cortine fumogene create dalla regia per dar modo alla road map di completare in sordina il suo percorso.

Probabilmente, Renzi e Berlusconi, entrambi sostenitori del bipolarismo, avevano immaginato di scoprire le carte solo quando, dissolto il PD, fosse nata una alternativa a sinistra alla quale contrapporsi nelle urne e sconfiggerla.

A rompere le uova nel paniere, però, sono intervenute le indicazioni di tutti i sondaggisti che, una volta tanto non in disaccordo tra loro, da settimane evidenziano che, ormai, il M5S accresce con continuità i suoi consensi anche a spese del PD.

A mettere una grande strizza al machiavellico di Rignano sull’Arno ed al suo sodale di Arcore è stata, però, la presa d’atto che il M5S, in caso di ballottaggio, nella prossima primavera vincerebbe le elezioni comunali a Roma.

La vittoria del M5S, infatti, butterebbe all'aria il progetto di bipolarismo che i due avevano immaginato quel giorno al Nazareno.

Come fare per impedire che ciò accada ?

Semplicemente accelerando i tempi della road map, come sembrano rivelare, con simulata ingenuità, le parole di un ministro del governo Renzi, Beatrice Lorenzin ospite del Corsera, che ha dichiarato: “PD, NCD e Forza Italia potrebbero appoggiare Alfio Marchini (NdR: che intende presentarsi con una propria lista). Sennò vincerebbe il M5S !”.

Cioè, se ho ben capito, l’obiettivo politico di PD, NCD e Forza Italia non sarebbe quello di risollevare la Capitale da anni di malgoverno, mafia e malaffare, ma semplicemente quello di sconfiggere il M5S ?

Allora voilà !

Signore e signori il piatto è servito, ecco a voi le miserie del programma politico del nuovo “Partito della Nazione” !

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