venerdì 22 novembre 2013

La diversificazione in politica = trappola elettorale

Diversificare l’offerta, proponendo al mercato con marchi diversi prodotti simili, quando non addirittura identici, è una strategia di marketing che adottano molte aziende, soprattutto del comparto dei beni di largo consumo.
Le ragioni, all’origine di queste scelte strategiche, possono essere le più varie quali, ad esempio, la necessità di trovare uno sbocco alle capacità di sovrapproduzione dell’impresa, oppure il desiderio di raggiungere fasce di consumatori con prezzi e promozioni aggressive, che risulterebbero sconvenienti per l’appeal del marchio principale, e via dicendo.
Gestiti con intelligenza e con una cura non solo formale, i processi di diversificazione assecondano, spesso, il conseguimento di risultati positivi.
La novità, oggi, è che anche la politica sembra voler mutuare dal marketing commerciale il modello strategico della diversificazione.
Una trappola tesa al potenziale elettorato del centrodestra !
Per settimane, infatti, i media hanno tenuta viva l’attenzione, dei loro lettori e telespettatori, riferendo della sceneggiata tra falchi e colombe che, diretti da un’abile regista, davano ad intendere di darsele di santa ragione dentro e fuori il Popolo della Libertà.
La “casalinga di Voghera” si sarà domandata: possibile che burattini, politicamente inventati da Berlusconi, abbandonino il burattinaio proprio nei momenti più difficili della sua avventura politica, senza neppure attendere che l’aula del Senato si pronunci sulla sua decadenza ?
La “casalinga di Voghera”, da molti ritenuta la personificazione dell’italiano medio, si sarà posta anche altre domande.  
Ad esempio: come mai la riesumazione di Forza Italia, programmata per l’8 dicembre, ha subita l’improvvisa accelerazione al 16 novembre, cioè poche ore prima che altri movimenti di centrodestra riesumassero anche Alleanza Nazionale ?
Oppure: cosa pensare del fatto che il giorno prima, cioè il 15 novembre, il ciellino Mauro, ex PdL, abbia capitanata la fronda all’interno di Scelta Civica per provocarne la scissione, con l’obiettivo di ricongiungersi ai ciellini Formigoni e Lupi, promotori del Nuovo Centrodestra ?   
Si sarà trattato di semplici circostanze fortuite, oppure erano tasselli di una ingegnosa strategia di diversificazione, mirata a creare una coalizione di centrodestra più articolata e, perciò, in grado di proporre una offerta politica differenziata agli elettori ?
D’altra parte, subito dopo lo strappo era stato proprio Angelino Alfano non solo ad esprimere sentimenti di amore eterno e di riconoscenza infinita nei confronti di Berlusconi, ma a confermare che sarebbe Berlusconi il leader di una coalizione alla quale, Alfano, si è affrettato ad assicurare l’adesione del Nuovo Centrodestra.
Insomma, una separazione che puzza di imbroglio !
Quale potrebbe essere la chiave di lettura di questa serie di avvenimenti, se non la volontà di architettare, per il centrodestra, una strategia di diversificazione?
Ormai, infatti, il Popolo della Libertà aveva dovuto prendere atto che la compiacenza degli ambienti cattolici ed ecclesiali, di cui beneficiava da anni, a poco a poco si era andata affievolendo, anche a causa dei comportamenti e degli impicci giudiziari di Berlusconi.
Non solo, ma la scelta, del PdL, di partecipare al governo delle larghe intese risultava sgradita a quella parte del suo elettorato non ottusamente berlusconiano.
Perlomeno, era ciò che confermavano i sondaggisti, da settimane, indicando come sempre più ampio il divario del PdL dal Partito Democratico.
Inoltre, gli stessi sondaggisti prospettavano la possibile ascesa di Matteo Renzi alla segreteria del PD e, probabilmente, anche la sua candidatura a premier della coalizione di centrosinistra, con un gradimento ampio e trasversale da parte dell’elettorato.
Al Popolo della Libertà, quindi, non restava altro da fare che scompaginare il suo quadro politico, senza rinunziare, però, a partecipare al governo per condizionarne, a proprio vantaggio, l’azione.
Lo scopo: proporre all’elettorato una coalizione di centrodestra con posizioni diversificate per tirare a sé, con il Nuovo Centrodestra, gli elettori che vogliono continuità e stabilità del Governo Letta, e, con Forza Italia, Alleanza Nazionale e Fratelli d’Italia, che si collocano all’opposizione, gli elettori contrari alle larghe intese.
Una strategia che sembrerebbe vincente, almeno stando ai sondaggi delle ultime ore che registrano il sorpasso della coalizione di centrodestra sul centrosinistra, con un vantaggio di oltre due punti percentuali.
Sarei cauto, però, nel tributare un successo definitivo a questa strategia di diversificazione sulla quale incombono, come una spada di Damocle, sia la decadenza da senatore di Berlusconi e la sua non candidabilità per i prossimi sei anni, sia i processi e le inchieste in corso a Milano, Napoli e Bari … sia poi eventuali scelte popolari che potrebbe fare il Governo Letta, sempre che si svegli dal lungo letargo.

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