sabato 28 marzo 2015

Matteo Renzi… canta Mina

Mercoledì 25 marzo il mondo della musica leggera ha festeggiato il compleanno di Anna Maria Mazzini in arte Mina, soprannominata la Tigre di Cremona (NdR: trattandosi di una signora non citeremo gli anni !).
Dopo quarantotto ore anche il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha voluto unirsi ai festeggiamenti intonando uno dei successi più famosi di Mina

Di certo non è una sorpresa che Renzi abbia adottato il ritornello di questa canzone come sua filosofia di vita.
Lo ha confermato ancora ieri, al termine del Consiglio dei Ministri, presentandosi in sala stampa per illustrare il DdL sulla riforma della governance della RAI.
A suo dire una riforma assolutamente rinnovatrice che manderà finalmente in soffitta la legge Gasparri.
Nel documento, approvato dal CdM, si legge tra l’altro: “…non serve un Parlamento che nomini i politici nel Consiglio di amministrazione della RAI”.
Finalmente ! Era ora che la politica fosse esclusa dalla governance e dal CdA della Rai.
L’illusione, però, è durata meno dello sbattere di ciglia.
Infatti, dopo poche righe si legge che comunque “…serve un Parlamento che svolga la sua funzione di garanzia e controllo, con la Commissione di Vigilanza, cane da guardia dell’azienda”.
Ma come ? Erano settimane che Renzi andava assicurando per ogni dove che alla guida della RAI ci sarebbe stato un manager vero, con pieni poteri, come quello di qualunque azienda privata.
Un Amministratore Delegato, insomma, che, anche se nominato dal Governo, dovrebbe essere l’unico responsabile di prendere le decisioni strategiche e realizzarle, di assumere i dirigenti, di rispondere della gestione economica e finanziaria.
Un manager, perciò, che dovrebbe rispondere del suo operato e dei risultati solo ai professionisti membri del CdA.
Un'altra bufala !
Infatti il CdA, ridotto da 9 a 7 componenti, vedrà  4 membri nominati ancora dal Parlamento, 2 dal Ministro dell’Economia ed 1 in rappresentanza dei dipendenti.
Quindi, non solo il DdL mantiene in vita la Commissione di Vigilanza come “cane da guardia”, ma riconosce che sia la politica a nominare 6 dei 7 membri del CdA.
Insomma, come sempre

mercoledì 25 marzo 2015

Prescrizione e conati di ipocrisia

A tarda notte, i giudici della terza sezione penale della Corte di Cassazione hanno  definitivamente posta la parola fine all’iter processuale, durato ben nove anni, etichettato dai media come “Calciopoli”.
Ancora una volta io, come credo molti italiani, nel leggere il dispositivo della sentenza mi sono sentito preso per i fondelli.
Infatti, pur ribadendo l’esistenza di una associazione a delinquere, e pur riconoscendo appropriate le condanne inflitte a Luciano Moggi, Antonio Giraudo ed agli altri imputati, i giudici della Cassazione si sono dovuti arrendere di fronte alla evidenza che i reati commessi erano stati estinti, di fatto, dalla prescrizione.
Alla fine l’unico imputato condannato ad un anno è stato l’ex arbitro Massimo De Santis che aveva rinunciato ad avvalersi della prescrizione.
Già, perché alla prescrizione l’imputato può rinunciare !
Fatto sta che lo sciagurato istituto della prescrizione ha permesso che andassero impuniti ancora individui riconosciuti colpevoli dei reati loro ascritti nei tre gradi di giudizio.
Ora, per uno di quei beffardi casi che solo il fato riesce a mandare in scena, poche ore dopo la sentenza della Cassazione la Camera dei Deputati si è riunita per esaminare e votare, guarda caso, le norme relative al prolungamento dei termini di prescrizione dei reati, e cancellare la vergognosa legge ad personam Ex Cirielli, voluta dal governo Berlusconi.
È stata a dir poco sconcertante la fiumana di ipocrisie che ha caratterizzati molti interventi durante il dibattito parlamentare.
A dare la stura sono stati i parlamentari di NCD (NdR: partito che fa parte della compagine governativa) messisi di traverso alla approvazione dell’art. 1 del Ddl, che prevede l’aumento della metà dei termini di prescrizione per i reati di corruzione.
In un Paese, marcescente per la diffusa vocazione corruttiva di molti eminenti cittadini, non voler concedere più tempo per scoprire, inquisire, processare e condannare i responsabili dei reati di corruzione significa, di fatto, stare dalla parte di corrotti e corruttori per assicurare loro più probabilità di sfuggire alla Giustizia.
Uno show indegno, inscenato da chi, stando al governo, dovrebbe invece essere esempio di moralità per i cittadini.
Ovviamente non potevano che dichiararsi contrari all’allungamento dei termini di prescrizione i parlamentari di Forza Italia artefici della Ex Cirielli, una legge escogitata a bella posta per prescrivere reati di cui era imputato Berlusconi.
Una legge talmente imbarazzante che lo stesso primo firmatario, appunto l’on. Edmondo Cirielli, la sconfessò fino a manifestare il suo voto contrario in aula.
Le argomentazioni, addotte dai deputati forzisti per contrastare l’allungamento dei termini di prescrizione, sono apparse non solo ipocrite ed artificiose, ma così infantili da risultare indegne di persone raziocinanti.
Secondo questi personaggi, infatti, i tempi di prescrizione più lunghi servirebbero solo a prolungare nel tempo le sofferenze patite dagli eventuali soggetti inquisiti.
Una idiozia colossale !
Tanto è vero che un individuo diventa indagato solo nel momento in cui un magistrato ravvisa l’esistenza di un presumibile reato, e non prima.
È vero, invece, che un individuo, consapevole di aver commesso un reato, potrà vivere più a lungo sulle spine per il timore che gli inquirenti, avendo più tempo per indagare, possano giungere a scoprire i suoi misfatti.
E, secondo i parlamentari di Forza Italia, gli italiani dovrebbero sdegnarsi perché dei farabutti vivano l'angoscia di essere scoperti ?
La verità, di fatto, è che fino a quando la magistratura non avrà elementi per inquisirlo, quell’individuo continuerà impunemente a godere magari di una posizione da boiardo di Stato, o a fare l’imprenditore oppure, perché no, ad occupare una poltrona da parlamentare o da amministratore locale.
Già, perché il prolungamento dei termini di prescrizione si propone solo, in realtà, da un lato di concedere più tempo per scoprire i reati, e dall’altro di evitare che l’iter processuale possa essere vanificato dall’incombere della prescrizione.
Quanti furfanti, nel Paese culla del diritto, si sono avvalsi della prescrizione per evitare di essere condannati e per irridersi della giustizia ?
Comunque, checché ne dica il ministro Orlando, queste norme sulla prescrizione stanno nascendo con il freno a mano tirato per non indisporre Alfano che, dal canto suo, minaccia già nuove barricate anche sulle intercettazioni.

martedì 24 marzo 2015

Prima il rimborso del riscatto e poi…

Sul quotidiano La Repubblica ha avuto un certo risalto la intervista che Vanessa Marzullo ha rilasciata all’inviato Paolo Berizzi.
Vanessa Marzullo è una delle due giovani “volontarie”, l’altra è Greta Ramelli, che si sono recate in Siria con una buona dose di avventatezza per portare aiuto, a loro dire, alle popolazioni civili stremate dal conflitto civile.
Non riesco proprio a non ritenere velleitario ed incosciente il loro comportamento alla luce del fatto che non potevano contare in Italia sul supporto di una organizzazione accreditata e che, ancora più grave, non disponevano di protezioni competenti e qualificate in un territorio di guerra quale è ormai da diversi anni la Siria.
Fatto sta che a fine luglio 2014 le due “volontarie” furono rapite nei pressi della località di Aleppo da un gruppo di guerriglieri jihadisti e, da quel momento, non si ebbero più loro notizie.
L’unità di crisi della Farnesina appena allertata attivò tutte le iniziative opportune per accertare non solo che fossero ancora vive ma dove fossero segregate e da chi.
Per farla breve, dopo cinque mesi di prigionia le due “volontarie” sono tornate libere grazie al lavoro svolto dalle strutture del Ministero degli Esteri, ma soprattutto grazie al pagamento di un riscatto che voci ben informate indicano in 12 milioni di dollari, pagato ovviamente non dalle loro famiglie ma dallo Stato italiano.
Non è certo la prima volta che lo Stato, e quindi pro quota tutti gli italiani, paga per la liberazione di un connazionale che in giro per il mondo è rapito da qualche banda di predoni.
È però la prima volta, secondo me, che una persona rapita e liberata, grazie all’impegno delle istituzioni ed al pagamento del riscatto con denaro pubblico, dimostri scarsa considerazione per i problemi ed il danno che i suoi comportamenti, incoscienti ed irresponsabili, hanno procurato alla collettività.
Nel corso dell’intervista, infatti, la “volontaria” Vanessa Marzullo ha dichiarato: “Appena potremo, non so ancora quando, Greta ed io in Siria potremmo anche tornarci”.
Non contesto che le due “volontarie”, maggiorenni e vaccinate, possano disporre della loro vita come meglio credono.
Però, confesso che, se ne avessi il potere, innanzitutto ritirerei loro i passaporti per restituirglieli solo dopo che abbiano rimborsati allo Stato i 12 milioni di dollari pagati per il loro riscatto.
Come ?
Magari dedicandosi, gratuitamente, in Italia ad opere di assistenza a beneficio dei milioni di loro concittadini che versano in stato di indigenza, sono invalidi, infermi, anziani, etc., etc.
Comprendo bene che assistere emarginati, invalidi e malati in Italia non sia avventuroso come farlo in Siria e non renda così popolari da attirare l’attenzione dei media.
Però, se il proposito delle due “volontarie” è quello di dedicare la loro vita ad alleviare le sofferenze del prossimo, allora mi domando perché non farlo in Italia ?

lunedì 23 marzo 2015

Renzi, epigono della filibusta salgariana

In molti libri avventurosi, scritti da Emilio Salgari, che eccitavano la mia fantasia di ragazzino e mi inducevano a fantasticare avventure mirabolanti, protagonista era la filibusta.
Infatti, alle temerarie storie dei pirati, che nel XVII secolo infestavano il mare caraibico, Emilio Salgari ha riservati i romanzi del ciclo “I Pirati delle Antille”.
Forse un giorno non lontano, stomacato dalla lettura quotidiana delle cronache politiche, mi darò da fare per ricercare sulle bancarelle di qualche mercatino quei vecchi libri perché mi aiutino a depurare la mente dalle brutture che la politica ci rifila ogni giorno.
Sbiadito retaggio delle letture salgariane mi è rimasto il vezzo di definire filibustiere ogni individuo spavaldo, scaltro, spregiudicato, impostore, opportunista, trafficone senza scrupoli.
Tali erano, infatti, il Corsaro Nero, il Corsaro Rosso ed i loro rispettivi rampolli.
Se Emilio Salgari fosse un cronista dei giorni nostri, non avrebbe alcuna difficoltà a raccontare le gesta dei tanti filibustieri protagonisti della nostra scena politica.
Ad esempio, credo che potrebbe dedicare un intero ciclo di libri a raccontare questi dodici mesi del premierato di Matteo Renzi.
Mi sembra, infatti, che Matteo Renzi rappresenti la incarnazione più autentica dei filibustieri descritti da Salgari.
I pirati, ad esempio, erano così spregiudicati e senza scrupoli da stringere alleanza con chiunque permettesse loro di arraffare ricchi bottini.
Ebbene, forse che Renzi non abbia dimostrato di essere spregiudicato e senza scrupoli quando, mentre rassicurava il suo compagno di partito Enrico Letta, #enricostaisereno, già cospirava con Berlusconi per pugnalare alla schiena lo sventurato Letta ed andare all’arrembaggio di Palazzo Chigi ?
I pirati potevano contare su ciurme di individui, senza arte né parte, pronte ad esaltarsi ogniqualvolta il pirata di turno, brandendo la sciabola, con spavalderia li spronava all’arrembaggio dalla tolda del vascello battente bandiera della filibusta.  
E forse Renzi non ostenta spavalderia, quando nei salotti televisivi esibisce irreali successi, o quando sguaina, invece della sciabola, raffiche di banali tweet, accolti come messaggi mistici dai suoi devoti ?
A differenza dei pirati, però, Matteo Renzi deve credersi un profeta, venuto al mondo per divulgare il suo credo a fedeli ed infedeli.
Se vogliamo dare fiducia ai sondaggisti, sembrerebbe che un 30% di italiani viva ubriaco per le abbondanti libagioni di tweet.
Ritornando, però, ai filibustieri, riscontravo in loro la istintiva attitudine a raggirare la ciurma, fantasticando di favolosi bottini per incitarla ad andare impavida all’arrembaggio.
Ebbene, da settimane il nostro premier non va per ogni dove ad incensarsi, per esempio, come artefice del Jobs Act quando, almeno per quanto riguarda le norme sulla maternità e sul superamento dei co.co.pro, il Jobs Act è invece solo una ipotesi di lavoro dal momento che i decreti attuativi sono bloccati dalla Ragioneria di Stato per mancanza di copertura finanziaria ?
Quante volte, in questi dodici mesi, Matteo Renzi si è avventurato nel vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso ?
Ma nei romanzi di Salgari i filibustieri sono descritti anche come abili opportunisti nello sfruttare, di volta in volta, ogni circostanza da cui poter trarre vantaggio.
E qui, come il cacio sui maccheroni, per l’opportunista Renzi arrivano le “spintanee” dimissioni di Maurizio Lupi che liberano un dicastero di rilevanza strategica come è quello delle infrastrutture.
Quale migliore occasione, perciò, per collocare su quella poltrona un renziano fedelissimo anche se incompetente per gestire un ministero così importante.
Poco interesserebbe alla morale dell’ex rottamatore se si trattasse perfino di inserire un nuovo inquisito nella compagine di governo.
Non so cosa ne pensi tu, ma io non ho dubbi: preferisco i filibustieri narrati da Salgari.

mercoledì 18 marzo 2015

Cattoaffaristi qua e là

Anche oggi non poteva mancare la quotidiana notizia di una nuova ragnatela del malaffare tessuta, da corrotti e corruttori, nei palazzi del potere.
Ormai, ogni mattina al bar possiamo chiedere cappuccino, cornetto e scandalo appena sfornato.
Non riesco nemmeno più a far finta di scandalizzarmi.
Da tempo ho la consapevolezza, infatti, che nel nostro Paese il marcio sia così diffuso da aver imputridito ogni organo vitale del sistema.
Credo non sia casuale che i Magistrati di Firenze, sollevando il coperchio di questa ennesima cloaca, abbiano battezzata la loro inchiesta semplicemente “Sistema”.
Fatalmente come è già accaduto per gli altri 100, 1000 casi, fra qualche giorno i media tralasceranno di aggiornarci sugli sviluppi di questa inchiesta che, nel giro di poche ore, non solo ha portato dietro le sbarre un boiardo di Stato del calibro di Ercole Incalza ed il suo sodale Stefano Perotti, ma ha gettate non poche ombre sullo stesso Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture del Governo Renzi.
Devo dare atto all’onorevole Di Battista del M5S di aver provocato il ministro Lupi, già nel luglio 2014, costringendolo ad intervenire in Parlamento per spendersi in difesa proprio di Ercole Incalza.
Ora, mi domando, è mai possibile che il ministro Lupi non fosse al corrente già allora dei comportamenti corruttivi e della attitudine al malaffare di quel individuo con il quale intratteneva rapporti da anni ?
Dopo essersi compromesso nel difendere, in Parlamento, un collaboratore già salvato dalla prescrizione in altri procedimenti giudiziari, oggi, di fronte alle nuove accuse di corruzione e turbativa d’asta, un rappresentante delle istituzioni, in un paese normale, dovrebbe avere l’onestà politica e morale di dimettersi.
Ma siccome l’Italia non è un paese normale il ministro Lupi non è neppure sfiorato dalla idea di dimettersi, e neppure di chiedere le dimissioni di un paio di sottosegretari e di alcuni alti funzionari del suo ministero, coinvolti insieme a Incalza nella inchiesta.
Non occorrono, però, approfonditi studi sociologici per rendersi conto che il nostro non sia un paese normale.
Nella indifferenza generale, infatti, in Parlamento siedono decine di individui condannati ed indagati, da anni nei cassetti delle Commissioni Giustizia giacciono le norme anticorruzione, il reato di falso in bilancio, fonte principale dei fondi neri utilizzati per corrompere, è stato depenalizzato, assurde prescrizioni estinguono i reati lasciando impuniti i colpevoli, gli arresti domiciliari sono ridicolizzati da grotteschi affidamenti ai servizi sociali, la Giustizia è sempre meno uguale per tutti, e potrei continuare.
Il marciume della corruzione italiana è arrivato ad interessare anche la magistratura belga che proprio ieri ha messe le manette ai polsi del presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, e di un suo manager, accusati di aver corrotti funzionari congolesi per ottenere appalti.
Come se non bastasse, mentre politici, giuristi, magistrati dedicano il loro tempo a dibattere, in convegni e tavole rotonde, di mafia, camorra, ‘ndrangheta, da un po’ di anni in Italia a compiere atti altrettanto criminosi e non meno inquietanti, ci sono le cricche cattoaffaristiche di CL (NdR: Comunione e Liberazione).
A Milano, ad esempio, la Magistratura ha il suo da fare da anni per indagare sul malaffare della cricca ciellina di Formigoni, ed oggi viene alla luce che anche i Magistrati di Firenze si sono imbattuti nei traffici illeciti di un’altra cricca ciellina, quella che farebbe capo a Maurizio Lupi.
Insomma, viviamo in un Paese di ipocriti in cui si è cattolici osservanti la domenica e malafarristi negli altri sei giorni della settimana.

martedì 10 marzo 2015

Parità euro-dollaro e competitività

Sarà, forse, per il fatto che non mi appassionano i trattati di macroeconomia, certo è che non riesco proprio a condividere la frenesia di questi giorni per raggiungere la parità dell’euro con il dollaro.
A detta di eminenti teste d’uovo dell’economia l’euro indebolito nei confronti del dollaro aumenterebbe la competitività economica dei prodotti italiani sui mercati internazionali e ne faciliterebbe lo sviluppo delle esportazioni.
Ovviamente non mi permetterei mai di mettere in dubbio il verbo di così autorevoli economisti sempre che assumano come scenario di riferimento solo l’insieme dei paesi che adottano il dollaro nelle loro transazioni commerciali.
Per i paesi, infatti, che adottano l’euro come moneta nazionale e che costituiscono un mercato di oltre 340 milioni di consumatori, l’indebolimento dell’euro e la sua parità con il dollaro non migliorerebbe affatto la competitività economica dei prodotti italiani.
In base ad un recente studio pubblicato dal Gruppo SACE, nel 2012 le imprese italiane avrebbero indirizzato oltre il 50% delle loro esportazioni verso paesi dell’area euro, quindi su questi mercati non si otterrebbe alcun miglioramento della competitività grazie alla raggiunta parità euro-dollaro.
Anzi, da uomo della strada ho il dubbio che proprio la parità euro-dollaro potrebbe peggiorare la competitività dei prodotti italiani.
Siccome tra i molti difetti ho anche quello di essere pragmatico, proverò a spiegare le mie perplessità con qualche esempio concreto.
L’Italia importa l’intero suo fabbisogno di petrolio e lo paga in dollari.
Fino a quando il valore dell’euro è stato superiore a quello del dollaro per acquistare un barile di petrolio occorrevano meno euro (NdR: anche se di questo il consumatore italiano non se ne è mai reso conto perché le aziende petrolifere si sono guardate bene dal riversare il vantaggioso fluttuare dei cambi sui prezzi di benzina e gasolio alla pompa).
Discorso analogo valeva per le nostre importazioni di gas.
Ebbene, una volta che l’euro avrà raggiunta la parità con il dollaro, per le imprese italiane e per noi consumatori aumenteranno, ad esempio, non solo i costi energetici ma anche gli acquisti in dollari di materie prime, oltre ai costi per il trasporto di persone e merci.
Il risultato, perciò, sarà un diffuso aumento del costo per unità di prodotto che, inevitabilmente, le imprese dovranno ribaltare sui prezzi di vendita vanificando, se non del tutto almeno in parte, quella maggiore competitività economica che tanto eccita le teste d’uovo dell’economia.
Come se non bastasse, ancora una volta a farne le spese sarà il consumatore italiano che con gli stessi euro che oggi ha nel suo portafoglio potrà comprare ancora meno prodotti perché più cari.
Si soffocherà così l’auspicato rilancio dei consumi interni.
Ma, anche il turista italiano che visitando, ad esempio, gli USA godeva fino ad ieri di un cambio euro-dollaro favorevole, domani perderà questo vantaggio.
Insomma, la solita manfrina dei poteri finanziari per oscurare il loro vero obiettivo: riportare il tasso di inflazione verso il 2% nell’UE, come agognato dalla BCE di Mario Draghi.

giovedì 5 marzo 2015

Parlamentari in difesa del malaffare

Bastava non aver fretta ed aspettare che le norme anticorruzione giungessero all’esame della Commissione Giustizia della Camera perché quei partiti che si ergono paladini del malaffare gettassero la maschera.
Così è stato !
Di fronte alla proposta di allungare i tempi di prescrizione, per i reati di corruzione, i berlusconiani di Forza Italia, gli alfaniani di NCD ed i casiniani (NdR: o casinisti ?) di UDC hanno fatte le barricate.
Per me, comune cittadino, è già indigesto accettare il fatto che per effetto di un istituto giuridico, la prescrizione, non sia più perseguibile e sia da considerare estinto un reato solo perché è trascorso un certo periodo di tempo dal momento in cui il reato è stato commesso.
Lo ritengo un istituto giuridico aberrante !
Così aberrante che ha costretta la Cassazione, poche settimane fa, ad annullare la condanna a 18 anni per disastro doloso, che la Corte di Appello di Torino aveva inflitta a Stephan Schmidheiny, il magnate di Eternit, giudicato responsabile della morte di 938 persone, vittime dell’amianto.
Per la Cassazione il reato era già prescritto addirittura prima che iniziasse il processo.
Così, grazie all’istituto della prescrizione i morti non avranno giustizia e decine e centinaia di persone continueranno ad ammalarsi ed a morire come conseguenza di un reato che la legge considera estinto.
Pazzesco !
A rendere ancora più perverso questo istituto giuridico è il fatto che una volta accertato un reato e avviato l’iter processuale i tempi della prescrizione continuino a decorrere.
Ora, in un sistema che prevede tre gradi di giudizio è gioco facile, per gli azzeccagarbugli della difesa, ricorrere ad ogni espediente per protrarre i tempi processuali e fare in modo che la prescrizione scatti con i suoi odiosi effetti prima di arrivare ad una sentenza definitiva.
Ovviamente, da un Parlamento occupato da decine di individui che, grazie alla prescrizione, sono scampati a condanne definitive, c’era da aspettarsela la strenua difesa dei termini che hanno permesso loro di evitare la galera.
Trovo intollerabile che, in un Paese squassato ogni giorno da episodi di corruzione, ci siano parlamentari che, senza pudore, si schierino a tutela del malaffare.
Credo altrettanto disdicevole, però, che milioni di cittadini, anche persone perbene, con il loro voto continuino ad eleggere siffatti individui.

martedì 3 marzo 2015

Raduno fascioleghista per un dejà vu

È bastato che un buzzurro come Matteo Salvini si facesse fotografare, tempo fa, sulla Piazza Rossa perché tra migliaia di italioti si diffondesse la viscerale simpatia per Putin, e la Russia apparisse come il nuovo paese di bengodi.
La crassa ignoranza, che rende Matteo Salvini un caprone e capre i suoi seguaci, spinge a magnificare un individuo come Vladimir Putin così imbevuto delle dottrine del Sovjet da essere diventato, a soli 25 anni, colonnello del KGB, i servizi segreti sovietici famosi per i metodi usati nell’abbattere gli avversari del regime.
Metodi che, per conoscenza diretta, a Putin dovrebbero essere ben familiari.
Ma Salvini non subisce solo il fascino dello zar Vladimir Putin.
Salvini, infatti, è stregato da ogni forma di totalitarismo, come  ha voluto confermare con la manifestazione leghista di Roma, invitando sul palco come ospiti d’onore nientepopodimenoche autentici fascisti, cioè i leader di CasaPound, mentre in piazza del Popolo tra labari con la croce celtica e gigantografie di Mussolini non mancavano neppure braccia tese nel saluto fascista.
Di certo Matteo Salvini avrà raggiunto l’orgasmo quando i leader di CasaPound, grati per l’ospitalità e gli onori ricevuti, lo hanno gratificato con una investitura ufficiale dichiarando: “Noi siamo mussoliniani e per noi Salvini è l’unico leader”.
Poveracci !
Devono essere davvero malridotti se in Salvini vagheggiano di intravedere l’improbabile erede di Mussolini e se, nella calata dei leghisti sulla Capitale, hanno immaginato di vedere il revival della marcia su Roma, ancorché in chiave carnevalesca.
Aldilà, però, del folclore fascioleghista di un raduno, il cui numero di partecipanti, peraltro, ha tradite le aspettative degli organizzatori, molti politologi si attendevano di cogliere, da Piazza del Popolo, segnali più o meno espliciti degli indirizzi e dei programmi di questa Lega salviniana.
Una Lega, cioè, che pretenderebbe proporsi come formazione politica in contrapposizione sia al centrosinistra che al M5S.
Ebbene, disintossicato dalla quantità industriale di insulti, indirizzati praticamente a tutti i politici, e dai vaffa a gogò sferrati a dritta ed a manca, in chiave politica l’intervento di Salvini ha espresso solo un vuoto a perdere, e sotto il profilo dell’oratoria un malriuscito scimmiottamento del turpiloquio di Beppe Grillo.
Poiché, però, in queste ultime ore i sondaggi sembrerebbero premiare l’amplesso di Salvini con i fascisti di CasaPound, non posso fare a meno di chiedermi: ma i miei concittadini fingono di ignorare in quali macerie gli anni del nazifascismo abbiano lasciato il nostro Paese, oppure tra noi ci sono milioni di italiani che anelano solo a farsi soggiogare nel terzo millennio da una nuova dittatura ?