Anche se al Nazareno fanno finta di non ammetterlo, la
realtà è che dalle urne, il 4 marzo, sono usciti spietatamente sconfitti Matteo
Renzi ed il renzismo.
È vero, come si ostinano a ribadire al Nazareno, che sulla
scheda elettorale c’era il simbolo del PD e non la foto tessera di Renzi ma
come non riconoscere che, nel quinquennio appena trascorso, per colpa del segretario
il partito avesse persa, giorno dopo giorno, la sua identità politica generando
inquietudini, contrasti e scissioni?
A questo punto il vero problema per il PD potrebbe essere
la sua incapacità di procedere ad una spregiudicata, anche se obiettiva, analisi
del perché, ad esempio, il partito abbia attesa con indolenza la disfatta, d'altra
parte prevedibile, senza provare almeno una controffensiva.
Sarebbe imperdonabile, cioè, se con assurda ottusità il
PD non riconoscesse di essere stato ostaggio per cinque anni, e per sua sventura
lo è ancora, della insipienza politica di Renzi.
Un Renzi autoreferente che non ha esitato a crearsi, con
destrezza, una corte di fantaccini insediandoli
sugli scranni che contano, anche all’interno del partito.
È la prima volta, per esempio, che dopo un tracollo
elettorale la segreteria di un partito non rassegni compatta le dimissioni.
Nel PD, invece, solo Renzi si è dimesso da segretario
mentre gli altri membri della segreteria, tutti di provata e cieca fede
renziana, sono rimasti al loro posto a cominciare da Maurizio Martina già
vice-segretario ed ora reggente.
Così, nei giorni scorsi quando in occasione del convegno organizzato
da Sinistra Dem, Gianni Cuperlo ed Andrea Orlando hanno manifestate le prime critiche
alla gestione autoritaria e clientelare del partito, immediate si sono levate le
reazioni, altezzose e schizofreniche, dei fantaccini renziani.
Forse un primo spiraglio per uscire dall’angosciante vicolo
cieco in cui si è cacciato il partito potrebbe essere la proposta di
coinvolgere con referendum i militanti sulle scelte che il PD dovrà assumere a
breve.
L’idea sembrerebbe ottenere già il favore di molti dirigenti,
sia centrali che periferici, anche se non sarà facile superare la prevedibile contrarietà
di coloro che sono ostinatamente consacrati alla ortodossia renziana dell’uomo
solo al comando.
Intanto, i sondaggisti rilevano che dal 4 al 16 marzo i
consensi del PD sarebbero regrediti ulteriormente.
Good luck !
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