giovedì 18 ottobre 2012

Analfabetismo o corporativismo dei giornalisti italiani ?


Ieri, Alessandro Sallusti, il direttore di “Il Giornale” (NdR: per l’extraterrestre paracadutato solo ora in Italia, si tratta del quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi), ha tacciati i politici di essere “cialtroni, ipocriti e codardi” solo perché non sono riusciti ad approvare una “lex ad usum Sallusti”,  per evitargli di finire nelle patrie galere.
Infatti, questo individuo, anche lui vittima delle “toghe rosse”, è stato condannato, con sentenza definitiva della Corte di Cassazione, alla pena di 14 mesi di detenzione per il reato di “diffamazione a mezzo stampa”.
Vale la pena soffermarsi qualche istante sulla parola “diffamazione”, richiamata nella sentenza della Corte Suprema, e sul suo concreto significato nella lingua italiana.
Per fare questo basta consultare un qualsiasi dizionario della nostra lingua, e chiunque sarebbe in grado di comprendere che per “diffamazione” vada inteso l’atto del “danneggiare gravemente una persona od una istituzione, ledendone l’onore, la reputazione od il prestigio, con notizie vere o false, a voce o per iscritto”.
Il Codice Penale, art. 596-bis”, a proposito della “diffamazione col mezzo della stampa” prevede che le pene previste si applichino anche “al direttore o vice-direttore responsabile, all’editore ed allo stampatore”.
Perché era necessaria questa premessa filologica ?
Semplicemente perché, la crassa ignoranza che imperversa nel bagaglio culturale del giornalismo italiano, di destra e di sinistra, della TV e della carta stampata, ha indotta larga parte degli appartenenti a questa corporazione ad insorgere, in difesa di Sallusti, contro la sentenza che, a loro avviso, lederebbe la “libertà di opinione”.
Ma che cavolo c’entra la libertà di esprimere la propria opinione con la “diffamazione” di una o più persone, utilizzando per di più falsità ?
Ora, non è un mistero per nessuno, che anche nel giornalismo si faccia carriera solo grazie a spintarelle e/o ad atteggiamenti servili, ma almeno una minima conoscenza della lingua italiana dovrebbe essere richiesta a chi imbratta i giornali o pontifica attraverso l’etere.
Ancora più inaspettato, però, il fatto che a manifestare il loro cruccio per questa sentenza, siano stati anche il Capo dello Stato ed il Presidente del Consiglio.
Possibile che, anche loro, ignorino l’enorme differenza concettuale che c’è tra “esprimere un’opinione” e “diffamare” ?
Peraltro, Sallusti è assolutamente indifendibile, non solo perché ha ospitato sul giornale, di cui era direttore all’epoca dei fatti (Libero), l’articolo diffamatorio nei confronti di un giudice, di un ginecologo e dei genitori di una ragazza torinese, ma anche perché, la “vittima” Sallusti, aveva autorizzata la pubblicazione  dell’articolo diffamatorio, con firma anonima, scritto da un soggetto radiato dallo stesso ordine dei giornalisti.
Un qualsiasi cittadino, per colpe di questo tipo, sarebbe già rinchiuso dietro le sbarre mentre, purtroppo, Sallusti in galera non ci finirà !

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