mercoledì 7 agosto 2013

Una bolla di sapone tanto per far caciara

Domenica 4 agosto, Roma via del Plebiscito.
Indossando la camicia nera d’ordinanza, Silvio Berlusconi si è issato su un palco abusivo ed ha iniziato a concionare, acclamato da poche migliaia di anziane signore sudaticce, attempati sbandieratori affannati, parlamentari pidiellini in tenuta balneare.
Nel tono della voce e nella modulazione delle pause Berlusconi, come sempre, si sforzava di ricalcare lo stile mussoliniano.
Ancora oggi mi sfugge perché non abbia arringato affacciato al balcone di Palazzo Grazioli.
Forse si tratta di un balcone non equiparabile a quello di Palazzo Venezia, dal quale il Cav sogna di riuscire, prima o poi, a mostrarsi alla folla plaudente.
Per mia fortuna, poiché godo di una speciale dispensa che mi esonera dall’assistere a spettacoli indecorosi, non ero né in via del Plebiscito né davanti ad un televisore.
Mi ha sconcertato, comunque, notare la rilevanza che le TV, di ogni appartenenza, hanno voluto dare all’apparizione in pubblico ed alle parole di un pregiudicato.
Non ricordo che altrettanta considerazione sia mai stata riservata, almeno fino ad oggi, a nessun altro pregiudicato.
È proprio vero che io invecchio ed i tempi cambiano.
Vorrei soffermarmi, però, su quello che ho appreso, dai resoconti giornalistici, sui festeggiamenti di via del Plebiscito, e sul polverone che ha sollevato, ieri, la presunta intervista che avrebbe rilasciata il Presidente di Cassazione, Antonio Esposito, guarda caso proprio ad un quotidiano notoriamente filo berlusconiano.
Domenica pomeriggio, nelle sue esternazioni il Cav ha proclamata e ribadita la sua completa innocenza, accusando tutti i giudici, anche quelli della Sezione feriale di Cassazione, di aver presa una colossale cantonata, emettendo una sentenza che costituirebbe, a suo dire, un orrendo e tragico errore giudiziario.
In assenza di contradditorio, il che è consueto quando parla Berlusconi, per avallare la sua tesi il Cav si è accanito contro la Magistratura, che sarebbe politicizzata, inspiegabilmente solo nei processi che lo riguardano, e naturalmente incapace, incompetente, settaria.
Orbene, nel caso che a me, come a qualunque essere umano, qualcuno addebitasse di aver commesso un errore nell’eseguire il mio lavoro, sicuramente mi sarebbe riconosciuto il sacrosanto diritto di replicare per provare l’infondatezza delle colpe che mi sono addossate.
Perché mai, quindi, i giudici di Cassazione, chiamati gravemente in causa da Berlusconi avrebbero dovuto, con il loro silenzio, far passare per veri gli addebiti mossi loro dal Cav?
Oltretutto la sentenza definitiva oramai era stata emessa e non si poteva neppure ravvisare il pericolo di una anticipazione del giudizio.
Fatto sta che, uno scribacchino di “Il Mattino”, ripeto un quotidiano notoriamente filo berlusconiano, ha preso il telefono ed ha chiamato il Presidente della Sezione feriale di Cassazione, Antonio Esposito.
Non si trattava, quindi, di un’intervista ma di una normale conversazione telefonica.
A questo punto mi permetto una divagazione di gossip: il Presidente Esposito è padre di Ferdinando, un PM milanese che è stato visto, in più occasioni, in compagnia di Nicole Minetti, l’organizzatrice di escort e bunga bunga e per questo condannata in primo grado dal Tribunale di Milano.
Voci maligne sospettavano che, proprio le frequentazioni del figlio di Esposito con la Minetti avrebbero potuto influire a favore di Berlusconi nel giudizio in Cassazione.
Malignità palesemente smentite!
Perfido, invece, il tentativo dello scribacchino di incastrare, per telefono, il Presidente Esposito per fargli dire che Berlusconi fosse stato condannato in base al presupposto che “l’imputato poteva non sapere”.
Tesi questa, da sempre cavallo di battaglia di Ghedini.
Alla provocazione il Presidente Esposito ha risposto: “Assolutamente no, perché la condanna o l’assoluzione di un imputato avviene strettamente sulla valutazione del fatto-reato, oltre che all’esame della posizione che l’imputato occupa al momento della commissione del reato o al contributo che offre a determinare il reato”.
Dal momento che lo scribacchino insisteva, con le sue insinuazioni, il Presidente Esposito ha aggiunto: “Non è che tu non potevi sapere perché eri il capo. Teoricamente il capo potrebbe non sapere. No, tu venivi portato a conoscenza di quello che succedeva. Tu non potevi non sapere perché Tizio, Caio e Sempronio hanno detto che te l’hanno riferito. È diverso da non poteva non sapere”.
Dov'è che il Presidente Esposito cita Berlusconi? Boh !
Certo è che, con la bolla di sapone del presunto riferimento  al Cav,  il PdL ha sollevato un polverone che ha tenuto in fibrillazione il mondo politico per l’intera giornata.


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