Il secondo turno di ballottaggio delle amministrative
2017 non ha fatto altro che confermare il largo successo della “ammucchiata” di
centro destra.
La definisco “ammucchiata” e non coalizione perché i tre
leader, Berlusconi, Salvini e Meloni, non arrivano forse a detestarsi, di certo
però non si amano appassionatamente non avendo quasi nulla in comune sul piano
della visione politica, dei programmi e delle ambizioni personali.
Fatto sta che di fronte alla prospettiva di poter occupare
gli scranni di sindaco in Comuni anche di grande valore politico i tre si sono turati
il naso per presentarsi compatti in questa tornata elettorale.
Mi viene da sorridere immaginando Berlusconi, Salvini e
Meloni intonare in coro, echeggiando i versi del canto rivoluzionario portato
al successo negli anni ’70 dagli Inti Illimani, “derecha unida jamàs serà
vencida ! De pie marchar que vamos a triunfar !”.
È difficile prevedere se e quanto potrà perdurare questa
“ammucchiata” sia perché sarà difficile che concordino sulla scelta del leader,
sia perché è probabile che alle prossime elezioni politiche ci si rechi con una
legge elettorale proporzionale senza spazio per le coalizioni.
Sul fronte opposto, per contro, nel giro di pochi mesi il
PD dopo la sonora batosta incassata il 4 dicembre al referendum costituzionale,
ha subita oggi una disfatta storica.
Non mi riferisco tanto alla numerosità dei tracolli a
livello comunale, quanto piuttosto agli smacchi emblematici sofferti in città
da sempre roccaforti della sinistra.
Penso, ad esempio, ai casi di Genova, La Spezia, Sesto
San Giovanni (NdR: nota
come la Stalingrado italiana !),
Pistoia.
La sensazione è che nella direzione del partito regni ormai
una tale rassegnazione alle sconfitte da aver indotto i vertici, a cominciare
dal segretario Renzi, a non scendere in campo per sostenere i propri candidati
almeno in vista dei ballottaggi.
La realtà è che negli ultimi anni, dopo l’illusorio 40,8%
ottenuto nel 2014 alle elezioni europee, il PD si è imbattuto in un crescendo
di sconfitte imbarazzanti, a conferma che tra la gestione del partito ed il
tradizionale elettorato di sinistra si stava amplificando uno insanabile
scollamento (NdR: ha
iniziato nel 2014 cedendo al M5S il Comune di Livorno da sempre amministrato da
giunte di sinistra, fino a lasciare al M5S nel 2016 nientedimeno che i Comuni
di Roma e Torino).
Uno scollamento, però, che sembra non preoccupare i vertici del
partito, anzi…
Osservando, infatti, la involuzione politica del PD in
questi ultimi anni ho l’impressione che Renzi si sia impossessato della
segreteria per gestirla come un infiltrato guastatore con l’obiettivo di logorare
il feeling con l’elettorato di sinistra nell’intento di dirottare il partito verso
quelle posizioni di centrodestra tanto care a Berlusconi.
Sotto la direzione di Matteo Renzi, infatti, il PD si è
prodigato nell’approvare interventi legislativi a favore di banchieri ed
industriali, provocando malumori e dissidi interni che hanno prodotta la
inevitabile scissione da parte di alcuni esponenti di primo piano.
È solo fantapolitica ?
Può darsi, però è significativo che ancora pochi giorni
fa Berlusconi, intervistato in TV da David Parenzo, abbia dichiarato: “Renzi ?
Venne da me una volta ad Arcore quando era sindaco di Firenze e mi piacque
molto (NdR: era il
dicembre 2010). Ebbi già
la netta impressione di non trovarmi di fronte ad un comunista ma ad un
democristiano.”
Tra l’altro già subito dopo quell’incontro Berlusconi
aveva affermato: “Un po’ mi somiglia, è fuori dagli schemi”.
Fatto sta che dopo la visita ad Arcore Matteo Renzi si
era impossessato della segreteria del PD, aveva stretto il fumoso “patto del
Nazareno” con Berlusconi, aveva silurato Enrico Letta, compagno di partito e
presidente del consiglio per occuparne il posto a Palazzo Chigi proprio con
l’appoggio dei berlusconiani.
Ed ora, dopo questa débacle senza precedenti del PD cosa
succederà ?
Praticamente nulla perché Renzi, nella sua insensata arroganza,
è incapace di accettare le sconfitte e di almeno accennare una autocritica.
Già le prime parole da lui postate su Facebook confermano
tutta la sua irragionevole boria, consapevole di poter contare sull’incoraggiamento
consolatorio della schiera di lacchè che cercheranno di minimizzare questa
ennesima batosta.
Nel
frattempo l’elettorato di sinistra, indisponibile ad accodarsi a Salvini,
Meloni e Berlusconi continuerà a sperare in un nuovo messia.
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