Anche
nei remoti teatri di provincia, sulle cui tavole polverose si esibiscono
compagnie filodrammatiche, i cartelloni spaziano tra opere di ogni genere, tragedie,
commedie, opere buffe.
A
differenza, però, di programmi ripartiti su più mesi, il teatrino della
politica in pochi giorni ci propone cabaret, commedie, comiche.
Spettacoli
indecorosi che si contrappongono al vero dramma vissuto sulla propria pelle,
ogni giorno, da disoccupati, cassintegrati, esodati, precari, pensionati e da
quegli otto milioni di cittadini che l’ISTAT classifica sotto la soglia di
povertà.
Berlusconi,
ad esempio, nel fumoso tentativo di distogliere l’attenzione dei soliti grulli
dalle colpe che hanno indotta la Cassazione a condannarlo per frode fiscale, ha
scomodato Luigi Pirandello ed i suoi “Sei
personaggi in cerca d’autore” per tirare fuori dal cilindro fantomatici testimoni
che dovrebbero consentire la revisione del processo.
Si
tratta, ancora una volta, di una panzana perché sarebbero personaggi già noti alla
magistratura, tanto che gli stessi avvocati di Berlusconi hanno manifestati
dubbi, nelle ultime ore, sulla revisione del processo.
Di certo non è nuova lady Dominique O’Reilly Appleby che, nel 2007, si
è vista respingere, dal Tribunale Federale Svizzero, il ricorso contro il
provvedimento dei PM di Milano per quel suo conto presso UBS, sul quale erano
confluiti oltre quattro milioni di dollari relativi a pagamenti di Mediaset per
diritti TV.
Il
pregiudicato Berlusconi, però, deve aver persa ormai la trebisonda se non si rende
conto di fare una figura da pirla quando sostiene, oggi, di essere stato
truffato, a sua insaputa da chi ha fatta la cresta, riconoscendo così che Mediaset
avrebbe pagati diritti TV “gonfiati”.
Ma
Berlusconi non si rende neppure conto che così sconfesserebbe avvocati, consulenti e
testimoni che, per nove anni, si sono affannati a sostenere che si trattasse,
invece, di normali prezzi di mercato.
Si ispirano,
invece, a Carlo Goldoni ed alle sue “Le
baruffe chiozzotte”, Matteo Renzi e Gianni Cuperlo che non si risparmiano colpi
proibiti pur di imporsi nel corteggiamento di quei volenterosi che, domenica 8
dicembre, si recheranno ai gazebo per le primarie.
“Sior si, balemo, devertimose, zà che semo
novizzi” dice la Lucietta goldoniana, ma Renzi e Cuperlo, apprendisti
stregoni della politica, sembrano non divertirsi affatto.
Il
sindaco di Firenze, ogni giorno più guascone, appena si sveglia parte
all’arrembaggio e tira sciabolate a dritta e a manca, nella speranza di far
fuori almeno qualcuno dei mille e mille cecchini, sparsi qua e là e pronti ad
impallinarlo.
Cuperlo,
dal canto suo, rampollo della nomenklatura, trasuda fifa di sconfitta e pare confidare ormai
solo nella possibilità che Renzi scivoli su una delle tante bucce di banana che D’Alema e
Bersani continuano a disseminare sulla strada dei gazebo.
La insulsaggine
di queste “baruffe nazarene” è
testimoniata anche dal fatto che i due rivali si sono ridotti a brandire come
armi i detersivi: “finish” per Renzi
e “dash” per Cuperlo.
Non
potrei concludere questo post, però, senza ricordare la mielosa atmosfera che
Angelino Alfano è riuscito a creare, scimmiottando
in chiave grottesca lo shakespeariano “Romeo
e Giulietta” .
Come
definire altrimenti, infatti, la sdolcinata dichiarazione d’amore con la quale Alfano
ha voluto ingemmare il suo discorso all’assemblea del Nuovo Centrodestra: “Caro presidente Berlusconi, qui c’è gente
che le vuole bene, che le vuole tanto bene”?
Una dichiarazione spoglia di
contenuti politici ma sicura attestazione della inconsistenza progettuale che è
alla base del Nuovo Centrodestra, il movimento voluto da Berlusconi come ruota
di scorta di Forza Italia.