lunedì 15 ottobre 2012

Walter Veltroni ed il puzzle delle coincidenze

 
Prima singolare coincidenza. Poche ore dopo che i media avevano divulgata la notizia della petizione, sottoscritta da 700 amministratori pugliesi, per sollecitare la ricandidatura al Parlamento di Massimo D’Alema (parlamentare da 35 anni), Walter Veltroni ha formalmente annunciato che non si ricandiderà alle politiche del 2013.
Walter Veltroni vanta una lunga carriera politica: parlamentare per 6 legislature è stato vice presidente del Consiglio e ministro per i beni culturali del primo governo Prodi, dal 1996 al 1998, sindaco di Roma, dal 2001 ad 2008, candidato premier per il centrosinistra dopo la caduta del secondo governo Prodi, segretario del PD dal 2007 al 2009.
Se Veltroni, nei prossimi mesi, non dovesse ritrattare questa decisione, gli dovremmo riconoscere il primato di unico politico italiano che  abbia lasciata spontaneamente la sua poltrona di parlamentare senza essere stato colto con le dita nella marmellata.
 
Seconda singolare coincidenza. La dichiarazione di Veltroni arriva nei giorni in cui, a Milano, Roberto Formigoni, da 17 anni governatore della Regione Lombardia, cerca, con ostinazione e faccia tosta, di rimanere aggrappato alla sua poltrona.
Un’ostinazione inconcepibile, dal momento che non solo lui stesso è indagato per lo scandalo sanità, ma un suo assessore è stato arrestato con l’accusa di concorso in associazione mafiosa e voto di scambio, ormai 14 sono gli indagati tra consiglieri ed assessori, il PdL lo ha di fatto scaricato dopo la decisione della Lega di staccargli la spina.
 
Terza singolare coincidenza. Walter Veltroni ha resa nota l’intenzione, di non ricandidarsi, casualmente il giorno dopo che Bersani e Vendola hanno presentata la versione riveduta e corretta della “carta d’intenti”, dalla quale è scomparso ogni riferimento alla continuità con il governo Monti.
Una versione, questa, che Veltroni, così come molti moderati della direzione PD (che i ben informati valutano intorno al 40% !), ha manifestato di non condividere.
La resa a Vendola, da parte di un Bersani confuso e sempre più sottomesso alla sinistra radicale, potrebbe essere stato il tassello definitivo che abbia indotto Veltroni a rendere pubblica la sua decisione.
 
Anche se Veltroni ha affermato di non essere un “rottamato da Renzi”, è certo, però, che con questa sua decisione abbia portato un po’ di scompiglio nella vecchia nomenclatura del PD, provocando ore di insonnia ai ruderi che bivaccano in Parlamento da decenni.
Non c’è dubbio che Veltroni, fondatore ed ex segretario del PD, facendo un passo indietro, ma soprattutto asserendo che si può fare politica anche stando fuori dal Palazzo, abbia lanciato un messaggio forte e chiaro, ad esempio, a Rosy Bindi ed a Massimo D’Alema che, in queste ore, non potranno fare a meno di riflettere sul loro futuro.
Peraltro, il messaggio di Veltroni potrebbe creare qualche subbuglio anche nel PdL che, alle prese con l’urgenza di rinnovamento, dopo le vicende Lazio e Lombardia, avrebbe lo spunto per attivare il ricambio generazionale dei suoi quadri dirigenti.
Sembra certo, comunque, che la scelta di Veltroni sia destinata, nei prossimi mesi, a mutare il corso della politica italiana e non solo del PD.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

veltroni anni fa diceva che sarebbe uscito dalla politica.....(ricordi?).....ho deciso di astenermi dal votare......ciao barbara

Alex di Monterosso ha detto...

Certo che ricordo... aveva anche anticipato che sarebbe andato in Africa... comunque ora ha deciso e... chapeau !!!
Stiamo a vedere cosa faranno i ruderi !