sabato 1 marzo 2014

Prescrizione breve … ossia “liberi tutti”

Non so se, oggi, i bambini, così indaffarati tra cellulari, iPad e videogiochi, trovino ancora il tempo per giocare a “nascondino”, un passatempo della mia infanzia, con il quale ci divertivamo all’aria aperta, cercando di non farci scoprire dal nostro amichetto che faceva il “cacciatore” per arrivare a raggiungere la “tana” e poter strillare raggianti il “liberi tutti”.
Può darsi che i bambini di oggi non giochino più a “nascondino”, di certo, però, si tratta di un gioco molto popolare tra i nostri politici che, anche se scoperti nelle loro malefatte, ogni volta riescono ad urlare “liberi tutti” avvalendosi della vergognosa via di scampo della prescrizione.
È di questi giorni la notizia che la Corte di Cassazione abbia posto il sigillo definitivo del “non luogo a procedere per prescrizione” nei confronti dell’ex presidente PD della Provincia di Milano, Filippo Penati, accusato di corruzione e concussione per un lucroso giro di mazzette battezzato come il “Sistema Sesto”.
Eppure, nei giorni in cui era appena stato iscritto nel registro degli indagati, Filippo Penati sembrava così sicuro di poter dimostrare la sua innocenza da dichiarare, ai quattro venti, che lui avrebbe rinunciato formalmente alla prescrizione per provare, in tribunale, la sua estraneità ai fatti che gli venivano contestati.
Evidentemente, però, una volta avviato il processo deve essersi reso conto che le cose avrebbero presa una brutta piega per lui … così si è “scordato” di rinunciare alla prescrizione. Ma guarda che sbadato !
Sia chiaro, Penati non è stato il primo, né sarà l’ultimo dei politici e dei boiardi di Stato che, al riparo dell’ombrello della prescrizione, se la caveranno sempre, impedendo alla giustizia di fare il suo corso.
La prescrizione, però, sia altrettanto chiaro, è un sacrosanto istituto giuridico che ha come sua ratio, sia il venir meno dell’interesse dello Stato a perseguire un reato, decorso un certo periodo di tempo, sia il diritto dell’imputato di essere sottoposto ad un giusto processo in tempi ragionevoli.
Sennonché, nel nostro Paese, la casta ha escogitate alcune leggi finalizzate ad introdurre oltre alla cosiddetta “prescrizione breve” anche il “processo breve”, che equivalgono, di fatto, ad una amnistia mascherata a beneficio dei soliti furbi, e ad una ulteriore sopraffazione delle loro vittime.
Si tratta, in pratica, di norme che riducono i tempi concessi alla magistratura per inquisire un reato, istruire il processo ed arrivare a sentenza definitiva.
Norme che, dalla cosiddetta Cirielli (L. 251/2005) in poi, sono state architettate dai governi Berlusconi, pur non avendo equivalenti in nessun paese europeo.
Escogitate, prima di tutto, per aiutare Berlusconi ad affrancarsi dai suoi numerosi guai giudiziari, oltre alle “leggi ad personam” in questo calderone normativo sono finiti i reati di corruzione, peculato, concussione, frodi in appalti, scambio elettorale politico mafioso, illecito smaltimento di rifiuti, falso in bilancio, ma anche reati come violenze sessuali, omicidi colposi, rapine, truffe, incendi dolosi, lesioni da infortuni sul lavoro, ricettazione, stalking, e non solo.
Insomma, un vero e proprio “liberi tutti” di cui si sono subito avvantaggiati i soliti furbi, rendendo impossibile alle loro vittime di avere giustizia.
L’elenco di quanti se la sono scampata grazie alla “prescrizione breve” potrebbe riempire le pagine di una corposa “enciclopedia della vergogna”.
Sognerei, però, come cittadino, che il legislatore, in un lampo di ravvedimento, redigesse almeno una semplicissima norma per dichiarare inapplicabile ogni tipo di prescrizione a tutti i reati commessi da parlamentari, amministratori pubblici di ogni livello e grado, funzionari della pubblica amministrazione, manager delle aziende pubbliche o partecipate.
Sarebbe assolutamente giusto, ad esempio, non concedere scappatoie a coloro che gestiscano, in modo indegno e disonesto,  il denaro pubblico, cioè i soldi pagati con sacrifici da tutti i contribuenti.
Purtroppo, guardandomi in giro mi rendo conto, però, di sperare in un festival dell’impossibile, per cui mi rassegno e scorato concludo questo post.

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