Tra le espressioni, di cui i politici si riempiono la bocca chiosando sui risultati elettorali, ricorrono con una certa frequenza la “rappresentatività della politica” ed il “popolo sovrano”.
Vale a dire che, se per
caso mettessimo in successione questi due modi di dire, potremmo perfino immaginare
che la politica avrebbe l'intenzione di essere rappresentativa del popolo
sovrano.
Eppure, proprio le
elezioni sono l’occasione più indicativa della maniera distorta, ed un po’
ipocrita, con cui la classe politica usa queste espressioni deviando, a proprio
uso e consumo, dal loro autentico significato.
Credo di non sbagliare se
come popolo sovrano identifico la totalità dei cittadini, e nel caso specifico
delle elezioni l’insieme del corpo elettorale.
Perciò, se nelle
giornate del 24 e 25 febbraio, per dimostrare il proprio dissenso dall’andazzo
della politica, il 25% degli elettori si è astenuto dal voto, non significa che
12 milioni di cittadini non siano parte del popolo sovrano, ma semplicemente che hanno
manifestata con l’astensione la volontà di non riconoscere i partiti in lizza
come propri rappresentanti.
Peraltro, se l’indice
di astensionismo varia nelle diverse tornate elettorali, è logico leggere queste
differenze come la prova del maggiore o minore interesse verso la politica ed i
politici.
Non riesco, infatti, a scorgere
una differenza concreta tra gli elettori che si sono astenuti e coloro, cioè il
3,5%, che invece, recatisi alle urne, hanno espresso il proprio disaccordo con
scheda bianca o nulla.
È ingannevole ed
ipocrita, quindi, la consuetudine di riferire la rappresentatività dei singoli
partiti ai soli votanti e non a tutto il corpo elettorale.
A maggior ragione quando
i partiti si spartiscono, poi, a titolo di rimborsi elettorali, un ammontare calcolato
in base all’intero corpo elettorale.
Prendendo spunto da queste
premesse, perciò, ho voluto accertare quale sia la reale rappresentatività del
popolo sovrano espressa nelle urne e confrontata con i valori del 2008, per le formazioni
politiche.
Movimento 5 Stelle – Presentatosi per la prima volta alle politiche, con 8.688.545 consensi,
ha occupato il gradino più alto del podio, rappresentando il 18,5% del popolo
sovrano. Senza avvalersi di apparentamenti o coalizioni, comunque risulterà decisivo
nel futuro Parlamento.
Partito Democratico – Smagrito di 3.452.506 voti rispetto al 2008 (-28,5%), di fatto ha ricevuto il mandato a rappresentarlo dal
18,4% del popolo sovrano, contro il 25,7% del 2008. Anche sommando i voti
ottenuti da SEL (2,3%) si arriverebbe
all’assurdo che con il 20,7% di rappresentatività del popolo sovrano non solo disporrà
del 55% dei seggi alla Camera, ma pretenderebbe anche occupare Palazzo Chigi.
Popolo della Libertà – Assottigliatosi di ben 6.297.343 voti, nel raffronto con il 2008 (-46,2%), oggi rappresenta il 15,6% del popolo sovrano, mentre lo era per il
28,9% nel 2008. Nonostante il chiaro tracollo, questo partito avanza la pretesa
di voler ancora condizionare la politica italiana per i prossimi anni.
Scelta Civica con Monti – Pur presentatasi per la prima volta, ed in gran fretta, alle elezioni
politiche questa lista ha ottenuti 2.823.814 voti che gli accreditano una
rappresentatività del 6.0% del popolo sovrano.
Lega Nord – Avendo lasciati per strada 1.634.387 voti rispetto al 2008 (-54.0%), oggi la Lega rappresenta il
3,0% del popolo sovrano contro il 6,4% delle precedenti elezioni.
Grazie ad una legge
elettorale vergognosa, oltre a queste cinque formazioni politiche, in
Parlamento entreranno anche alcuni partiti accreditati di una rappresentatività
del popolo sovrano che non supera l’1/1,3% !
I mercati finanziari hanno
percepito, subito, che questo scenario politico creerà problemi di
governabilità del Paese, ed hanno alzata immediatamente la guardia, come
attesta la pronta lievitazione dello spread.
Il boccone amaro è che,
solo nei primi due giorni dopo le elezioni, l’aumento dei tassi d’interesse sui titoli di Stato
collocati sul mercato, ha già comportato un maggior costo per le casse
pubbliche di euro 367.125.000 !
Se
come è facile prevedere l’incertezza politica dovesse proseguire per qualche
settimana, le casse dello Stato ed ovviamente noi italiani la pagheremmo molto cara.