Anche
oggi non poteva mancare la quotidiana notizia di una nuova ragnatela del malaffare tessuta, da corrotti e corruttori, nei palazzi del potere.
Ormai,
ogni mattina al bar possiamo chiedere cappuccino, cornetto e scandalo appena
sfornato.
Non
riesco nemmeno più a far finta di scandalizzarmi.
Da
tempo ho la consapevolezza, infatti, che nel nostro Paese il marcio sia così
diffuso da aver imputridito ogni organo vitale del sistema.
Credo
non sia casuale che i Magistrati di Firenze, sollevando il coperchio di questa
ennesima cloaca, abbiano battezzata la loro inchiesta semplicemente “Sistema”.
Fatalmente
come è già accaduto per gli altri 100, 1000 casi, fra qualche giorno i media tralasceranno
di aggiornarci sugli sviluppi di questa inchiesta che, nel giro di poche ore, non
solo ha portato dietro le sbarre un boiardo di Stato del calibro di Ercole
Incalza ed il suo sodale Stefano Perotti, ma ha gettate non poche ombre sullo
stesso Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture del Governo Renzi.
Devo
dare atto all’onorevole Di Battista del M5S di aver provocato il ministro Lupi,
già nel luglio 2014, costringendolo ad intervenire in Parlamento per spendersi in difesa proprio
di Ercole Incalza.
Ora,
mi domando, è mai possibile che il ministro Lupi non fosse al corrente già
allora dei comportamenti corruttivi e della attitudine al malaffare di quel individuo
con il quale intratteneva rapporti da anni ?
Dopo
essersi compromesso nel difendere, in Parlamento, un collaboratore già salvato
dalla prescrizione in altri procedimenti giudiziari, oggi, di fronte alle nuove
accuse di corruzione e turbativa d’asta, un rappresentante delle istituzioni, in
un paese normale, dovrebbe avere l’onestà politica e morale di dimettersi.
Ma
siccome l’Italia non è un paese normale il ministro Lupi non è neppure sfiorato
dalla idea di dimettersi, e neppure di chiedere le dimissioni di un paio di
sottosegretari e di alcuni alti funzionari del suo ministero, coinvolti insieme
a Incalza nella inchiesta.
Non
occorrono, però, approfonditi studi sociologici per rendersi conto che il
nostro non sia un paese normale.
Nella
indifferenza generale, infatti, in Parlamento siedono decine di individui
condannati ed indagati, da anni nei cassetti delle Commissioni Giustizia
giacciono le norme anticorruzione, il reato di falso in bilancio, fonte
principale dei fondi neri utilizzati per corrompere, è stato depenalizzato, assurde
prescrizioni estinguono i reati lasciando impuniti i colpevoli, gli arresti
domiciliari sono ridicolizzati da grotteschi affidamenti ai servizi sociali, la
Giustizia è sempre meno uguale per tutti, e potrei continuare.
Il
marciume della corruzione italiana è arrivato ad interessare anche la
magistratura belga che proprio ieri ha messe le manette ai polsi del presidente di
Federacciai, Antonio Gozzi, e di un suo manager, accusati di aver corrotti
funzionari congolesi per ottenere appalti.
Come
se non bastasse, mentre politici, giuristi, magistrati dedicano il loro tempo a
dibattere, in convegni e tavole rotonde, di mafia, camorra, ‘ndrangheta, da un
po’ di anni in Italia a compiere atti altrettanto criminosi e non meno inquietanti,
ci sono le cricche cattoaffaristiche di CL (NdR: Comunione e
Liberazione).
A
Milano, ad esempio, la Magistratura ha il suo da fare da anni per indagare sul
malaffare della cricca ciellina di Formigoni, ed oggi viene alla luce che anche
i Magistrati di Firenze si sono imbattuti nei traffici illeciti di un’altra
cricca ciellina, quella che farebbe capo a Maurizio Lupi.
Insomma,
viviamo in un Paese di ipocriti in cui si è cattolici osservanti la
domenica e malafarristi negli altri sei giorni della settimana.
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